Seguici sui Social

Cronaca

A Nisida, il calcio come riscatto quotidiano: 17 giovani locali si reinventano come assistenti allenatori.

Pubblicato

il

#NisidaSecondaPossibilità: Dove il pallone e i pennelli cambiano il destino dei giovani napoletani

In una Napoli che troppo spesso vede i suoi ragazzi intrappolati in reti di difficoltà sociali, il carcere minorile di Nisida sta diventando un campo di battaglia per la rinascita, grazie a un progetto che trasforma il calcio e l’arte in ponti verso il futuro. Come cronista locale che ha visto crescere questa città tra contraddizioni e speranze, non posso fare a meno di riflettere su quanto iniziative come Zona Luce rappresentino un’ancora di salvezza in un territorio segnato da disoccupazione giovanile e scarsa mobilità sociale. Non è solo un programma: è una risposta concreta a chi, qui a Napoli, sa quanto sia dura offrire alternative reali ai giovani ai margini.

Immaginate un rettangolo verde all’interno di quelle mura, non come un semplice spazio di svago, ma come una vera e propria scuola di vita. Il progetto Zona Luce, promosso dal Settore Giovanile e Scolastico della Figc in collaborazione con la Fondazione Pontificia Scholas Occurrentes, sta dando ai detenuti minorenni l’opportunità di riscattarsi attraverso lo sport. In questi ultimi mesi, ben 17 giovani hanno terminato un corso intensivo per diventare aiuto allenatori, guidati da istruttori federali esperti. Non si tratta di un semplice attestato: questo riconoscimento apre le porte a tirocini presso associazioni sportive locali, offrendo una via concreta per il reinserimento professionale una volta usciti dal carcere. Da queste parti, dove il mercato del lavoro è un labirinto per chi ha un passato complicato, è una mossa che sa di realismo puro – un modo per dire ai ragazzi che il pallone può essere più di un gioco, ma un biglietto per una vita diversa.

Eppure, a Nisida, non è solo il calcio a prendere il centro del palco. Il progetto si allarga all’arte come strumento di trasformazione, con l’inaugurazione di un murale creato dai detenuti insieme a una cinquantina di studenti dell’Accademia di Belle Arti di Napoli. Questa sala, dipinta con immagini evocative di cambiamento e rinascita, non è solo un’opera d’arte: è un simbolo di collaborazione tra chi è dentro e chi è fuori, un ponte che unisce la comunità napoletana in un gesto di solidarietà. Come qualcuno che ha camminato per queste strade, vedo in questo sforzo un commento critico alla nostra società: quante volte, a Napoli, l’arte e lo sport sono stati ignorati come risorse per i giovani? Qui, invece, diventano armi contro l’emarginazione.

Sulla targa che accompagna il murale, le parole di Papa Francesco ai ragazzi della Scholas Occurrentes risuonano come un monito e un incoraggiamento: “Dipingere un murale è alleggerire la pietra. Andate avanti”. È un messaggio che, nel contesto locale, non potrebbe essere più azzeccato – una chiamata all’azione per questi giovani, e per tutti noi, a trasformare le difficoltà in opportunità. In una città che respira tra bellezze antiche e sfide quotidiane, progetti come questo ricordano che il vero cambiamento nasce dal terreno, dalle storie di chi lotta per rialzarsi. Qui a Napoli, dove ogni angolo ha una storia da raccontare, Zona Luce non è solo un’iniziativa: è un passo verso un futuro più luminoso, uno che spero diventi modello per tante altre realtà del territorio.

Fonte

Questo sito web non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità.
Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001.
Alcuni contenuti sono generati attraverso una combinazione di una tecnologia proprietaria di IA e la creatività di autori indipendenti.
Per contatti [email protected]