Cronaca
A Napoli, ennesimo caso di negligenza: paziente ferita lasciata sola al Policlinico.
#PoliclinicoNapoliInCrisi: Quando l’assistenza in ospedale diventa un’avventura solitaria
Nel cuore di Napoli, al Policlinico – quel colosso sanitario che dovrebbe essere un baluardo per i più vulnerabili – una storia di degenza che rasenta il surreale sta scuotendo le coscienze locali. Come giornalista che bazzica questi corridoi da anni, conosco bene le sfide quotidiane di un ospedale sovraccarico, ma episodi come questo non fanno che amplificare le criticità di un sistema già sotto pressione. Qui, una paziente ha dovuto affrontare un calvario di esami invasivi e spostamenti in solitaria, esponendo le falle di un’assistenza che, a parole, promette sicurezza ma, nei fatti, lascia troppo spazio all’improvvisazione.
Immaginatevi una donna, ricoverata da oltre una settimana per una serie di controlli che richiedono sedazione e attenzione speciale. Invece di essere trattata come un “soggetto fragile”, come recitano i protocolli, si è ritrovata a percorrere da sola il tratto tra il Padiglione 10 e il Padiglione 18. È una distanza non da poco in un complesso come questo, dove i padiglioni sono sparsi come pezzi di un puzzle urbano, e per chi è reduce da procedure mediche, può trasformarsi in un rischio inutile. Come napoletano doc, so che il Policlinico è un labirinto che rispecchia le complessità della nostra città: affollato, storico, ma spesso logorato dalla routine. E questa storia non fa che confermare quanto le risorse scarseggino, lasciando i pazienti a cavarsela da soli.
Le cose sono precipitate durante un esame, quando un’iniezione di liquido di contrasto ha sbagliato mira, causando “evidente tumefazione e gonfiore al braccio”. Nonostante il dolore e il disagio evidenti, la paziente è stata rimandata in reparto senza un briciolo di accompagnamento. Interrogato sul perché di tanta indifferenza, il personale ha liquidato la questione come routine, suggerendo che i pazienti possano richiedere una navetta attraverso la guardia di turno – un’opzione che, però, offre “scarsissimi risultati”. Da queste parti, non è una novità: ho visto troppe volte come i servizi di supporto, teoricamente disponibili, vengano ostacolati da carenze di personale o ritardi cronici, specchio di un sistema sanitario locale che arranca sotto il peso di tagli e emergenze.
I familiari, esasperati, hanno alzato la voce, affidando la loro denuncia al deputato Francesco Emilio Borrelli di Alleanza Verdi Sinistra. Nelle loro parole, c’è tutta la frustrazione di chi vive il territorio: “Ci chiediamo come sia possibile che si sia dovuta recare a piedi e senza nessun tipo di assistenza dal padiglione 10 al 18,” e aggiungono, con un appello che risuona come un grido di giustizia, “Agli ammalati va garantita l’assistenza sanitaria, vanno tutelate le loro fragilità e la dignità”. Borrelli, che conosco per la sua attenzione alle questioni napoletane, ha raccolto l’appello con la schiettezza tipica di chi combatte sul campo: “I ricoverati in ospedale sono soggetti fragili e la loro sicurezza deve essere in tutti i casi la priorità”. E non ha torto, perché in una città come Napoli, dove le storie di resilience si intrecciano con quelle di abbandono, un paziente lasciato a “vagare da solo da un padiglione all’altro” rischia non solo infortuni, ma anche un peggioramento dello “stato emotivo e psicologico”.
Quest’episodio, che include il fallimento nel “garantire la sicurezza di chi è affidato alle cure di un Ospedale”, non è isolato, ma è la spia di un problema più ampio. Come cronista locale, vedo ogni giorno come le grandi strutture come il Policlinico, nate per curare, finiscano per esporre i punti deboli della nostra sanità: sovraffollamento, burocrazia e una carenza di protocolli che tengano conto delle realtà territoriali. È tempo di puntare i riflettori su riforme che non siano solo parole, ma azioni concrete per proteggere chi entra in questi edifici con fiducia, sperando di uscirne guarito.
Questa denuncia, riecheggiando tra le vie di Napoli, potrebbe essere il primo passo verso un’assistenza più umana e efficiente, ricordandoci che la salute non è un lusso, ma un diritto fondamentale in una comunità che merita di meglio.
