Cronaca
Uomo si finge cieco a Castellammare, arrestato con la moglie

Un caso di truffa aggravata ai danni dello Stato è stato recentemente smascherato dalla Guardia di Finanza di Torre Annunziata, a Castellammare di Stabia. Un uomo, che si presentava come cieco assoluto, è stato scoperto a muoversi senza alcun aiuto in luoghi affollati, prelevare denaro al bancomat e contare il resto con facilità. Questo inganno, durato per vent’anni, gli ha permesso di ricevere una pensione d’invalidità e un’indennità di accompagnamento per oltre 124mila euro.
Le indagini e gli arresti
Le indagini, avviate dopo un sequestro preventivo di beni disposto un anno fa, hanno documentato come il presunto cieco fosse in realtà solo ipovedente e capace di svolgere le normali attività quotidiane. I due coniugi sono stati arrestati in esecuzione di un’ordinanza di arresti domiciliari emessa dal GIP su richiesta della Procura oplontina, con l’accusa di truffa aggravata ai danni dello Stato e falso ideologico in atti pubblici.
La truffa e le conseguenze
Nonostante il sequestro e i sospetti sulla sua reale condizione, la coppia aveva continuato a presentare documenti medici falsi per confermare lo status di invalidità. Questa truffa, che ha ingannato medici e istituzioni per due decenni, si è conclusa con l’intervento delle Fiamme Gialle, che hanno smascherato il raggiro e portato i responsabili alla luce della giustizia.
L’importanza dell’intervento delle autorità
L’intervento della Guardia di Finanza e della Procura oplontina ha permesso di smascherare una truffa che aveva durato per troppo tempo, causando un danno economico significativo allo Stato. Questo caso sottolinea l’importanza dell’attività di controllo e di indagine svolta dalle autorità, che lavorano per proteggere i cittadini e lo Stato da inganni e truffe.Fonte
Cronaca
Truffe bancarie: banda sgominata a Giugliano e Napoli

Una rete di truffe informatiche smantellata a Giugliano
Una banda organizzata con base a Giugliano in Campania e Napoli è stata smantellata grazie all’operazione dei Carabinieri, che hanno eseguito undici ordinanze di custodia cautelare. La banda era specializzata in truffe informatiche attraverso lo spoofing bancario, una tecnica che consentiva ai truffatori di presentarsi come funzionari di banca e di ottenere informazioni sensibili dalle vittime.
La tecnica di truffa
I truffatori acquistavano liste di dati sensibili sul Dark Web e selezionavano le vittime in base all’età, privilegiando le persone anziane. Il primo contatto avveniva con messaggi di phishing, corredati da link fasulli che riproducevano fedelmente i siti di banche e istituti di credito. Una volta che la vittima cadeva nella trappola, il truffatore si spacciava per operatore bancario e convinceva la persona a fornire codici, pin e OTP.
L’indagine e il sequestro
L’inchiesta ha permesso di ricostruire 22 episodi di truffa consumata e di bloccarne numerosi altri grazie all’intervento tempestivo dei Carabinieri. Sono stati sequestrati computer, telefoni e dispositivi informatici utilizzati per le operazioni illecite, insieme a denaro contante e orologi di lusso per un valore complessivo superiore ai 150mila euro.
L’ombra delle truffe agli anziani
Le truffe agli anziani rappresentano una delle emergenze più diffuse in Campania. Negli ultimi due anni si è registrato un aumento del 30% dei casi legati allo spoofing e al phishing, con un danno economico che in alcuni episodi ha superato i 100mila euro per singola vittima. Il fenomeno unisce criminalità tradizionale e tecnologia, e sfrutta la fiducia, la solitudine e la paura degli anziani come nuove armi.
La smantellazione di questa rete di truffe informatiche è un importante passo avanti nella lotta contro la criminalità organizzata e nel proteggere i cittadini, in particolare gli anziani, dalle truffe online. È fondamentale aumentare la consapevolezza e l’educazione sulla sicurezza informatica per prevenire simili truffe in futuro.
Cronaca
Operaio cade da impalcatura al Vulcano Buono: condizioni gravi

Un incidente tragico si è verificato ieri sera nel centro commerciale Vulcano Buono a Nola, quando un operaio di 53 anni, originario della provincia di Foggia, è caduto da un’impalcatura di circa due metri. L’uomo, che era impegnato nel montaggio di scaffalature, è stato trasportato d’urgenza all’ospedale di Nola e successivamente all’Ospedale del Mare, dove è attualmente ricoverato in rianimazione. La sua vita è appesa a un filo e le condizioni sono ancora critiche.
Incidente e soccorsi
L’incidente ha scatenato l’intervento dei soccorsi e delle forze dell’ordine, che hanno aperto un’indagine sulle dinamiche e sulle condizioni di sicurezza del lavoro. I sanitari del 118 sono giunti tempestivamente sul posto e hanno prestato le prime cure all’operaio, il cui quadro clinico è apparso subito grave.
Indagine e sequestro dell’impalcatura
A fare luce su quanto accaduto, oltre ai Carabinieri, è intervenuto anche il personale specializzato del Servizio Sicurezza Ambienti di Lavoro dell’ASL Napoli 3 Sud. I tecnici hanno esaminato il luogo del misfatto e hanno sequestrato precauzionalmente una parte dell’impalcatura, ritenuta cruciale per comprendere le cause del crollo. L’indagine è ancora in corso e solo le perizie sapranno dare risposta alle domande che seguono ogni incidente sul lavoro.
La vita dell’operaio in bilico
Ora, mentre la vita dell’operaio è in bilico, restano aperte le domande su cosa ha causato la caduta. Un movimento falso, una struttura fragile, un momento di distrazione? Solo le indagini sapranno dare risposta. L’incidente ha sollevato preoccupazioni sulla sicurezza del lavoro e sull’importanza di garantire condizioni di lavoro sicure per tutti i lavoratori. La comunità locale è in attesa di notizie sulla condizione dell’operaio e sulla conclusione dell’indagine.Fonte
Cronaca
Il baby killer di Santo Romano:gang di rapinatori

Nuovo sviluppo nell’inchiesta sulla tentata rapina alla gioielleria “Gioie di Torrette” di Mercogliano
La Squadra Mobile di Avellino ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Luigi D. M., un napoletano già condannato per l’omicidio di Santo Romano, avvenuto il 19 novembre 2024. L’arresto porta a tre il numero complessivo delle persone finite in carcere per il colpo fallito alla gioielleria. Il minore, trasferito all’Istituto penale per minorenni di Casal del Marmo a Roma, è gravemente indiziato di tentata rapina aggravata e porto abusivo di armi comuni da sparo.
Il minore e il legame con l’omicidio di Santo Romano
Il giovane aveva sparato e ucciso Santo Romano, un giovane calciatore, durante una lite scoppiata per futili motivi. Il colpo, partito da una pistola calibro 7.65, lo raggiunse al petto. Dalle successive indagini emerse che il 17enne aveva partecipato alla tentata rapina di Mercogliano appena dieci giorni prima dell’omicidio, confermando un percorso criminale precoce e violento.
Il colpo fallito di Mercogliano
Il 22 ottobre 2024, un commando armato composto da quattro persone entrò in azione nel centro commerciale di Torrette di Mercogliano. La banda, con i volti coperti da maschere di Carnevale e giubbotti verdi, fece irruzione nella gioielleria dopo che la donna del gruppo era riuscita a farsi aprire la porta fingendosi una cliente interessata a un acquisto. A sventare la rapina fu la prontezza del titolare di un negozio di animali adiacente, che allertò immediatamente la polizia e cercò persino di ostacolare i rapinatori.
Le indagini e i riscontri
Le indagini della Squadra Mobile, coordinate dalla Procura di Avellino, hanno permesso di ricostruire le fasi preparatorie e l’esecuzione del colpo, fino a individuare i responsabili del fallito assalto. La posizione del minorenne è stata chiarita grazie a tracce digitali e testimonianze incrociate, che lo collocano tra i membri del gruppo operativo entrato in gioielleria.
Un profilo criminale precoce e violento
L’arresto del 17enne napoletano riaccende l’allarme sulla criminalità giovanile organizzata e sul ruolo dei minori nei reati di sangue e nei colpi armati. Un percorso che, nel giro di pochi mesi, lo ha portato dal rapinare una gioielleria a premere il grilletto contro un coetaneo, segnando un’escalation che il giudice minorile ha definito “indice di elevata pericolosità sociale e totale assenza di controllo emotivo”. L’inchiesta prosegue, con gli inquirenti che puntano ora a identificare la donna del gruppo e a chiarire le eventuali connessioni con altri episodi analoghi avvenuti nel Napoletano e in Irpinia nello stesso periodo.