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Cronaca

Truffe con Bitcoin e operatori finti smascherata

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Truffe con Bitcoin e operatori finti smascherata

La rete di truffatori smascherata: come funzionava il sistema criminale

Le indagini della polizia giudiziaria hanno permesso di scoprire un gruppo criminale dedito a truffe online e telefoniche, compiute con tecniche sofisticate e un’organizzazione strutturata. Il gruppo, guidato da Salvatore Cacace, alias “Spid”, e sua moglie Amalia Spadaro, contattava direttamente le vittime fingendosi operatori di istituti di credito.

Il meccanismo delle truffe

Il meccanismo delle truffe era tanto collaudato quanto ingannevole. Tutto partiva da un SMS che avvisava la vittima di un presunto addebito di 199,47 euro sul proprio conto. La vittima era invitata a cliccare su un link per verificare l’anomalia, ma in realtà il link conduceva a un sito artefatto costruito per raccogliere credenziali bancarie e informazioni personali.

La seconda fase delle truffe

Dopo che la vittima aveva cliccato sul link, gli indagati chiamavano la vittima fingendosi operatori del servizio antifrode e promettevano di “bloccare” la transazione sospetta. In realtà, durante la telefonata convincevano la persona a fornire i codici temporanei OTP che arrivavano via SMS, indispensabili per completare gli acquisti fraudolenti online.

Le vittime preferite

Le vittime preferite del gruppo erano anziani, selezionati proprio in base alla data di nascita presente nei database acquistati sul dark web. Queste persone erano ritenute più vulnerabili e meno capaci di reagire in tempo per bloccare le operazioni bancarie in corso.

Il ruolo dei ricettatori

Il gruppo aveva anche una rete di ricettatori che si occupavano di vendere i prodotti acquistati con le carte di credito rubate. I ricettatori principali erano Salvatore Cataldo e Michele Della Rotonda, che si occupavano di stoccare e rivendere i prodotti.

La filiera del riciclaggio

La filiera del riciclaggio era composta da diverse persone, tra cui Raffaele Ranucci, Gennaro Accurso e Nicolas Sarnacchiaro, che aiutavano Simonetti nelle operazioni di ritiro. Il gruppo utilizzava anche carte prepagate fittiziamente intestate per ricevere bonifici truffaldini.

La base operativa

La base operativa del gruppo era l’abitazione di via dell’Abbondanza 52, nel quartiere Marianella di Napoli, dove si pianificavano le truffe e si decidevano le operazioni da compiere.

Il costo della truffa

Il gruppo utilizzava Bitcoin per finanziare l’attività truffaldina, acquistando liste di dati personali sul dark web. Il costo della truffa era significativo, con decine di migliaia di euro rubati e decine di vittime in tutta Italia.

Fonte

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