Cronaca
A Napoli, l’alcol alimenta ancora la violenza: uomo aggredisce ex e finisce in manette per le strade del centro.
#Napoli, nel quartiere Stella l’ennesimo incubo di violenza domestica a un passo dalla Giornata contro le donne #StopViolenza #VitaRealeNapoli
Nel cuore di Napoli, proprio nel quartiere Stella – quel dedalo di vicoli e palazzi che conosco fin troppo bene, dove la vita quotidiana si mescola con storie di resilienza e purtroppo di abusi – si è sfiorata un’altra tragedia, a poche ore dall’inizio della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. È il tipo di evento che qui, tra le mura della nostra città, ci fa riflettere su quanto poco sia cambiato, nonostante le promesse e le campagne: la violenza non è solo un fatto isolato, ma un’ombra che persiste nelle nostre strade.
Immaginate una coppia che, come tante altre nel tessuto multiculturale di Napoli, ha cercato di costruire qualcosa: lui, 32 anni, lei 33, entrambi stranieri ma radicati in Italia da tempo. La loro storia d’amore, durata appena pochi mesi, si è trasformata in un ciclo tossico di alcol e aggressioni, un pattern che, da cronista locale, vedo ripetersi fin troppo spesso tra le pieghe della nostra società. Ogni episodio di ubriachezza diventava una scintilla per le percosse, un’esplosione di possesso e rabbia che non fa distinzioni di nazionalità o quartiere.
Quando la donna ha finalmente deciso di troncare quella relazione avvelenata, l’uomo non ha accettato la fine: accecato da gelosia e alcol, ha iniziato a pedinarla, a minacciarla, trasformando le sue serate in un vero inferno. È una dinamica familiare per chi, come me, vive e racconta Napoli – quella sensazione di essere intrappolati in una “routine” di terrore che, se non interrotta, può esplodere in qualcosa di irreparabile. Fortunatamente, lei ha trovato il coraggio di recarsi alla caserma dei carabinieri, un gesto che, nel nostro territorio, è spesso l’ultimo baluardo contro il buio.
Lì, nella “stanza tutta per sé”, uno spazio sobrio e accogliente progettato per le vittime, ha potuto sfogare mesi di paura e aggressioni. I carabinieri, che operano in un quartiere come Stella dove ogni intervento conta doppio, hanno ascoltato con attenzione e attivato immediatamente il “codice rosso”, quella procedura rapida e essenziale per i casi di violenza domestica e stalking. È un meccanismo che, da queste parti, dovremmo celebrare come un passo avanti, ma che mi porta a chiedermi: perché deve arrivare al punto di rottura prima che scatti?
Poche ore dopo, l’incubo si è ripresentato: l’uomo, di nuovo ubriaco, è tornato sotto casa sua, l’ha aggredita con violenza. Le urla hanno attirato un vicino – un eroe anonimo, come ce ne sono tanti nei nostri condomini napoletani – che è intervenuto, dando alla donna la chance di fuggire verso la caserma. Quei pochi istanti di aiuto hanno fatto la differenza, mentre i carabinieri si sono mossi con rapidità: una pattuglia e una gazzella sono arrivate sul posto, bloccando l’uomo poco distante, in evidente stato di ebbrezza.
Ora, lui è in carcere, accusato di atti persecutori e lesioni, e lei, pur con ferite visibili e guaribili, porta addosso una cicatrice invisibile che, qui a Napoli, sappiamo bene quanto sia difficile da curare. È un sollievo che non sia finita peggio, ma come giornalista del territorio, non posso ignorare il contesto più ampio: in quartieri come Stella, dove la vita è un mix di solidarietà e vulnerabilità, questi episodi mettono in luce quanto le reti di supporto – dalle istituzioni alle comunità locali – debbano essere rafforzate. La violenza non è solo un crimine individuale; è un fallimento collettivo, un richiamo a fare di più per proteggere chi vive tra noi, prima che le “poche ore” dalla Giornata diventino un’amara ironia.
