Cronaca
A Fuorigrotta, ennesimo raid notturno: molotov contro il rifugio dei Troncone (72 caratteri)
#FuorigrottaInFiamme: La Notte delle Molotov Riafferma il Terrore del Controllo Criminale
Fuorigrotta è di nuovo avvolta dall’incubo della violenza, con un assalto incendiario che ha trasformato una tranquilla via in un campo di battaglia sotterranea. Come chi vive qui da anni sa bene, questi episodi non sono solo fatti di cronaca, ma segnali di un declino che erode il tessuto quotidiano del quartiere, lasciando residenti e commercianti a navigare tra paura e rassegnazione.
L’attacco è scattato nel cuore della notte a via Cumana, zona bollente per le attività del clan Troncone, secondo gli inquirenti. Una scarica di bottiglie molotov ha devastato quattro automobili e tre scooter parcheggiati lungo la strada, riaccendendo le tensioni tra bande rivali che si spartiscono il controllo del territorio. Non è un semplice atto vandalico, ma un colpo chirurgico contro ciò che le forze dell’ordine definiscono il “bunker” operativo del gruppo, un’escalation che riecheggia strategie di logoramento già viste in passato.
Dalle prime ricostruzioni, gli aggressori hanno approfittato delle strade deserte per colpire con precisione, inserendosi in una serie di eventi che da mesi tengono il quartiere in scacco. “Stese” intimidatorie, agguati e pestaggi hanno dipinto Fuorigrotta come un palcoscenico di conflitti sotterranei, dove ogni mossa è calcolata per erodere il potere avversario. Come un cronista del posto, non posso non notare come questa guerra a bassa intensità stia diventando routine: un ciclo di provocazioni che va dallo spaccio di droga al racket delle estorsioni, ridisegnando i confini del quartiere metro per metro.
Le indagini puntano dritto al cartello Iadonisi-Sorianiello, alleato con l’emergente gruppo di via Campegna, come probabile mandante. Gli esperti non escludono che questo raid sia la risposta a precedenti scaramucce o un avvertimento per ridefinire gli affari illeciti. Stanno setacciando le telecamere di sorveglianza e incrociando dati con le informative delle forze dell’ordine, tracciando una mappa delle alleanze: da un lato il blocco Troncone con i suoi fedelissimi, dall’altro un fronte agguerrito che mira a conquistare fette di mercato nel traffico di stupefacenti.
Ma oltre i rapporti di forza tra clan, c’è la vita reale del quartiere che ne subisce le conseguenze. I residenti parlano a mezza voce, ricordando gli ultimi mesi come una catena di sirene ululanti e nastri della polizia che isolano le strade. È un’esplosione di tensione che non sorprende chi, come me, conosce queste dinamiche: Fuorigrotta non è solo un nome su una mappa, è una comunità stanca di essere usata come scacchiera. Le associazioni locali insistono per una presenza statale più robusta e controlli serrati, mentre la DDA osserva da vicino, temendo che questi scontri possano evolvere in qualcosa di più letale.
In fondo, questo non è che l’ultimo capitolo di una lotta silenziosa che sta riscrivendo gli equilibri della camorra qui, sulle nostre strade. Come giornalista locale, non posso fare a meno di riflettere su come la normalità dei cittadini continui a essere sacrificata, con il quartiere trasformato in un’arena dove ogni incendio è un monito: o ci svegliamo, o bruceremo tutti un po’ di più.
