Cronaca
A Napoli, l’avvocato Giuseppe Milazzo lancia “Gli infami del passato”: un ritratto crudo e riflessivo sulla storia locale.
#NapoliEstSiRibella: Al cuore della periferia, un libro sfida il mito del carcere come cura universale
In una Napoli orientale segnata da decenni di marginalità, dove il degrado culturale e il disorientamento sociale non sono solo statistiche ma volti noti delle strade, l’associazione Figli in famiglia ospita domani un evento che promette di scuotere coscienze. Si tratta della presentazione di ‘Gli infami del passato’, un’opera che indaga i legami tra povertà e meccanismi di controllo sociale, criticando con forza l’idea che il carcere sia l’unica risposta ai problemi della comunità.
Immaginatevi Via Ferrante Imparato 114, a San Giovanni a Teduccio: un angolo di periferia napoletana dove le famiglie lottano ogni giorno contro l’emarginazione, e dove iniziative come questa dell’associazione – presieduta da Carmela Manco – emergono come rare oasi di riflessione. Venerdì 14 novembre, a partire dalle 17:30, Giuseppe Milazzo, avvocato locale e coautore del libro, insieme a Domenico Bilotti, docente di diritto ecclesiastico, darà vita a un dibattito che va oltre la semplice chiacchierata. Non è solo una presentazione: è un invito a interrogarsi su come la società spesso trasformi la povertà in un pretesto per il controllo, perpetuando un ciclo di esclusione.
Al tavolo dei relatori, nomi che respirano l’aria di Napoli e delle sue università: Margherita Di Giglio, magistrato di sorveglianza al tribunale per i minorenni, che porta l’esperienza diretta delle storie di chi finisce intrappolato nel sistema; Vincenzo Rapone, docente di filosofia del diritto alla Federico II, pronto a smontare teorie con il rigore accademico; e Alessandro Gargiulo, avvocato e vicepresidente nazionale di Movimento Forense, che infonderà un tocco pratico alle discussioni. A moderare, il giornalista Giuseppe Manzo, che – come tanti di noi che viviamo qui – sa quanto questi temi tocchino il quotidiano.
È difficile non riflettere, da cronista di queste vie, su come “il carcere è contemplato come panacea di tutti i mali”, una frase che risuona come un’accusa al pensiero superficiale che domina il dibattito pubblico. In zone come l’est di Napoli, dove il disorientamento sociale non è un’astrazione ma la norma, questo libro mira a frantumare quella mentalità “karmica” – come la definiscono gli autori – che scarica colpe su chi è già ai margini. È un richiamo alla ribellione consapevole, un’opportunità per discutere di coscienza e marginalità senza filtri, in un territorio che troppo spesso viene ignorato o stereotipato.
Il bello sta nel fatto che non si tratta di un evento elitario: il ricavato dalla vendita di ‘Gli infami del passato’ andrà direttamente a Figli in famiglia, per rafforzare la loro battaglia contro il degrado culturale e il disorientamento che affliggono questa parte della città. Come giornalista che cammina queste strade, vedo in questo un segnale di speranza, un modo per trasformare parole in azioni concrete, aiutando chi, qui, combatte per un futuro diverso.
Quindi, se siete di Napoli o della zona, vi invito a unirvi a noi: un dibattito senza formalismi, dove le contraddizioni sono benvenute, perché solo così possiamo iniziare a cambiare le cose. Che la chiacchierata domani non sia solo un momento, ma l’inizio di una riflessione più ampia per la nostra comunità.
