Cronaca
A Castellammare, colpo al clan D’Alessandro: 11 arresti per estorsioni, droga e fondi illeciti del gruppo.
#BlitzAnticamorra a Castellammare: Il clan D’Alessandro e la sua cassa comune nel mirino della giustizia – 11 arresti che scuotono il tessuto urbano #CastellammareDiStabia #LottaAllaCamorra #TerritorioSottoAssedio
In una città come Castellammare di Stabia, dove le storie di camorra si intrecciano con il quotidiano – dalle vie del centro storico ai cantieri edili – l’ultimo blitz della polizia ha portato alla luce un ingranaggio ben oliato di illegalità. Undici persone, tra cui il boss Pasquale D’Alessandro, sono finite in manette con l’accusa di gestire una vera e propria cassa comune del clan D’Alessandro, un fondo nero che alimentava estorsioni e spaccio, rafforzando il controllo del clan sul territorio. Come cronista locale che vive queste dinamiche giorno dopo giorno, non posso fare a meno di riflettere su come questo meccanismo non sia solo un reato, ma un’erosione silenziosa del tessuto sociale, dove il denaro sporco finisce per sostenere famiglie di affiliati in carcere, perpetuando un ciclo di dipendenza e omertà che tutti qui conosciamo fin troppo bene.
Al centro dell’inchiesta c’è Pasquale D’Alessandro, 54 anni, che dopo essere tornato in libertà nel 2022 aveva preso le redini del clan, sostituendo i fratelli ancora dietro le sbarre. Questa operazione, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, ha svelato come la cassa comune fosse affidata a un fiduciario del boss, con fondi derivanti da estorsioni a imprenditori edili e dal traffico di droga. Non è una novità per noi stabiesi: questi episodi ricordano come il clan abbia sempre puntato su attività apparentemente “normali” per mascherare il suo potere, come appalti per ditte di pulizie nell’ospedale San Leonardo o persino legami con la società calcistica Juve Stabia. È una coltellata al cuore della comunità, perché questi tentacoli si insinuano nei luoghi che dovremmo considerare sanctuari – ospedali e stadi – erodendo la fiducia nei servizi pubblici e trasformando il nostro orgoglio locale in un trofeo di corruzione.
Tra gli arrestati spicca Giuseppe Oscurato, fratello del consigliere comunale Vincenzo Oscurato, eletto nel 2024 con la lista civica Stabia Rialzati e sostenitore dell’attuale sindaco Luigi Vicinanza. Questa connessione è un campanello d’allarme per chiunque viva qui: come possiamo credere in un cambiamento politico se familiari di figure istituzionali sono coinvolti in affari illeciti? Poi c’è Paolo Carolei, un esponente di spicco del clan che controllava il rione Moscarella, e Massimo Mirano, legato alla nota famiglia del rione Cicerone. Non dimentichiamo Luigi Staiano, nipote di Pasquale D’Alessandro, e il cugino Giovanni D’Alessandro, soprannominato Giovannone. E ancora, Biagio Maiello, un pregiudicato del centro che ha sfiorato la morte in un agguato anni fa, sopravvivendo miracolosamente a un colpo alla mandibola. Infine, Petronilla Schettino, moglie di Michele Abbruzzese, cugino del defunto Michele D’Alessandro. Ognuno di questi nomi non è solo un volto su un foglio, ma una presenza reale nelle nostre strade, che ci fa riflettere su quanto la camorra sia radicata, quasi familiare, in quartieri come Moscarella o Cicerone, dove il controllo illegale spesso soppianta le istituzioni.
I reati contestati – associazione a delinquere di tipo mafioso, estorsione, tentata estorsione e detenzione di droga a fini di spaccio – sono aggravati dal loro scopo: rafforzare il clan. Documentati dalla Polizia di Stato e dalla Dda, gli episodi estorsivi ai danni di imprenditori edili alimentavano proprio quella cassa comune, usata non solo per gli affari sporchi, ma anche per supportare economicamente i detenuti e le loro famiglie. Come qualcuno del posto mi ha confidato, è proprio questo aspetto “sociale” della camorra che la rende insidiosa: finge di essere una rete di protezione, ma in realtà stringe una morsa attorno alla comunità, scoraggiando chi vorrebbe ribellarsi. E mentre riflettiamo su questi fatti, non possiamo ignorare come operazioni del genere, per quanto necessarie, debbano essere seguite da un impegno più profondo per il riscatto locale – altrimenti, Castellammare rischia di rimanere intrappolata in un loop di arresti e ricadute.
Gli 11 indagati, i cui nomi emergono dall’inchiesta, sono: Michele Abbruzzese, Paolo Carolei, Gaetano Cavallaro, Giovanni D’Alessandro, Pasquale D’Alessandro, Vincenzo D’Alessandro, Marco De Rosa, Attilio Di Somma, Catello Iaccarino, Biagio Maiello, Massimo Mirano, Giuseppe Oscurato, Antonio Salvato, Petronilla Schettino, Catello Manuel Spagnuolo, Luigi Staiano e Giuseppe Occidente. Questa lista non è solo un elenco burocratico; è un promemoria per tutti noi stabiesi che la lotta alla camorra passa anche attraverso una maggiore vigilance e partecipazione civica, per impedire che questi clan continuino a dettare le regole del gioco nel nostro territorio.
