Cronaca
Vico Equense, arrestato per truffa ad anziana disabile a Grumo Nevano

Giustizia è fatta: arrestato un 38enne per truffa ad anziano
La vicenda si è conclusa con l’arresto di un 38enne di Giugliano, accusato di avere truffato un’anziana di 78 anni a Macerata. L’uomo è stato identificato grazie alle immagini delle telecamere di sorveglianza e a una targa alterata del suo motociclo.
La truffa
L’anziana è stata vittima di una truffa aggravata, messa in atto con una telefonata allarmante in cui un complice si è presentato come un militare dell’Arma dei Carabinieri. La vittima è stata informata che sua figlia aveva causato un grave sinistro stradale e che l’unica via per “salvarla” era consegnare immediatamente il denaro contante che aveva in casa a un “collega” in arrivo.
L’indagine
Le indagini, coordinate dalla Procura di Torre Annunziata, si sono concentrate sull’analisi delle immagini dei sistemi di videosorveglianza della zona. Il lavoro investigativo, supportato dalla collaborazione di altri Reparti dell’Arma, ha permesso di risalire con elevata probabilità all’identità dell’autore del raggiro.
L’arresto
L’uomo è stato arrestedato a Grumo Nevano e associato agli arresti domiciliari presso la sua abitazione, in attesa di rispondere davanti alla Giustizia delle accuse di truffa aggravata. La truffa è stata resa ancora più odiosa dalla scelta di colpire persone per l’età e la vulnerabilità.
La giustizia
La vicenda si è conclusa con l’arresto del 38enne, grazie al lavoro delle forze dell’ordine e alla collaborazione della Procura. L’anziana può finalmente avere giustizia e sicurezza, dopo essere stata vittima di una truffa crudele e odiosa.
Cronaca
Blitz tra Soccavo e Rione Traiano: arrestato pusher con stupefacenti e pistola

Battaglia contro il degrado e la droga a Napoli
Napoli è stata teatro di un’operazione a tappeto contro il degrado e il traffico di droga nei quartieri di Soccavo e Rione Traiano. I carabinieri della Compagnia Napoli Bagnoli hanno effettuato posti di blocco e perquisizioni, setacciando vicoli e piazze per smantellare le piazze di spaccio che infestano queste periferie.
L’arresto del pusher
Il bilancio dell’operazione è stato di un arresto in flagranza, otto denunce e un bottino di stupefacenti pronto per il mercato nero, sequestrato tra palazzine e aree verdi. Il protagonista della mattinata è stato Italo Sbozza Malzone, 44enne originario di Alatri, in provincia di Frosinone, ma da tempo radicato nel tessuto criminale napoletano. L’uomo è stato fermato dai militari all’altezza di via Tertulliano e non ha opposto resistenza, ma il suo “carico” ha parlato da solo: 331 grammi di hashish e 15 grammi di cocaina, nascosti addosso in confezioni pronte per la distribuzione.
Il rinvenimento di una pistola modificata
Nelle tasche del pusher sono stati trovati anche un bilancino di precisione, strumento del mestiere per dosare le “merci”, e 1.308 euro in contanti, provento immediato dell’attività illecita. Ma il colpo di scena è arrivato con il rinvenimento di una pistola ad aria compressa, modificata senza il caratteristico tappo rosso che la rende inoffensiva, completa di munizionamento. Un’arma che, seppure non letale, evoca scenari di intimidazione e fa scattare l’allarme per la sicurezza delle famiglie che vivono in queste zone.
Le denunce per violazione di sigilli
L’operazione non si è fermata al singolo fermo. I carabinieri hanno esteso i controlli alle “calibro” abituali: quei angoli bui e i garage semiabbandonati dove spacciatori e clienti si danno appuntamento. Ed è qui che è emerso il secondo fronte: otto persone, tra residenti e “frequentatori” occasionali, sono finite nei guai con una denuncia per violazione di sigilli. Sorpresi all’interno di un locale commerciale in via Anco Marzio – un fabbricato già posto sotto sequestro lo scorso anno proprio perché utilizzato come base logistica per lo spaccio – gli indagati stavano bazzicando spazi off-limits, forse ignari o forse no delle restrizioni giudiziarie.
Il tesoretto di droga
Il fiuto dei carabinieri ha portato a un’altra scoperta preziosa nelle aree verdi di una palazzina fatiscente in via Marco Aurelio, cuore pulsante del Rione Traiano. Sotto i cespugli e tra i rifiuti, gli uomini del Nucleo Operativo hanno rinvenuto un vero e proprio “tesoretto” di droga: otto dosi di cocaina, 24 involucri di marijuana e dieci stecche di hashish, tutto confezionato per la vendita al dettaglio. Quantità modeste, ma indicative di un commercio capillare che avvelena le periferie. L’operazione è stata un chiaro segnale di impunità diffusa e ha fatto scattare l’allarme per la sicurezza delle famiglie che vivono in queste zone.
Cronaca
Confisca da 38 mln a imprenditore legato ai clan Di Lauro

La lotta contro la camorra ha registrato un’importante vittoria grazie alla maxi-operazione condotta dalla Procura di Napoli. Un imprenditore edile di Melito di Napoli, considerato vicino agli ambienti camorristici, ha visto confiscati beni per un valore di circa 38 milioni di euro. Questa operazione è il risultato di complesse indagini condotte dalla Guardia di Finanza di Napoli e Bologna, che hanno coinvolto accertamenti economico-patrimoniali e polizia giudiziaria.
Operazione e indagini
L’imprenditore in questione è stato accusato di aver riciclato proventi di truffe assicurative organizzate da soggetti legati a diversi clan, e di aver intrattenuto rapporti d’affari con esponenti del clan Di Lauro e successivamente con il gruppo degli “scissionisti”. Questi rapporti sono stati fondamentali nel controllo delle attività illecite nella zona di Napoli nord e hinterland.
Condotte fiscali fraudolente
Oltre alle accuse di riciclaggio, l’imprenditore è anche stato accusato di condotte fiscali fraudolente, tra cui l’aver sottratto al fisco ingenti capitali provenienti da compravendite immobiliari e l’averli reinvestiti in attività imprenditoriali e patrimoniali. Queste azioni hanno contribuito a creare un patrimonio sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati.
Patrimonio sproporzionato
Le indagini economico-patrimoniali hanno rivelato che tra il 2000 e il 2021, i redditi dichiarati dall’imprenditore e dai componenti del suo nucleo familiare erano modesti e incompatibili con gli investimenti finanziari e societari realizzati. Ciò ha portato il Tribunale di Napoli a disporre la confisca di numerousi beni, tra cui 102 immobili, rapporti finanziari, un’autovettura, un compendio aziendale e quote di una società.
La lotta contro la “borghesia mafiosa”
La confisca rappresenta un’importante azione contro la cosiddetta “borghesia mafiosa”, ovvero quegli imprenditori che, dietro una facciata di rispettabilità, alimentano e rafforzano i circuiti criminali della camorra. Questa operazione dimostra come le autorità investigative siano sempre più attente a contrastare le ramificazioni economiche delle alleanze tra imprenditori e clan camorristici.
Conclusione
La maxi-operazione condotta dalla Procura di Napoli è un’importante vittoria nella lotta contro la camorra e dimostra la determinazione delle autorità a contrastare le attività illecite e a proteggere i cittadini. La confisca dei beni rappresenta un messaggio forte contro la criminalità organizzata e sottolinea l’importanza di continuare a lavorare per prevenire e contrastare le attività di riciclaggio e di evasione fiscale.Fonte
Cronaca
Assolto Crescenzo Marino, cadono accuse su Case Celesti

Crescenzo Marino Assolto: La Corte di Appello di Napoli Annulla le Accuse di Camorra
Napoli – La Corte di appello di Napoli ha assolto con formula piena Crescenzo Marino, figlio del boss Gennaro detto Mekkey, dalle accuse di essere il capo del clan delle Case Celesti a Secondigliano. La sentenza, emessa al termine di una camera di consiglio durata diverse ore, rappresenta un punto di svolta non solo per la posizione processuale dell’imputato, ma anche per le ricadute mediatiche che la sua figura aveva avuto negli ultimi anni.
Il Contesto dell’Indagine
L’inchiesta che aveva portato al coinvolgimento di Marino jr era nata nel 2022 nell’ambito delle ricerche di Roberto Manganiello, allora latitante e indiziato di duplice omicidio aggravato dal metodo mafioso. La Dda aveva ricostruito un presunto organigramma del clan delle Case Celesti, con Marino e Maddalena Imperatore indicati come promotori e direttori del gruppo.
La Vicinanza con Geolier e le “Ombre” di Sanremo
La vicenda giudiziaria di Crescenzo Marino si era intrecciata, suo malgrado, anche con la carriera artistica del rapper Geolier, nome d’arte di Emanuele Palumbo. I due sono legati da un’amicizia, citata dallo stesso artista in alcuni brani, tra cui “Nun sacc’ perdere”. Proprio questa vicinanza era stata strumentalizzata da alcuni commentatori e rilanciata in rete con insinuazioni e illazioni.
La Caduta del Castello Accusatorio
La Corte di appello ha ora smontato l’impianto accusatorio nei confronti di Crescenzo Marino, stabilendo che non vi fossero prove sufficienti a dimostrare la sua effettiva leadership nel clan né la sua partecipazione diretta agli affari illeciti. La sentenza rappresenta un punto di svolta non solo per la posizione processuale dell’imputato, ma anche per le ricadute mediatiche che la sua figura aveva avuto negli ultimi anni, tra cronaca nera e gossip giudiziario.
Gli Arresti del 2022 e le Conseguenze
Gli arresti scattarono a fine luglio 2022, ma il blitz si era esteso anche a indagati già colpiti da misure cautelari nell’ottobre 2021. In totale furono 32 le persone finite sotto inchiesta, alcune arrestate, altre a piede libero. Tra i nomi compariva anche quello di Domenico Gargiulo, detto Sicc penniello, successivamente ucciso in un agguato di camorra.
La sentenza di assoluzione di Crescenzo Marino contribuisce a smontare la narrazione di una presunta amicizia pericolosa con Geolier e archivia definitivamente quella che i difensori definiscono “una campagna di discredito senza fondamento”. La vicenda giudiziaria di Marino jr si chiude con un punto di svolta importante, che ribadisce l’importanza della presunzione di innocenza e della necessità di prove concrete per condannare un imputato.