Cronaca
A Napoli riparte il cantiere della metro a Cavour: tra disagi quotidiani e speranze di vero rinnovamento urbano.
#NapoliSiMuove: I cantieri della metro a Piazza Cavour partono tra speranze e disagi quotidiani! #TrasportiNapoli #RiqualificazioneUrbana
Napoli, con il suo traffico caotico e le strade che raccontano storie di secoli, si prepara a un altro capitolo della sua eterna lotta per una mobilità efficiente. Mentre i cantieri della metropolitana Linea 2 avanzano, Piazza Cavour – quel crocevia vitale tra il rione Sanità, il Museo archeologico e via Foria – diventa il nuovo epicentro di una rivoluzione urbana tanto attesa quanto inevitabilmente disruptive. Da cronista locale, non posso fare a meno di riflettere su come questi interventi, finanziati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, mirino a modernizzare un’infrastruttura storica, ma finiscano per intrecciare promesse di progresso con le solite sfide della vita quotidiana napoletana.
I lavori, gestiti da Rete Ferroviaria Italiana del gruppo FS, seguono l’apertura di altri fronti a Piazza Amedeo, Mergellina e Montesanto, segnando così il quarto atto di questa saga di riqualificazione. Qui, nel cuore pulsante di Napoli, le prime mosse riguardano lo spostamento dei sottoservizi e la risoluzione delle interferenze, operazioni preliminari che non solo preparano il terreno per la costruzione vera e propria, ma anche evidenziano quanto il sottosuolo della città sia un labirinto di vecchi impianti e stratificazioni storiche. Immaginatevi: demolire lo spartitraffico in via Foria, tra via Stella e via Duomo, solo di notte per evitare di bloccare del tutto il flusso di auto e scooter che già rende quel tratto un inferno urbano. Avanzando di circa 40 metri alla volta, con due corsie garantite per senso di marcia, questa fase durerà circa due settimane – un piccolo sollievo, se tutto va liscio, per chi deve sfrecciare per le vie affollate senza ulteriori intoppi.
Ma come un vero napoletano sa, i cantieri portano sempre con sé un misto di ottimismo e scetticismo. Una volta riorganizzata la viabilità, l’area pedonale antistante la stazione – da via Porta San Gennaro a via Stella, fino al versante del Parco Totò verso il rione Sanità – verrà chiusa per i lavori, senza però toccare i chioschi storici della piazza o i percorsi pedonali verso zone non coinvolte. È una scelta sensata, che mantiene un po’ di normalità in un quartiere dove la gente vive e respira la strada, ma non illudiamoci: questi cambiamenti temporanei, come la sospensione della fermata Anm in direzione Museo e lo spostamento degli stalli taxi lungo via Foria, all’altezza dell’attraversamento pedonale di via Porta San Gennaro, finiranno per complicare la routine di pendolari e residenti. Il trasporto pubblico locale, già sotto pressione in una città come la nostra, rischia di accentuare quelle disuguaglianze urbane che Napoli conosce fin troppo bene.
L’intera operazione propedeutica è prevista in sei mesi, un lasso di tempo che, dal mio punto di vista di chi osserva queste dinamiche da anni, potrebbe dilatarsi con le solite imprevedibili variabili partenopee – dal maltempo ai ritardi burocratici. Eppure, dietro tutto questo, c’è un’ambizione più grande: rendere le stazioni non solo nodi di trasporto, ma veri hub integrati nel tessuto urbano, accessibili e vivibili. «Il miglioramento del Trasporto Rapido di Massa è uno degli obiettivi centrali di questa Amministrazione – spiegano gli assessori comunali Laura Lieto ed Edoardo Cosenza –. Con Rfi abbiamo condiviso un percorso progettuale complesso che oggi permette di aprire il quarto cantiere dedicato alla modernizzazione della Linea 2». Questa dichiarazione, carica di ottimismo istituzionale, mi porta a riflettere su quanto Napoli stia cambiando, o almeno provandoci, per ridurre le distanze in una metropoli che troppo spesso sembra un puzzle incompiuto. Come cronista del territorio, vedo in questi lavori non solo mattoni e binari, ma l’opportunità di trasformare luoghi iconici in spazi più inclusivi, capaci di alleviare il caos quotidiano e di ridare fiato a una città che merita di più.
