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Cronaca

A Castellammare, ennesima estorsione: perito gettato in mare, due arrestati per violenza locale.

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A Castellammare, ennesima estorsione: perito gettato in mare, due arrestati per violenza locale.

#CastellammareSottoAssedio: Estorsione mafiosa nel porto, due arresti che svelano il lato oscuro della nostra città

A Castellammare di Stabia, dove il mare dovrebbe simboleggiare opportunità e vitalità, l’ombra della criminalità organizzata si allunga ancora una volta, con due arresti che mettono in luce quanto sia fragile la linea tra legalità e intimidazione. Come cronista locale, cresciuto tra queste banchine e le storie di chi ci vive, non posso fare a meno di riflettere su come eventi del genere non siano solo fatti di cronaca, ma sintomi di un malessere profondo che erode la nostra comunità.

Il caso è scoppiato quando i Carabinieri della Compagnia di Castellammare, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia e per ordine del Gip del Tribunale di Napoli, hanno eseguito due ordinanze di custodia cautelare in carcere. I due uomini, ritenuti gravemente indiziati, avrebbero tentato di imporre la loro legge attraverso un mix di minacce e violenza fisica, mirato a un perito assicurativo incaricato di valutare un natante. È un copione fin troppo familiare da queste parti: la mafia che si infiltra nei meandri dell’economia locale, sfruttando il nostro porto come palcoscenico per affermare il proprio potere.

L’episodio risale al 10 ottobre 2025, quando il perito era appena arrivato in banchina per i rilievi fotografici necessari. Invece di un lavoro routine, si è trovato di fronte a un’aggressione brutale, pensata non solo per spaventarlo, ma per umiliarlo pubblicamente. La condotta degli indagati, descritta negli atti come particolarmente violenta e dimostrativa, ha visto i due afferrare l’uomo e scaraventarlo in acqua, un gesto calcolato per sottolineare chi, in quel momento, dettava le regole. Non è solo un atto di violenza; è una messinscena mafiosa, un avvertimento che riecheggia nelle nostre strade, ricordando a tutti quanto il controllo sul territorio sia ancora conteso.

Come qualcuno che conosce bene le dinamiche di Castellammare, dove il porto è sia un motore economico che un tallone d’Achille, questo episodio mi fa riflettere sul costo sociale di tali intimidazioni. Quanti periti, operai o imprenditori locali esitano ogni giorno per paura di simili ritorsioni? L’obiettivo degli indagati era chiaro: forzare una relazione peritale fraudolenta per incassare un indennizzo assicurativo sostanzioso. È un meccanismo che alimenta un circolo vizioso, dove la corruzione erode la fiducia nelle istituzioni e scoraggia gli investimenti, lasciando la nostra città in un limbo di incertezza. Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica e supportate dall’Arma dei Carabinieri, hanno raccolto prove sufficienti per questi arresti, un piccolo passo avanti in una battaglia che sembra infinita.

Tuttavia, non basta fermare due individui; dobbiamo tutti interrogarci su come prevenire che il metodo mafioso diventi la “norma”. Il porto di Castellammare non è solo un luogo di lavoro; è il cuore della nostra identità, e vederlo usato come arena per queste dimostrazioni di forza è un affronto che ci chiama all’azione collettiva. Con indagini come questa, c’è almeno la speranza che la giustizia prevalga, ripristinando un po’ di ordine in un territorio che merita di più.

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