Cronaca
A Marcianise, il messaggio di Federica sul banco di scuola: “Mi dispiace”, un segnale che interroga la nostra comunità. (78 caratteri)
Tragedia a Marcianise: quando il dolore di una giovane anima spezza il cuore della comunità #Marcianise #ScuolaInLutto #PrevenzioneSuicidi
A Marcianise, un velo di angoscia si è steso su strade e famiglie che da generazioni condividono le gioie e le fatiche di questa piccola comunità campana, dove le tragedie personali diventano subito patrimonio collettivo. Qui, dove le scuole sono non solo luoghi di apprendimento ma anche di crescita condivisa, la morte di una ragazzina di appena 12 anni ha rivelato un dramma che ci interroga tutti, come se un’ombra scura fosse calata sui nostri vicoli e cortili.
Federica De Biase, una studentessa della scuola media “Calcara” in via Novelli, ha perso la vita in circostanze strazianti, precipitando dal secondo piano dell’edificio. È accaduto all’alba di una giornata scolastica qualunque, poco dopo l’inizio delle lezioni, trasformando un momento routine in un incubo che resterà impresso nelle menti di chi frequenta questi corridoi. Secondo le prime indagini della Polizia locale, accorsa sul posto per i rilievi, la giovane avrebbe chiesto il permesso all’insegnante per recarsi in bagno, ma invece di dirigersi lì, è finita alle scale di emergenza, da dove si è lanciata. Un gesto che, con il passare delle ore, sembra assumere i contorni di una scelta volontaria, aggravata dalla scoperta di un biglietto sul suo banco: poche parole che gelano il sangue, “Mi dispiace”.
Come cronista del territorio, non posso limitarmi a elencare i fatti – perché qui a Marcianise, dove tutti si conoscono e le storie si intrecciano come le vie del centro, questo evento non è solo una notizia, ma un campanello d’allarme per una comunità che troppo spesso deve fare i conti con le fragilità nascoste. Gli agenti stanno lavorando per ricostruire ogni dettaglio, escludendo al momento la presenza di altre persone, ma ciò che emerge è un quadro di solitudine che ci spinge a riflettere: nelle nostre scuole, tra i banchi affollati e le aule vissute, quante storie di disagio passano inosservate? I docenti e i compagni, ora interrogati dagli inquirenti, parlano di shock e incredulità, e non è difficile immaginare perché. Qui, dove le famiglie contadine e operaie lottano con ritmi serrati, il benessere emotivo dei più giovani spesso cede il passo alle urgenze quotidiane, lasciando spazi vuoti che solo un ascolto più attento potrebbe colmare.
Questa tragedia non è isolata; nel tessuto sociale di Marcianise, dove la vita scorre tra mercati vivaci e periferie silenziose, eventi come questo ci ricordano quanto sia fragile l’equilibrio delle nostre giovani generazioni. Le indagini proseguono, con l’obiettivo di svelare le motivazioni dietro a un atto così estremo, ma già oggi, come abitanti di questo territorio, ci troviamo a interrogare le nostre responsabilità collettive: le scuole sono sicure? I segnali di distress vengono colti in tempo? L’intera comunità è sotto shock, e non è esagerato dire che questo lutto collettivo potrebbe spingere a un dibattito più ampio sulle risorse per la salute mentale, un tema che qui, tra le pieghe della nostra quotidianità, merita più spazio di quanto non ne abbia.
In fondo, Marcianise non è solo un punto su una mappa: è un luogo di storie reali, dove ogni perdita è un richiamo a fare di meglio. Che questa giovane vita spezzata serva da monito per tutti noi, perché il dolore di Federica non rimanga solo un’eco nei corridoi della “Calcara”, ma diventi un passo verso un domani più attento e solidale.
