Cronaca
Trecase, carpentiere di 61 anni muore schiacciato da trave.

Un altro tragico evento si è verificato nella regione Campania, dove un uomo di 61 anni ha perso la vita a causa di un incidente sul lavoro. La tragedia è accaduta a Trecase, in via Capitano Rea 186, poco prima di mezzogiorno, quando l’uomo, un carpentiere con lunga esperienza, è stato colpito alla testa da una trave in muratura mentre lavorava alla ristrutturazione di una villetta.
Dettagli dell’incidente
L’incidente si è verificato mentre il 61enne stava lavorando al rifacimento della facciata dell’immobile. Secondo i carabinieri, una trave si è staccata improvvisamente dal primo piano, travolgendolo in pieno. L’impatto è stato mortale e l’uomo è deceduto sul colpo, sotto gli occhi dei colleghi che hanno immediatamente allertato i soccorsi.
Le indagini
Sul posto sono intervenuti i carabinieri della Compagnia di Torre Annunziata e del Nucleo Investigativo, insieme ai sanitari del 118. La Procura di Torre Annunziata ha disposto il sequestro della salma e l’autopsia per chiarire le cause esatte della morte, oltre a ordinare accertamenti tecnici sul cantiere e sulle misure di sicurezza adottate. Le indagini, affidate ai carabinieri e agli ispettori del Servizio per la prevenzione e la sicurezza nei luoghi di lavoro dell’Asl Napoli 3 Sud, puntano a stabilire se siano state rispettate tutte le norme sulla sicurezza.
La situazione in Campania
Questo ennesimo incidente si inserisce in una drammatica scia di morti bianche che continua a colpire la Campania. Solo negli ultimi mesi si sono registrati numerosi casi simili tra Napoli, Caserta e Salerno, in cantieri edili e siti industriali dove troppo spesso la sicurezza resta una promessa disattesa. Secondo gli ultimi dati dell’Inail, la regione è tra le prime in Italia per numero di denunce di infortunio sul lavoro, con un aumento significativo rispetto allo scorso anno.
La necessità di rafforzare i controlli
La situazione ripropone, ancora una volta, l’urgenza di rafforzare i controlli e la formazione per chi lavora ogni giorno in condizioni di rischio. È fondamentale che le autorità prendano misure concrete per prevenire incidenti simili e garantire la sicurezza dei lavoratori. Intanto, a Trecase, in via Capitano Rea, restano i nastri gialli dei carabinieri e il silenzio dei colleghi del 61enne, sconvolti per una morte che – come troppo spesso accade – forse si poteva evitare.Fonte
Cronaca
Incendio alla Fondazione Foqus a Napoli dopo fuochi d’artificio

Napoli è stata teatro di una notte di follia e terrore ai Quartieri Spagnoli, dove una “serenata” con fuochi d’artificio è degenerata in un rogo che ha messo in ginocchio l’intera area. La Fondazione Foqus, un simbolo di rinascita del centro storico, è stata lambita dalle fiamme, che hanno avvolto il muro perimetrale e l’ingresso principale, minacciando l’intero complesso.
Causa dell’incendio
L’incendio è stato causato dall’incosciente utilizzo di fuochi d’artificio per celebrare l’onomastico di un parente di una nota tik-toker di Santa Lucia, già nota per le polemiche sugli ormeggi abusivi. Le fiamme, partite dai contenitori della differenziata in carta, hanno rapidamente avvolto il muro perimetrale e l’ingresso principale della Fondazione.
Danneggiamenti e rischi
I danni sono ingenti: la furia delle fiamme ha compromesso la tubazione del gas e l’alimentazione elettrica, interrompendo il cavo principale. Macchine ridotte a rottami fumanti, una facciata annerita, il terrore di quello che poteva succedere. La natura del luogo colpito, che ospita asili, scuole e attività culturali frequentate ogni giorno da circa mille bambini, rende l’accaduto ancora più grave.
Reazioni e richieste
Il deputato Francesco Borrelli ha definito l’accaduto “un atto di inaudita stupidità e irresponsabilità, che sfiora la criminalità”. Ha richiesto alle Forze dell’Ordine di identificare e sanzionare con il massimo rigore i responsabili di quella che da “serenata” si è trasformata in un atto criminale. “Non è ammissibile che un luogo di rinascita e legalità come la Fondazione Foqus diventi bersaglio di queste bravate pericolosissime. È ora di dire basta: occorre una tolleranza zero”.
Conclusioni
La città di Napoli non può più sopportare derive simili. L’appello finale è un urlo di allarme per una città che necessita di una tolleranza zero contro queste follie fuori controllo. Le istituzioni devono agire subito contro questa follia, per garantire la sicurezza e la legalità in una città che merita di essere protetta. La notte dei Quartieri Spagnoli non sarà dimenticata, e speriamo che sia un campanello di allarme per una città che necessita di cambiamento.Fonte
Cronaca
Napoli in ansia: Lobotka stirato, fuori un mese

Il Napoli è stato colpito da una serie di infortuni che potrebbero compromettere le loro ambizioni per la stagione. Il più recente è lo stiramento muscolare di Stanislav Lobotka, il centrocampista slovacco che dovrà saltare almeno un mese di gioco. Questo infortunio arriva in un momento cruciale della stagione, con il Napoli che si appresta ad affrontare alcune delle partite più difficili del calendario.
La situazione di Lobotka
Il calendario del Napoli è particolarmente fitto nelle prossime settimane, con partite importanti contro avversari di alto livello. La perdita di Lobotka sarà particolarmente sentita, considerando il suo ruolo di regista nel centrocampo azzurro.
Altre assenze
La situazione dell’infermeria del Napoli è particolarmente critica, con diversi giocatori indisponibili. Oltre a Lobotka, anche Matteo Politano è in attesa del verdetto medico dopo essere uscito malconcio da una partita recente. Inoltre, il Napoli dovrà fare a meno di Buongiorno, Rrahmani, Lukaku e Contini, quest’ultimo fermo per una frattura alla mano. Anche Milinkovic-Savic ha lasciato la sua nazionale per un fastidio alla schiena, aggiungendosi alla lista degli indisponibili.
Le conseguenze per il Napoli
La lunga lista di infortuni complica i piani dell’allenatore Antonio Conte, che dovrà trovare soluzioni creative per colmare i vuoti lasciati dai giocatori assenti. Il Napoli deve affrontare una serie di partite decisive, tra cui la trasferta di Eindhoven e il big match contro l’Inter, senza alcuni dei suoi giocatori più importanti. La sfida di Champions contro l’Eintracht Francoforte potrebbe essere il primo obiettivo per il ritorno di Lobotka, ma intanto il Napoli dovrà trovare il modo di superare gli ostacoli e continuare a lottare per i suoi obiettivi stagionali.Fonte
Cronaca
Camorra: processo al clan Moccia, Gratteri in aula

Il Processo al Clan Moccia: Una Sfida per la Giustizia Italiana
Il Tribunale di Napoli è stato recentemente teatro di un’udienza di grande importanza, quella del processo al clan Moccia, una delle storiche organizzazioni camorristiche dell’area nord della provincia di Napoli. L’aula 215 del Palazzo di Giustizia era gremita di persone, tra cui il procuratore di Napoli Nicola Gratteri, che ha deciso di intervenire personalmente per seguire l’udienza. Il processo si celebra dinanzi alla Settima Sezione Penale e vede coinvolti oltre quaranta imputati accusati di associazione di tipo mafioso, estorsione, usura e traffico di droga.
Il Ritmo Serrato delle Udienze
Dopo la pausa estiva, il processo ha ripreso con un ritmo serrato, con tre o quattro udienze a settimana e fino a trenta testimoni escussi al giorno. Questa accelerazione è stata voluta dalla Procura per evitare il rischio di prescrizioni e nuove scarcerazioni. Tuttavia, questa scelta ha suscitato forti polemiche tra gli avvocati difensori, che denunciano una compressione dei diritti della difesa e hanno annunciato quattro giorni di astensione dalle udienze per protestare contro la gestione processuale emergenziale.
Le Scarcerazioni di Luglio e il Nodo dei Termini
Il procedimento aveva già attraversato un momento critico a luglio scorso, quando quindici presunti membri di spicco del clan Moccia erano stati scarcerati per decorrenza dei termini di custodia cautelare. La Procura aveva immediatamente presentato ricorso al Tribunale del Riesame, poi rigettato lo scorso settembre, confermando la libertà per gli indagati. Le scarcerazioni avevano alimentato polemiche e preoccupazioni negli ambienti investigativi, con il timore che la prolungata durata del processo potesse compromettere anni di indagini e di attività antimafia.
La Presenza di Nicola Gratteri
La presenza di Nicola Gratteri in aula non è stata solo simbolica. Il procuratore ha voluto affiancare i magistrati della DDA e riaffermare la linea di fermezza della Procura partenopea. “I processi di mafia non possono fermarsi o rallentare”, ha detto Gratteri. “La giustizia deve poter garantire tempi certi e risposte chiare, anche per chi attende un giudizio da anni”. Una posizione che ha trovato sostegno tra i colleghi dell’accusa, ma che ha ulteriormente acuito la frattura con la difesa.
Un Maxi-Processo tra Tensioni e Precedenti Illustri
Il processo al clan Moccia è uno dei più ampi e complessi della storia recente della camorra. Originario di Afragola, il gruppo Moccia è considerato da decenni un modello di camorra “imprenditoriale”, capace di infiltrarsi nel tessuto economico e politico campano attraverso società, appalti e investimenti nel settore immobiliare. La mole di atti, testimonianze e intercettazioni rende inevitabilmente complessa la gestione dei tempi processuali, fattore che ha alimentato il dibattito nazionale sulla lentezza dei maxi-processi di mafia.
Il Punto di Equilibrio Ancora Lontano
La tensione tra esigenze di celerità e diritto alla difesa sembra destinata a proseguire. Da un lato, la Procura rivendica la necessità di accelerare per evitare la vanificazione degli sforzi investigativi; dall’altro, la Camera Penale invoca il rispetto dei tempi tecnici e delle garanzie costituzionali. Il processo al clan Moccia prosegue tra polemiche, rinvii e scioperi annunciati, diventando uno dei casi emblematici del difficile equilibrio tra efficienza giudiziaria e tutela dei diritti in Italia.