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Cronaca

A Napoli, la Camorra prevale: Tribunale respinge revoca, Lady Sibillo resta libera. (72 caratteri)

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A Napoli, la Camorra prevale: Tribunale respinge revoca, Lady Sibillo resta libera. (72 caratteri)

#Napoli, il tribunale respinge la revoca per Anna Ingenito: un’altra mossa nel labirinto delle paranze? #Antimafia #ClanSibillo #GiustiziaLocale

Nel cuore pulsante di Napoli, dove le faide tra clan continuano a intrecciarsi con la vita quotidiana, il Tribunale di Napoli ha appena scritto un nuovo capitolo nella cronaca delle lotte sotterranee per il controllo del territorio. I giudici della Prima Sezione Penale hanno respinto la richiesta della Procura di revocare la sospensione condizionale della pena a Anna Ingenito, nata nel 1971, basandosi su due condanne definitive legate a fatti del 2017, una delle quali aggravata dal metodo mafioso. Come cronista che vive questi vicoli da anni, non posso fare a meno di riflettere su come questa decisione rifletta le contraddizioni del nostro sistema giudiziario, che a volte sembra danzare intorno al vuoto di potere lasciato dai boss più potenti.

Accogliendo le argomentazioni dell’avvocato Rolando Iorio, il collegio ha escluso uno dei due titoli esecutivi dal calcolo necessario per la revoca, permettendo così a Ingenito, nota nel mondo del clan come “Lady Sibillo”, di rimanere libera. È un verdetto che, da un lato, sottolinea la rigidità delle procedure legali, ma dall’altro, accende interrogativi su quanto queste figure femminili riescano ancora a navigare tra le maglie della giustizia, perpetuando dinamiche di influenza che tanti di noi, qui a Napoli, subiamo ogni giorno. Nel nostro quartiere, dove ogni angolo ha una storia di sangue o di alleanze, questa scelta dei giudici appare come un segnale ambiguo: protegge o sottovaluta?

Parlando delle donne del clan, le inchieste antimafia hanno rivelato un periodo breve ma intenso di leadership al femminile nell’orbita Sibillo, emerso dopo gli arresti dei principali esponenti e il conseguente vuoto di potere nei Decumani. Figure come Maria Sabatelli “Miriana”, Assunta Manzo, Carmela Bruna Matteo e Annunziata (Nunzia) Ingenito si sono trovate al centro delle decisioni operative e della gestione finanziaria. In una conversazione intercettata l’8 maggio 2019, le quattro discutevano apertamente della crisi economica del gruppo, del pressione esercitata dai Mazzarella sul racket e delle conseguenze degli arresti, dipingendo un quadro vivido della routine quotidiana di una “paranza”, quel meccanismo di controllo territoriale che, come ben so da chi vive qui, non è solo affari criminali ma anche una rete di relazioni che avvelena la comunità.

Questa vicenda si inserisce nella storica frattura con i Mazzarella, un conflitto radicato nelle dispute per il dominio di zone chiave come Forcella, la Maddalena, via dei Tribunali e l’asse dei Decumani. La Direzione Distrettuale Antimafia colloca questi scontri in una tradizione di violenze, tra stese, agguati e veri e propri “campagne acquisti” di affiliati per rafforzare il controllo sulle estorsioni. Arresti e ordinanze in diverse fasi hanno colpito la cosiddetta “nuova cupola” Sibillo, con Sabatelli tra i leader principali, e hanno evidenziato come le donne del clan gestissero non solo i fondi, ma anche il consenso e la logistica durante periodi di latitanza o riorganizzazione. Da locale, mi chiedo spesso se queste operazioni, pur necessarie, bastino a spezzare un ciclo che si ripete, lasciando i nostri vicoli preda di alleanze sempre più fluide e pericolose.

Guardando indietro, non possiamo ignorare il precedente della parabola di Emanuele Sibillo, ucciso nel 2015 in piena guerra per le piazze del centro storico. La sua morte ha segnato la fine del suo carisma, noto come “ES17”, e ha accelerato un frammentazione delle strutture criminali, spingendo verso un maggiore coinvolgimento di quadri femminili per mantenere relazioni, estorsioni e canali di spaccio. Questa cronologia di operazioni e contrasti con il fronte Buonerba-Mazzarella rimane lo sfondo essenziale per comprendere sia la recente decisione su Anna Ingenito sia le divisioni interne ai clan. Come chi racconta queste storie dalla strada, vedo in tutto ciò un monito: Napoli sta lottando per uscire da questo labirinto, ma ogni verdetto, ogni intercettazione, ci rammenta che la vera vittoria è ancora lontana, se non affrontiamo le radici sociali di queste faide.

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