Cronaca
A Pompei, ennesime truffe sentimentali: 46mila euro in fumo. Chi sono i due artefici del raggiro?
Truffe e adescamenti a Pompei: una coppia inarrestabile incassa 46mila euro tra sesso e furti astuti #Pompei #CronacaNera #Territorio
In una zona come Pompei, dove il fascino antico si mescola con le ombre della vita quotidiana, storie come questa non fanno che evidenziare quanto il turismo e la vulnerabilità sociale possano trasformarsi in un terreno fertile per inganni raffinati. Qui, nel cuore del nostro territorio vesuviano, una coppia ha orchestrato una serie di truffe che vanno ben oltre il semplice furto, sfruttando desideri personali per prosciugare portafogli e sogni. È una vicenda che, come cronista locale, mi porta a riflettere su come le pieghe nascoste della nostra comunità – tra annunci online e incontri segreti – rivelino una disperazione economica mascherata da astuzia criminale.
La dinamica è stata semplice ma efficace: Petrolina Guadagno, 50enne di Pomigliano d’Arco, attirava uomini con promesse di rapporti sessuali a pagamento, mentre il suo complice, Gaetano Ambrosio, 43enne di Gragnano, agiva nell’ombra per svuotare i loro beni. Mentre lei distraeva le vittime in un appartamento a Pompei, lui si occupava di sottrarre contanti, carte di credito e persino i codici PIN, spesso sostituendo le carte rubate con altre per ritardare l’allarme. È un metodo che, purtroppo, sfrutta la distrazione umana in un contesto dove la privacy degli incontri amplifica i rischi, e qui nel nostro hinterland napoletano, dove la solitudine e la fretta sono all’ordine del giorno, diventa fin troppo facile cadere in trappola.
Gli investigatori hanno ricostruito che in poco più di un anno, tra il 2024 e il 2025, la coppia ha colpito una ventina di persone in luoghi familiari come Pompei, Torre Annunziata, Scafati e Castellammare di Stabia, accumulando un bottino complessivo di oltre 46mila euro. Uno dei casi più eclatanti ha coinvolto un abitante di Stabia, che è stato derubato due volte: prima, a febbraio 2025, perdendo ben 23mila euro in contanti da una borsa, e poi, ad aprile, altri 5mila euro con lo stesso schema. Come giornalista che vive queste dinamiche, mi chiedo quanto la ripetizione di questi colpi rifletta una sottovalutazione del pericolo da parte delle vittime, o forse una fiducia mal riposta nel mondo digitale che alimenta questi incontri.
Non tutti i colpi hanno fruttato cifre esorbitanti: ci sono stati cinque clienti che hanno perso poco più di 2mila euro ciascuno, quattro altri con circa 1.500 euro sottratti, e persino un “fortunato” che se l’è cavata con soli 20 euro, prelevati da una carta prepagata usata per acquisti rapidi. Ma dietro questi numeri, c’è una realtà più inquietante: il furto non era mai casuale, ma studiato con destrezza, invitando le vittime a lasciare i loro beni in un’altra stanza, lontano dagli occhi. È un trucco che, nel nostro territorio, dove la prossimità e la conoscenze informali regnano, sottolinea come la malizia locale possa trasformarsi in un business sotterraneo, alimentato da piattaforme online che sfuggono ai controlli.
Le indagini, coordinate dal Tribunale di Torre Annunziata, hanno portato a misure cautelarie decise: Gaetano Ambrosio è finito in carcere, mentre Petrolina Guadagno è stata posta agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico. Il giudice Riccardo Sena ha riconosciuto i gravi indizi di colpevolezza, inclusi furto aggravato, uso fraudolento di carte e, per Ambrosio, anche favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. Quest’ultimo aspetto è particolarmente sconcertante: non solo l’uomo forniva l’appartamento e pubblicava annunci, ma divideva i profitti e, per giunta, è stato trovato con lampeggianti blu e palette false che simulavano un’autorità, un dettaglio che, nel nostro contesto locale, evoca un’appropriazione indebita di simboli di sicurezza pubblica, erodendo ulteriormente la fiducia nelle istituzioni.
Il colpo più pesante, dettagliato in un’ordinanza di 150 pagine, è stato quello da 28.050 euro inflitto a un 49enne di Castellammare, con il denaro prelevato direttamente dalla sua borsa da lavoro durante due incontri distinti. In entrambi i casi, l’aggravante della destrezza ha giocato un ruolo chiave, con le vittime ignare mentre i ladri operavano indisturbati. Come chi vive e respira queste strade, non posso fare a meno di vedere in tutto ciò un monito per la nostra comunità: in aree come le nostre, dove il turismo e l’economia informale si intrecciano, questi crimini non sono solo fatti di cronaca, ma sintomi di una società che deve interrogarsi sulla protezione dei più vulnerabili e sul ruolo della tecnologia nel facilitare abusi.
Alla fine, questa storia ci ricorda che dietro ogni truffa c’è un tessuto sociale sfilacciato, e spetta a noi, come cittadini e cronisti del territorio, vigilare per evitare che Pompei e le sue zone limitrofe diventino sinonimo di inganni nascosti tra le rovine.
