Seguici sui Social

Cronaca

A Forcella, truffatori hi-tech sfruttano l’IA per clonare voci e raggirare gli anziani, un allarme per la comunità locale.

Pubblicato

il

A Forcella, truffatori hi-tech sfruttano l’IA per clonare voci e raggirare gli anziani, un allarme per la comunità locale.

#TruffeAgliAnziani La camorra napoletana allunga i tentacoli verso il Nord, sfruttando tecnologie moderne per colpire i più vulnerabili. #Napoli #CamorraInAzione #SicurezzaItalia

In una Napoli che non smette di lottare contro le sue ombre persistenti, l’ennesima rete di truffe e estorsioni ai danni degli anziani – spesso solitari e facili prede – riporta alla luce il ruolo ingombrante della camorra, che continua a esportare il suo “saper fare” criminale in giro per l’Italia. Come cronista locale, cresciuto tra le vie di Forcella e i vicoli della periferia vesuviana, non posso fare a meno di riflettere su come queste storie non siano solo fatti di cronaca, ma un riflesso delle dinamiche sociali che affliggono il nostro territorio: un mix di povertà, disoccupazione e un’eredità criminale che si rigenera sotto nuove forme, alimentando un ciclo che sembra infinito.

L’ultima operazione, coordinata dalla Squadra Mobile di Padova, ha inferto un colpo a un’organizzazione criminale ben strutturata, con ramificazioni che si estendono dal Veneto fino all’Abruzzo, passando per Lombardia, Trentino-Alto Adige ed Emilia-Romagna. Undici misure cautelari sono state eseguite – tra cui due arresti in carcere e nove obblighi di dimora con firma quotidiana – smantellando un gruppo che, secondo gli inquirenti, operava con una precisione quasi imprenditoriale. È un segnale positivo, certo, ma per chi come me osserva da vicino le dinamiche napoletane, fa riflettere quanto questi blitz rivelino un problema più profondo: la camorra non si limita a dettare legge in casa nostra, ma la usa come base per espandersi, sfruttando la vulnerabilità di altre regioni.

Al centro di tutto c’è un 32enne pregiudicato, catturato nella sua abitazione a Napoli, figura chiave di un sodalizio che ricorda troppo da vicino altre storie di malavita locale. Con un passato segnato da associazione camorristica, traffico di droga, tentato omicidio e reati contro il patrimonio, quest’uomo non è un’eccezione, ma un esempio di come le vecchie reti criminali si adattino ai tempi moderni. E accanto a lui, una 22enne di Pomigliano d’Arco, descritta come il suo braccio destro, con un curriculum che include ricettazione, porto abusivo d’armi, resistenza e rissa. Questa gioventù criminale, con membri tra i 20 e i 50 anni – molti già noti per truffe, spaccio e rapine – mi fa pensare a una generazione persa nelle pieghe della nostra società: giovani che, invece di opportunità, trovano nella criminalità organizzata un “lavoro” facile e redditizio, alimentato dalle lacune del nostro sistema sociale.

Il metodo usato dal gruppo è particolarmente inquietante, un’evoluzione tecnologica del raggiro tradizionale che desta allarme. Si tratta di “l’oro oscilla attorno ai 115 euro al grammo sul mercato ufficiale, ma nella ricettazione viene immediatamente piazzato a circa 75 euro”, come sottolineato dal questore di Padova, Marco Odorisio, evidenziando i margini di guadagno che rendono queste attività così attraenti. Telefonicamente, i truffatori inducono gli anziani in un falso senso di urgenza, spesso riproducendo artificialmente le voci dei familiari grazie all’intelligenza artificiale, per estorcere gioielli o contanti. In tutto, 15 episodi sono stati documentati, un numero che, per me che conosco le storie di quartiere, sottovaluta probabilmente l’ampiezza del fenomeno: quante volte, nelle nostre piazze, ho sentito anziani parlare di chiamate sospette, senza però denunciarle per paura o sfiducia?

I numeri di Padova nel 2025 sono sconvolgenti: 671 truffe denunciate nella provincia, 258 solo nel capoluogo, con profitti illeciti stimati oltre i 5 milioni di euro. L’indagine, partita nel 2024, ha permesso di recuperare e restituire più di 400mila euro in beni, un successo raro in un contesto dove il materiale rubato viene rapidamente disperso. Ma come giornalista locale, non posso ignorare il ruolo di Napoli come “base logistica”: l’area metropolitana e i comuni vesuviani, da Pomigliano a Castellammare, continuano a emergere in operazioni simili, come quelle di Trento, Parma, Brescia e Roma. È una filiera consolidata, dove la camorra fornisce non solo il know-how, ma anche protezione e canali per ricettare l’oro, perpetuando un modello che affonda le radici nel nostro territorio e che, senza interventi strutturali, continuerà a espandersi.

In sintesi, questo caso non è solo un arresto, ma un campanello d’allarme per la Campania e per l’Italia intera: due arrestati principali, nove con obblighi restrittivi e altri quattro indagati a piede libero, tra cui una 24enne, un 33enne con precedenti per atti persecutori e un 20enne di Castello di Cisterna, rappresentano un mosaico di vite intrecciate nella criminalità. Come napoletano, mi chiedo quanto ancora dovremo attendere per spezzare questo circolo vizioso, investendo in educazione e prevenzione anziché solo in repressione. È tempo che il nostro territorio, con le sue ricchezze culturali e umane, non sia più sinonimo di tali ombre.

Fonte

Questo sito web non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità.
Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001.
Alcuni contenuti sono generati attraverso una combinazione di una tecnologia proprietaria di IA e la creatività di autori indipendenti.
Per contatti [email protected]