Cronaca
A Napoli, ennesimo dramma giovanile: gip ordina custodia in IPM per l’assassino di Marco Pio Salomone
#TragediaNellArenaccia: Un Baby Killer di 15 Anni in Custodia per l’Omicidio di un Giovane, Ma i Dubbi Restano
Nel cuore pulsante e spesso turbolento del quartiere Arenaccia, un altro dramma ha squarciato la routine delle strade napoletane, lasciando un’eco di rabbia e incredulità tra i residenti. Questa volta, è toccato a Marco Pio Salomone, un 19enne la cui vita è stata spezzata da un colpo di pistola sparato da un ragazzo di appena 15 anni, in una notte che ha trasformato via Generale Francesco Pinto in un teatro di violenza improvvisa.
Come cronista che vive e respira queste dinamiche locali ogni giorno, non posso fare a meno di riflettere su quanto questo episodio sia sintomatico dei problemi che affliggono Napoli: una miscela esplosiva di fragilità giovanile, accessibilità alle armi e contesti sociali dove le tensioni possono degenerare in un attimo. Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale per i minorenni ha optato per la custodia cautelare in un istituto penale minorile per il giovane accusato, un provvedimento che, pur necessario, solleva interrogativi sul futuro di un minorenne catapultato in un mondo adulto di colpe e punizioni.
Le indagini ricostruiscono una scena cruda e repentina: il 15enne avrebbe fatto fuoco alla fronte di Salomone mentre questi era in auto con amici, un gesto che appare come un’esecuzione maturata in pochi istanti. Eppure, come accade troppo spesso in questi casi, le ombre sono molte. Il gip non ha convalidato il fermo della polizia, giudicandolo non necessario per via dell’assenza di pericolo di fuga – il ragazzo si era infatti presentato spontaneamente in Questura, accompagnato dalla sua avvocata e dalla madre, poche ore dopo che il suo nome era emerso nelle indagini. È un dettaglio che fa riflettere: un minorenne che si consegna da solo, quasi come se fosse consapevole del baratro in cui è precipitato, eppure il sistema decide comunque di chiuderlo in un’istituzione.
Da chi scrive, con anni di esperienza tra queste vie, questo fatto non fa che amplificare il dibattito sulle misure per i giovani autori di reati. Sì, gravi indizi hanno spinto il giudice a emettere l’ordinanza di custodia, ma come comunità locale, ci chiediamo se non sia il momento di puntare di più su interventi preventivi, anziché solo reattivi. Le squadre della Mobile e della Procura minorile stanno ancora lavorando per svelare il movente, la dinamica esatta e eventuali altri complici, in quella che è definita un’ennesima tragedia tra giovanissimi.
E qui viene il nodo più spinoso: l’arma del delitto è ancora scomparsa, un vuoto che lascia spazio a speculazioni e paure. Arenaccia, con le sue storie di quartiere emarginato e le sue battaglie quotidiane, merita di più di questi misteri irrisolti. Come napoletano doc, vedo in episodi del genere non solo un fallimento delle istituzioni, ma anche un campanello d’allarme per la società intera: quanti altri ragazzi dovranno incrociare destini tragici prima che si intervenga seriamente sui fattori sociali, come la mancanza di opportunità o l’influenza di ambienti deviati?
Mentre le indagini proseguono, la speranza è che questa storia non si chiuda in un’aula di tribunale, ma spinga a un vero cambiamento per le nostre strade. Per Napoli, e per i suoi giovani, è tempo di risposte concrete.
