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Cronaca

A Napoli, l’eroismo nelle strade: ispettore di Poggioreale aggredito brutalmente mentre difende un’anziana, con un bimbo testimone.

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A Napoli, l’eroismo nelle strade: ispettore di Poggioreale aggredito brutalmente mentre difende un’anziana, con un bimbo testimone.

Un eroe di Poggioreale messo ko per aver difeso una nonna: Napoli, dove il coraggio costa caro #NapoliBrava #PoliziaPenitenziaria #CittàInDifesa

Napoli non smette di stupirci con storie che mescolano eroismo e brutalità, specie nelle sue strade affollate dove il quotidiano può trasformarsi in un campo di battaglia. Stavolta, un ispettore della Polizia Penitenziaria, assegnato al carcere di Poggioreale, si è trovato al centro di un episodio che fa riflettere sui rischi che corrono i nostri tutori dell’ordine, anche quando sono lontani dal lavoro. Uscito dall’uniforme, ha reagito d’istinto per proteggere una donna anziana da un furto, finendo lui stesso in ospedale dopo un pestaggio feroce. È un racconto che, da chi vive qui ogni giorno, sa di troppe realtà: la nostra città pulsa di vitalità, ma anche di ombre che mettono alla prova chi si impegna per il bene comune.

I fatti sono accaduti in pieno giorno, in mezzo alla folla caotica che caratterizza Napoli. L’ispettore, libero dal servizio, ha notato due individui di origine straniera che, con mosse rapide, stavano derubando una signora anziana del suo portafogli e del cellulare, pescandolo dal suo zaino senza che lei se ne accorgesse. Senza esitare, si è fatto avanti, identificandosi come agente, e ha provato a fermarli sul nascere. I ladri non ci hanno pensato due volte e sono scappati, ma lui non si è arreso: li ha inseguiti tra la gente, riuscendo a recuperare il telefono che gli aggressori avevano perso durante la fuga. Un gesto di coraggio puro, che però ha innescato una spirale di violenza inaspettata.

Ecco dove la storia diventa ancora più sconcertante, e dove un napoletano come me non può fare a meno di commentare con un po’ di amarezza. Mentre l’ispettore teneva in mano il telefono recuperato, si è presentato un terzo uomo, con un bambino in braccio, che ha preteso arrogante di riprendersi l’oggetto. Al rifiuto dell’agente, che voleva seguire le regole e consegnarlo alle autorità, l’uomo ha perso il controllo, minacciandolo e aggredendolo con pugni e calci, incurante della presenza del piccolo. Non è finita lì: anche la moglie dell’aggressore si è unita alla mischia, rendendo il pestaggio ancora più selvaggio. Solo l’arrivo tempestivo di una pattuglia della Polizia di Stato ha evitato che la situazione degenerasse del tutto, permettendo di arrestare i responsabili. L’ispettore è stato portato in ospedale, dove gli hanno diagnosticato vari traumi e una brutta lesione alla spalla – un prezzo alto per chi ha solo cercato di fare la cosa giusta in una città che, diciamocelo, a volte sembra dimenticare chi la difende.

Come cronista locale, non posso ignorare quanto questo episodio rifletta le dinamiche del nostro territorio: Napoli è una metropoli vibrante, ma la criminalità spiccia e l’impunità percepita erodono la fiducia nei confronti delle istituzioni. È frustrante vedere come un atto di solidarietà possa trasformarsi in aggressione, specialmente quando coinvolge innocenti come quel bambino. E qui entra in gioco la reazione del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (Sappe), che ha espresso piena solidarietà all’ispettore. Marianna Argenio, vice segretario regionale, ha ricostruito i dettagli con indignazione, sottolineando i pericoli quotidiani. Ma è il segretario generale Donato Capece a dare voce a un sentimento che riecheggia forte tra noi napoletani: «Il lavoro della Polizia Penitenziaria è ancora una volta motivo d’orgoglio per tutta la città. Gli uomini e le donne del comando di Poggioreale riescono a coniugare l’aspetto personale con i doveri dell’uniforme. Questo episodio dimostra la loro grandissima professionalità e competenza, anche fuori dal servizio, a tutela di una cittadina indifesa».

Queste parole non sono solo un tributo, ma un richiamo a una realtà che conosco bene: i nostri agenti, soprattutto quelli di Poggioreale, sono spesso i primi a fronteggiare il caos, dentro e fuori le carceri. Il Sappe ne approfitta per ribadire la necessità di maggiori protezioni per chi indossa la divisa, un appello che, da cittadino coinvolto, trovo più che legittimo. In una Napoli che lotta contro disagi sociali e marginalità, episodi come questo non fanno che accentuare il bisogno di coesione e sostegno. Alla fine, resta l’amaro in bocca per un eroe locale che ha pagato caro il suo senso civico, ma anche la speranza che storie del genere spingano tutti noi a reagire, per rendere la nostra città un posto più sicuro e grato.

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