Cronaca
A Muggia, comunità sotto shock: madre arrestata per la tragica morte del figlio di 9 anni.
Tragedia a Muggia: quando il dolore familiare spezza una comunità unita #Muggia #TragediaInfantile #RiflessioniLocali
Muggia, quel piccolo angolo di Friuli Venezia Giulia dove la vita scorre con il ritmo calmo del mare vicino, è stata investita da un evento che ci lascia tutti attoniti e interroga le pieghe più oscure della nostra quotidianità. Come cronista che vive e respira queste strade da anni, non posso limitarmi a elencare i fatti: devo condividere il peso di una storia che colpisce al cuore una comunità abituata a vedersi come un’estensione di famiglia, ma che ora si ritrova a fare i conti con fragilità sociali troppo spesso sottovalutate.
La mattina di oggi ha portato all’arresto di una donna di 54 anni, originaria dell’Ucraina e da tempo insediata nel nostro comune, con l’accusa di aver tolto la vita al proprio figlio di soli nove anni. Le indagini, condotte con meticolosità dalla Squadra Mobile e dalla Polizia scientifica, non lasciano spazio a dubbi sulla responsabilità, come confermato dalle fonti della Questura. È una dinamica che, purtroppo, emerge con chiarezza dalle prove raccolte, ma che ci spinge a riflettere su quanto le tensioni domestiche possano esplodere in modo imprevedibile, specialmente in un territorio come il nostro, dove le famiglie immigrate contribuiscono alla vitalità locale, eppure spesso navigano in acque instabili senza il sostegno adeguato.
Tutto è iniziato ieri sera, intorno alle 22, quando il padre del bambino – un uomo di 57 anni – ha dato l’allarme, impossibilitato a contattare la ex compagna e il figlio, che avrebbe dovuto riavere entro le 21. Quando le pattuglie del commissariato di Muggia, supportate dai Vigili del Fuoco, hanno forzato l’ingresso dell’appartamento in piazza Marconi, si sono trovati di fronte a un quadro devastante: il corpicino del piccolo, privo di vita, segnato da ferite profonde al collo inferte con un’arma da taglio. La madre era lì, in uno stato di choc, con ferite agli arti che sembrano autoinflitte, forse nel vano tentativo di porre fine anche alla propria esistenza. Come qualcuno che conosce bene queste vie, mi chiedo quante volte abbiamo incrociato famiglie come questa senza cogliere i segnali d’allarme, in una città che si vanta di essere accogliente ma che, a volte, lascia buchi nel suo sistema di protezione.
La donna è stata subito affidata alle cure mediche e trasportata all’ospedale di Cattinara per le prime medicazioni, prima di essere trasferita nel carcere di via Coroneo, dove ora attende le decisioni dell’autorità giudiziaria. L’inchiesta, guidata dalla Procura della Repubblica di Trieste, si sta concentrando sulle motivazioni che hanno spinto a un gesto così estremo, ma per noi del posto è inevitabile collegare questo dramma alla situazione di vulnerabilità che la famiglia viveva da tempo, come ammesso dai Servizi sociali del Comune di Muggia. Ecco, questo è un punto che non possiamo ignorare: la nostra amministrazione locale è al corrente di queste fragilità, e come giornalista radicato qui, non esito a sottolineare come tali segnalazioni debbano tradursi in interventi più incisivi. Non si tratta solo di monitorare, ma di prevenire, in una comunità dove ogni vita è intrecciata alle altre.
In risposta a questa perdita straziante, il sindaco Paolo Polidori ha proclamato il lutto cittadino, un atto che simboleggia l’unione di Muggia di fronte al dolore. Alle 12 di oggi, l’intera cittadina si è fermata per un minuto di silenzio in onore del bambino, un momento di raccoglimento condiviso anche dal Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, riunito a Trieste. È un gesto che, da un lato, ci unisce nel lutto, ma dall’altro ci obbliga a un esame di coscienza collettivo: come possiamo, noi che viviamo qui, rafforzare le reti di supporto per evitare che tragedie simili rimangano come macchie indelebili sulla nostra storia?
In fondo, Muggia non è solo un luogo di cartoline con il suo porto e le sue tradizioni; è una comunità reale, con le sue crepe e le sue forze. Eventi come questo ci ricordano che il benessere sociale non è una conquista statica, ma un impegno quotidiano, e che il nostro spirito critico deve spingere a dialoghi aperti su salute mentale e assistenza familiare. La ferita è aperta, e spetta a noi, ora, lavorare per la guarigione.
