Cronaca
A Imola sgominata banda di truffatori agli anziani: tre napoletani in manette, ennesimo colpo al racket locale.
#TruffeSenzaCuore a Imola: Quando la Paura Diventa l’Arma dei Predatori Locali
In una città come Imola, dove le radici della comunità sono profonde e i legami familiari tengono insieme il tessuto sociale, episodi come questi ci ricordano quanto sia fragile la fiducia tra vicini. Qui, nel cuore dell’Emilia-Romagna, dove gli anziani sono pilastri della vita quotidiana, un gruppo di truffatori ha provato a sfruttare proprio quelle paure che ci rendono umani, fortunatamente venendo fermati in tempo. #ImolaSicura #AnzianiProtetti #TruffeAgliAnziani
È una storia che fotografa la crudezza di certi crimini predatori, quelli che prendono di mira chi ha già dato tanto alla società. Sabato scorso, gli agenti del Commissariato di Polizia di Imola hanno messo fine alle manovre di un terzetto specializzato in raggiri contro gli over 80. Al centro c’era un uomo originario di Manfredonia, ma stabilitosi a Ferrara, e due donne provenienti da Napoli, tutti accusati di tentata truffa pluriaggravata in concorso. Questi individui non si limitavano a bussare alla porta: usavano le leve più crudeli: la paura per un figlio in pericolo o il timore di un guaio con la giustizia, manipolando emozioni per estorcere beni preziosi.
Da cronista locale, conosco bene come questi episodi non siano isolati nel nostro territorio. L’Emilia è un crocevia, con le sue autostrade che collegano il Sud al Nord, e questo rende Imola un bersaglio appetitoso per bande itineranti. L’indagine è partita da un monitoraggio attento: gli investigatori avevano intercettato un’auto a noleggio, già segnalata per attività sospette, partita da Napoli e diretta verso la nostra zona. Non era un viaggio casuale; era una caccia premeditata. La “batteria”, come si dice nel gergo criminale per definire questi gruppi nomadi, non si era accorta di essere sotto osservazione. Gli agenti l’hanno seguita fino a via Villa Clelia, dove i tre sono scesi con aria furtiva, entrando in un condominio per poi scappare via di fretta. È stato quel momento di panico a far scattare l’intervento: i poliziotti li hanno bloccati sul posto e portati in caserma per gli accertamenti, salvando potenzialmente più di un dramma familiare.
Questi tentativi, ricostruiti dalle forze dell’ordine, rivelano una strategia collaudata e spietata, che fa riflettere su quanto la solitudine degli anziani nella nostra comunità possa essere un tallone d’Achille. I truffatori hanno mirato a tre obiettivi distinti: un uomo di 82 anni nel palazzo di via Villa Clelia, una coppia di pensionati in via del Condotto e un’altra anziana nella frazione di Sesto Imolese. I loro trucchi? Subdoli e ben oliati, come un copione ripetuto troppe volte.
Per prima cosa, il trucco del finto finanziere: hanno raccontato a una vittima che una rapina in gioielleria era stata commessa con un’auto intestata a lei, spingendo l’anziano a “verificare” i suoi beni preziosi e l’oro in casa, sotto la minaccia implicita di guai giudiziari. Un metodo che, da un punto di vista locale, sembra studiato per sfruttare la nostra cultura del risparmio e della proprietà familiare, dove un anello o una collana non è solo metallo, ma eredità. Poi, l’inganno più odioso: il finto incidente, dove hanno telefonato a un’altra vittima fingendo che la figlia avesse investito una bambina in gravi condizioni. Per “risolvere” tutto – evitare il carcere e pagare un’operazione urgente – servivano soldi e gioielli sul momento. È una mossa che, qui a Imola, dove le famiglie sono strette e i pettegolezzi corrono veloci, ci fa arrabbiare: come osano giocare con il terrore di perdere un familiare?
Per fortuna, la prontezza delle vittime e l’intervento rapido della Polizia hanno sventato ogni piano, evitando che si trasformasse in tragedia. Al termine delle indagini, la giustizia ha imposto all’uomo gli arresti domiciliari, da scontare a Ravenna, mentre alle due donne è stato vietato di rimettere piede nella città metropolitana di Bologna. È una misura che, come locale, vedo come un piccolo sospiro di sollievo, ma anche un campanello d’allarme: dobbiamo rafforzare le reti di supporto per gli anziani, magari con più campagne di sensibilizzazione nelle nostre piazze e nei circoli ricreativi, per non lasciare spazio a questi avvoltoi.
In fondo, storie come questa non sono solo cronaca: sono un invito a riflettere su come, in una terra generosa come l’Emilia-Romagna, la vulnerabilità possa essere un’arma a doppio taglio. Imola merita di più, e noi, come comunità, dobbiamo vigilare.
