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Cronaca

A Barra, nuova esecuzione diurna: Salvatore Borriello, sopravvissuto al clan nel 2021, cade sotto i colpi della violenza locale.

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A Barra, nuova esecuzione diurna: Salvatore Borriello, sopravvissuto al clan nel 2021, cade sotto i colpi della violenza locale.

#AgguatoABarra: La violenza cieca che tormenta le periferie di Napoli, un’altra vita spezzata nel caos quotidiano

Nel cuore pulsante e spesso ferito della periferia est di Napoli, come Barra, la violenza criminale ha rivendicato un’altra vittima, ricordandoci quanto sia fragile l’equilibrio delle nostre strade. Salvatore Borriello, 27enne di Marcianise ma ormai parte integrante di questi quartieri, è stato freddato a colpi di pistola mentre camminava in via Suor Maria della Passione Beata. Un’esecuzione in pieno giorno, con i killer che hanno sparato più volte prima di dileguarsi nel trambusto urbano, lasciando dietro di sé solo il suono delle sirene e il silenzio di chi sa ma non parla.

Come cronista che vive e respira queste dinamiche da anni, non posso fare a meno di riflettere su come gli agguati non siano solo fatti di cronaca, ma sintomi di un male più profondo. Barra, con le sue vie affollate e le sue storie di quotidiana lotta, è un microcosmo dove il crimine si intreccia con la vita normale, ricordando a tutti noi che la criminalità organizzata non è un film, ma una realtà che devasta famiglie e comunità. Borriello, noto alle forze dell’ordine per reati come furti e resistenza, è stato trasportato d’urgenza all’Ospedale del Mare intorno alle 12.30 di oggi, 15 novembre. Arrivato in condizioni disperate, i medici hanno lottato per rianimarlo, ma la morte è arrivata pochi minuti dopo – un finale tragico che sottolinea l’inefficienza di un sistema sanitario già sovraccarico in quartieri come questo.

Gli agenti dell’Ufficio Prevenzione Generale e la Squadra Mobile, sotto la guida del primo dirigente Giovanni Leuci, sono ora al lavoro per ricostruire la scena: dal percorso dei sicari ai legami di Borriello con ambienti criminali locali. Non è la prima volta che questo nome emerge nelle indagini; “il vero obiettivo del commando era proprio Borriello”, come sostengono gli investigatori, richiamando un episodio precedente che ha lasciato un’ombra lunga su queste strade.

“Il precedente agguato del 2021” è un capitolo che non possiamo ignorare, un avvertimento non colto. Allora, il 17 aprile, un commando legato al clan Aprea aveva aperto il fuoco nel rione, colpendo per errore una ragazza innocente al piede e alla caviglia mentre era con il fidanzato. Le sue lesioni, giudicate guaribili in 21 giorni, simboleggiano come la violenza non discrimini, ferendo chi è lontano da questi giri. Inizialmente scambiata per una semplice “stesa” dimostrativa – quella pratica intimidatoria tanto comune nelle nostre periferie – l’indagine rivelò che Borriello, all’epoca appena 21enne, era il bersaglio designato. Pochi giorni dopo, lui e il 27enne Daniele Donadio furono arrestati per possesso di droga, un’ulteriore conferma di come il ciclo del crimine si chiuda inesorabilmente su se stesso.

Come chi vive qui sa bene, questi eventi non sono isolati: parlano di un territorio dove la mancanza di opportunità alimenta la criminalità, e dove i clan dettano regole che lo Stato fatica a contrastare. È frustrante vedere come, nonostante gli sforzi della polizia, la periferia resti un terreno fertile per tali tragedie, lasciando famiglie nel lutto e comunità nella paura. Napoli merita di più di questi rituali di sangue; è tempo che riflettiamo tutti, dalle istituzioni ai cittadini, su come spezzare questo circolo vizioso e restituire a luoghi come Barra un po’ di quella pace che sembra sempre così lontana.

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