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Cronaca

A Boscoreale, il pescivendolo caduto alla vigilia di Natale: la procura insiste per 4 ergastoli, un colpo duro alla comunità. (85 caratteri)

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A Boscoreale, il pescivendolo caduto alla vigilia di Natale: la procura insiste per 4 ergastoli, un colpo duro alla comunità. (85 caratteri)

Ergastoli richiesti per l’omicidio del pescivendolo di Boscoreale: un colpo al cuore della nostra comunità #TorreAnnunziata #GiustiziaLocale #NoAllaViolenza

In una Torre Annunziata che fatica a scrollarsi di dosso l’ombra della criminalità, i pubblici ministeri hanno avanzato una richiesta severa e inappellabile: la condanna all’ergastolo per quattro uomini accusati di aver strappato via la vita di Antonio Morione, un semplice pescivendolo di Boscoreale, in quella che era destinata a essere una tranquilla vigilia di Natale. Come cronista del posto, so bene quanto questi episodi non siano solo fatti di cronaca, ma ferite aperte in una terra dove il coraggio individuale spesso si scontra con l’arroganza del malaffare.

I pm Andreana Ambrosino e Giuliana Moccia, al termine di una requisitoria che ha risuonato come un’accusa senza mezzi termini di fronte alla Corte di Assise di Napoli, hanno invocato la “fine pena mai” per gli imputati, sottolineando la loro piena responsabilità in un piano criminale che ha trasformato una rapina in un bagno di sangue. Antonio Morione, un uomo della nostra zona noto per il suo lavoro onesto e la dedizione alla famiglia, è stato ucciso con un colpo di pistola alla testa la sera del 23 dicembre 2021, durante un tentativo di furto nel suo negozio. È un evento che qui, tra le strade di Boscoreale e Torre Annunziata, ci fa riflettere su quanto la violenza possa essere banale e devastante, erodendo il tessuto della quotidianità che tanti di noi cercano di preservare.

Al centro del processo ci sono Giuseppe Vangone, indicato come il braccio armato del gruppo; Luigi Di Napoli, accusato di avergli fornito l’arma; e i presunti complici Francesco Acunzo e Angelo Palumbo. Secondo la ricostruzione della procura, il gruppo aveva già fallito un colpo contro la pescheria del fratello della vittima, prima di dirigersi da Antonio. Qui, di fronte alla furia dei rapinatori, Morione ha reagito con un gesto disperato e coraggioso: è uscito dal negozio per forare una gomma della loro auto, nel vano tentativo di impedire la fuga. Un atto di resistenza che, purtroppo, gli è costato caro e che, come locale, mi porta a chiedermi quanto ancora dovremo assistere a storie del genere, dove l’eroismo di un cittadino si trasforma in tragedia per mancanza di sicurezza adeguata.

Le prove presentate sono schiaccianti, a partire da un video di sorveglianza che cattura l’orrore in tempo reale: si vede Vangone, già legato a clan come i Limelli-Vangone, sparare a bruciapelo. Di Napoli, con un passato segnato da una condanna per tentato omicidio – persino del suo avvocato – è stato dipinto come il fornitore dell’arma, mentre Acunzo e Palumbo avrebbero giocato un ruolo cruciale nell’organizzazione delle rapine. La procura di Torre Annunziata non ha lasciato spazio a dubbi, accusando tutti di aver orchestrato un’operazione premeditata che ha colpito al cuore due fratelli e, per estensione, l’intera comunità.

In un territorio come il nostro, dove le storie di camorra e vendette sono fin troppo comuni, questa richiesta di ergastolo non è solo una mossa legale, ma un segnale di speranza e, al contempo, di frustrazione. Speranza perché potrebbe significare un passo verso la giustizia; frustrazione perché episodi del genere continuano a ricordarci quanto siamo vulnerabili. La parola ora passa alle difese, e poi alla Corte per la sentenza, ma qui, tra la gente di Torre Annunziata e Boscoreale, l’attesa è carica di emozioni: vogliamo risposte, non solo per Antonio, ma per tutti quei momenti di vita quotidiana che il crimine minaccia ogni giorno.

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