Cronaca
A Milano, scandalo all’obitorio: sei dipendenti comunali indagati per furto d’oro ai defunti, un’altra falla nel sistema locale.
Scandalo nei cimiteri milanesi: Furti ai defunti da parte di dipendenti comunali, un colpo basso alla nostra comunità! #Milano #CorruzioneNeiServizi #RispettoPerIMorti
Ah, Milano, la città che non dorme mai, sempre in fibrillazione tra innovazioni e vecchi vizi. Ma stavolta, l’inchiesta della polizia locale ha riportato alla luce una storia che fa accapponare la pelle: un gruppo di ex e attuali dipendenti comunali, operanti nell’Area servizi funebri e cimiteriali, è finito nel mirino per aver derubato oggetti dai corpi dei defunti, trasformando il dolore dei familiari in un’opportunità per facili guadagni. È una di quelle vicende che, da milanese doc, mi fa riflettere su quanto siamo caduti in basso, in un settore dove l’etica dovrebbe essere sacra come le lapidi del Cimitero Monumentale.
Le forze dell’ordine, guidate dal comandante e dai magistrati in prima linea, stanno setacciando almeno sei casi conclamati di furto e ricettazione, dove monili come anelli, orecchini e collane sono spariti dai cadaveri o dalle abitazioni. Immaginate lo shock: parenti che, nel bel mezzo del lutto, si accorgono che preziosi ereditati o semplicemente cari al defunto non ci sono più. E non è tutto; in uno degli episodi più sconcertanti, è stata trafugata addirittura una protesi dentaria d’oro da una vittima di incidente. Come cronista locale, mi domando: possibile che in una metropoli come la nostra, con tutti i controlli moderni, si arrivi a questo livello di cinismo? Sembra un copione da film noir, ma è la cruda realtà delle nostre strade.
Le perquisizioni all’alba del 16 settembre nelle province di Milano e Lodi hanno portato alla luce scontrini e ricevute da negozi di compro oro, sparsi per il capoluogo e i dintorni. Questi documenti sono ora sotto esame, ma ecco il twist: provare che quegli oggetti rubati provengano esattamente dai defunti è una sfida tosta. Gli scontrini elencano solo peso e valore dell’oro, niente di più, il che rende l’indagine un rompicapo legale. Eppure, gli investigatori non si fermano qui; stanno passando al setaccio computer e cellulari per smantellare quella che pare essere una rete ben oliata. Da qui, un commento amaro: in una città che si vanta di efficienza, come è potuto sfuggire un “sistema” del genere, attivo da almeno due anni? Probabilmente perché, nei momenti più delicati dei servizi funebri, i controlli brillano per la loro assenza, lasciando campo libero a chi approfitta dei più vulnerabili – anziani soli, senza famiglia o in situazioni precarie – dove un furto in più passa inosservato.
Questa faccenda non è solo un caso isolato; è un campanello d’allarme per tutta Milano. Noi che viviamo qui sappiamo bene quanto i servizi pubblici siano sotto pressione, tra tagli e burocrazia, ma sfruttare la morte per un guadagno personale? È un affronto alla dignità che dovrebbe permeare ogni angolo della nostra comunità. Gli inquirenti stanno lavorando per portare alla luce ogni possibile episodio, mentre il Comune medita su sanzioni disciplinarie. In una città che ha visto di tutto, da scandali edilizi a traffici loschi, questo episodio ci ricorda che il rispetto per i defunti non è negoziabile. Speriamo che questa inchiesta serva da lezione, ripristinando un po’ di decenza in un settore che merita molto di più.
