Cronaca
A Castellammare, il “caso Oscurato” agita la politica locale, rivelando le solite tensioni stabiesi.
#BlitzAntimafia a Castellammare: Quando le ombre del clan D’Alessandro tornano a infettare la politica locale #CastellammareDiStabia #Antimafia
Qui a Castellammare di Stabia, dove il Vesuvio fa da sfondo a storie di resilienza e purtroppo anche di persistente malavita, l’ultimo maxi blitz della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli contro il clan D’Alessandro ha riacceso i riflettori su una ferita che non si rimargina. Con undici misure cautelari eseguite dalla Polizia, l’operazione non è solo un colpo alla criminalità organizzata, ma un campanello d’allarme per la nostra comunità, che si trova ancora una volta a interrogarsi sul confine tra politica e camorra.
Al centro della bufera c’è Gennaro Oscurato, consigliere comunale di maggioranza, eletto con la lista civica “Stabia Rialzati” a sostegno del sindaco di centrosinistra Luigi Vicinanza. Secondo l’ordinanza, Oscurato avrebbe intrattenuto contatti telefonici con un presunto affiliato al clan e sarebbe legato da parentela lontana a un altro destinatario delle misure. Un intreccio che, in una città come la nostra, dove le radici familiari si confondono con i legami sociali, solleva dubbi non solo legali, ma etici. Oscurato si difende con forza, dichiarando: “Sono completamente estraneo a qualsiasi frequentazione camorristica”, e minimizza la parentela come un legame remoto e privo di contatti reali. Come cronista locale, non posso fare a meno di notare come questi episodi evidenzino quanto sia sottile il velo che separa la sfera privata da quella pubblica in un territorio martoriato da decenni di infiltrazioni.
Tra le reazioni più accese, quella dell’eurodeputato e consigliere comunale Sandro Ruotolo del Partito Democratico, che non usa mezzi termini per descrivere la gravità della situazione. “Castellammare vive un quadro preoccupante, invasa dal potere criminale che ne mina le fondamenta democratiche”, ha tuonato, collegando il caso alle sospette infiltrazioni durante le ultime elezioni comunali. Ruotolo, che da anni combatte queste battaglie attraverso l’Osservatorio stabiese contro la camorra, non si limita a criticare: chiede un gesto di responsabilità, affermando che “Non è reato essere parenti di un camorrista o chiedere voti, ma è moralmente inaccettabile”, e arriva a minacciare le sue dimissioni se Oscurato non lascia il suo posto. È un richiamo che risuona forte nelle strade di Castellammare, dove la gente comune si domanda se la politica possa davvero isolarsi da queste ombre.
Anche l’ex sindaco Salvatore Vozza, portavoce del movimento Base Popolare Democratici e Progressisti, non risparmia critiche alla classe dirigente locale, accusandola di cecità di fronte a un problema radicato. “I gravi fatti di questi giorni dimostrano che non abbiamo imparato nulla dallo scioglimento per infiltrazioni mafiose e dai due anni di commissariamento”, ha scritto in un comunicato, sottolineando come la città non meriti di essere trascinata di nuovo nel fango. Vozza, che conosce bene le dinamiche del territorio per averle vissute in prima persona, invita a una vera svolta: “Castellammare non merita questa immagine: servono idee, coraggio e una nuova fase politica capace di guardare avanti”, e propone un azzeramento politico senza tatticismi, insistendo che “Serve un azzeramento politico vero, non giochi di equilibrio. Solo così potremo salvare la consiliatura e restituire dignità a Castellellammare”. Parole che, da un abitante di queste parti, suonano come un’amara verità: troppe volte abbiamo visto promesse di rinnovamento naufragare in compromessi.
Dello stesso avviso è Tonino Scala, segretario regionale di Sinistra Italiana, che non lascia spazio a mezze misure: “Chi non combatte la camorra non può stare nelle istituzioni, punto”. In una terra come la Campania, segnata da sangue e lotte, Scala definisce ogni esitazione una forma di complicità, aggiungendo: “In una terra martoriata come la nostra, ogni esitazione diventa complicità. La neutralità è vigliaccheria”. Chiede trasparenza e azioni concrete, parlando di un “intreccio torbido” che continua a condizionare la vita quotidiana. È un commento che rispecchia il sentimento diffuso tra i cittadini di Castellammare, stanchi di retorica e desiderosi di una rigenerazione morale che vada oltre le chiacchiere.
Dal canto suo, il sindaco Luigi Vicinanza cerca di difendere l’integrità della sua amministrazione, ribadendo i principi che guidano il suo mandato: “Etica, morale e trasparenza sono i cardini della mia azione politica”. Pur attendendo gli sviluppi giudiziari, insiste sull’“esigenza di opportunità politica”, affermando che “Chi non si schiera apertamente contro il malaffare non può far parte della mia squadra” e che “Sui consiglieri e sull’attività del Comune non devono mai pesare comportamenti opachi. Non faremo un passo indietro davanti a chi vuole riportarci nel buio”. Come osservatore locale, apprezzo questo tentativo di tracciare una linea netta, ma mi chiedo se basti a ricostruire la fiducia in una comunità che ha già pagato caro il prezzo dell’ambiguità.
In fondo, questo blitz non è solo un’operazione di polizia; è un specchio delle nostre fragilità, un richiamo a una riflessione profonda su come Castellammare possa riscattarsi. La camorra non è un’ombra passeggera, ma un’eredità che richiede scelte coraggiose, perché solo così potremo guardare al futuro senza il peso del passato.
