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Torre del Greco: arresti per spaccio tra disoccupati giovani

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Torre del Greco: arresti per spaccio tra disoccupati giovani

Nella città di Torre del Greco, la lotta contro il micro-spaccio “porta a porta” sta diventando sempre più intensa. I Carabinieri del comando provinciale di Napoli hanno arrestato un altro giovane insospettabile, il quarto in soli sette giorni, per detenzione e cessione di stupefacenti. Questo fenomeno sta mettendo in allarme le forze dell’ordine, poiché vede protagonisti ragazzi incensurati travolti dalla crisi economica.

Il fenomeno del micro-spaccio

Il micro-spaccio “porta a porta” è un fenomeno che sta diventando sempre più diffuso a Torre del Greco. I ragazzi incensurati, travolti dalla crisi economica, stanno iniziando a vendere droga per racimolare qualche soldo. La tattica è collaudata: appuntamenti fissati all’ultimo su social o app di messaggistica, spostamenti a piedi, in auto o scooter per coprire rioni limitrofi, e carichi minimi per minimizzare i rischi.

Le operazioni anti-droga

Le forze dell’ordine stanno intensificando le operazioni anti-droga a Torre del Greco. Solo a settembre, un maxi-blitz dei Carabinieri ha portato a due arresti in flagranza e al sequestro di chilogrammi di marijuana e hashish, oltre a un’arma letale nascosta in un garage. Inoltre, l’operazione “Manana” della Guardia di Finanza ha smantellato a gennaio una rotta Spagna-Campania con 12 arresti e oltre 300 kg di droga sequestrati in Italia.

La risposta delle autorità locali

Le autorità locali stanno spingendo per risorse extra per contrastare il fenomeno del micro-spaccio. Il sindaco di Torre del Greco ha annunciato un tavolo con la Prefettura per monitorare i social e potenziare i centri di disintossicazione, mentre i Carabinieri promettono di non allentare la presa. Gli esperti non esitano a parlare di “epidemia silenziosa”, sottolineando che la droga diventa un paracadute economico in assenza di welfare e lavoro, ma perpetua un ciclo vizioso che alimenta clan più grandi.

La sfida per i giovani

La vera sfida per i giovani di Torre del Greco è trovare un futuro oltre la dose. La “delivery” della droga può sembrare un gioco facile, ma l’occhio vigile delle divise trasforma un soldo in manette. È fondamentale che le autorità locali e le forze dell’ordine continuino a lavorare insieme per contrastare il fenomeno del micro-spaccio e offrire alternative ai giovani che sono stati trascinati in questo ciclo vizioso. Solo attraverso un’impegno congiunto sarà possibile costruire un futuro migliore per i giovani di Torre del Greco.

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Eredi denunciati per non aver comunicato Soprintendenza su edificio storico ereditato

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Eredi denunciati per non aver comunicato Soprintendenza su edificio storico ereditato

Nel cuore della Campania, un caso di violazione della legge sui beni culturali ha scosso la comunità di Santa Maria a Vico, nel comune di Caserta. Quattro eredi di un edificio storico vincolato non hanno informato la Soprintendenza del trasferimento di proprietà, come impone la legge, suscitando un’indagine approfondita da parte dei Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale (TPC) di Napoli.

Il caso: violazione della legge sui beni culturali

L’indagine ha rivelato che i quattro eredi, dopo aver ricevuto l’immobile a titolo gratuito in seguito a successione ereditaria, non hanno notificato tempestivamente il passaggio di proprietà alla Soprintendenza. Questo atto è obbligatorio per legge, poiché l’immobile si trova in un’area sottoposta a vincolo diretto di tutela ai sensi del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio.

La legge e le responsabilità

La legge impone ai proprietari o agli aventi diritto di comunicare tempestivamente alla Soprintendenza qualsiasi passaggio di proprietà, anche in caso di successione, per garantire la tracciabilità dei beni vincolati e consentire alle autorità competenti di esercitare la necessaria vigilanza e tutela. La mancata comunicazione costituisce una violazione che può avere rilievo sia amministrativo che penale.

L’indagine e le conseguenze

L’indagine è stata condotta dai Carabinieri del Nucleo TPC di Napoli, in collaborazione con il personale della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Caserta e Benevento. L’Autorità giudiziaria di Santa Maria Capua Vetere è stata informata dei risultati dell’indagine e proseguono le verifiche per accertare eventuali ulteriori responsabilità o omissioni nella gestione del bene ereditato. La violazione della legge sui beni culturali può avere conseguenze gravi, compromettendo il monitoraggio dei beni di interesse culturale e la loro corretta conservazione.

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Pena ridotta a Gennaro Morgillo, potrebbe uscire presto dal carcere

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Pena ridotta a Gennaro Morgillo, potrebbe uscire presto dal carcere

Il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha emesso una decisione significativa riguardo al caso di Gennaro Morgillo, un elemento di spicco nella criminalità organizzata nell’area tra San Felice a Cancello, la Valle di Suessola e la Valle Caudina. Morgillo, di 40 anni, era stato condannato a 24 anni di reclusione per una serie di reati gravi, tra cui l’associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti in un vasto territorio compreso tra le province di Napoli, Caserta e Benevento. Tuttavia, grazie all’intervento del suo legale, l’avvocato Vittorio Fucci, i giudici hanno ridotto la pena complessiva a 13 anni e 10 mesi, riconoscendo l’istituto della continuazione tra le varie condanne già definitive.

La riduzione della pena

La riduzione della pena è stata possibile grazie alla tesi della difesa, che ha evidenziato l’esistenza di una logica unitaria nelle condotte contestate, maturate in un medesimo contesto operativo e temporale. La Procura aveva espresso parere contrario alla richiesta di riconoscimento della continuazione, sostenendo che i diversi episodi criminosi non potessero essere ricondotti a un unico disegno. Tuttavia, il Tribunale ha accolto la tesi della difesa, riducendo la pena di circa 11 anni.

Le implicazioni della decisione

La decisione dei giudici potrebbe avere importanti implicazioni per il futuro di Morgillo. Considerando che il boss ha già scontato circa sette anni di detenzione, compresi i benefici di liberazione anticipata, potrebbe presto accedere a misure alternative alla detenzione, come la semilibertà o l’affidamento in prova. L’avvocato Fucci sarebbe pronto a presentare la relativa istanza nelle prossime settimane, aprendo una prospettiva di uscita graduale dal carcere per Morgillo.

Il contesto del caso

Il caso di Morgillo è legato a una delle più pesanti vicende giudiziarie legate al traffico di droga nel Casertano. La rete da lui diretta avrebbe avuto il proprio epicentro tra la Valle di Suessola e la Valle Caudina, dove si coordinavano gli approvvigionamenti e la distribuzione della droga. Le indagini hanno rivelato che la rete aveva un’influenza significativa in un vasto territorio compreso tra le province di Napoli, Caserta e Benevento.

La prospettiva futura

La decisione dei giudici potrebbe segnare l’inizio di una nuova fase per Morgillo. Se la richiesta di misure alternative alla detenzione sarà accolta, potrebbe avere la possibilità di uscire gradualmente dal carcere e di riintegrarsi nella società. Tuttavia, è importante notare che la decisione finale spetterà alle autorità competenti e che il caso di Morgillo rimane uno dei più significativi e complessi nella storia del traffico di droga nel Casertano.

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Nola, sequestro maxi carburante di contrabbando

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Nola, sequestro maxi carburante di contrabbando

Il sequestro di gasolio di contrabbando è un’operazione di grande portata che ha avuto luogo a Marigliano, nella provincia di Napoli. La Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Napoli ha sequestrato oltre 56.000 litri di gasolio per autotrazione, che erano stati sottratti al fisco e privi dei necessari tributi. Questa operazione fa parte di un più ampio piano di potenziamento dei controlli contro i traffici illeciti e ha portato anche al sequestro di due automezzi e alla denuncia di due persone.

Dettagli dell’operazione

L’azione è stata condotta dal Gruppo di Nola, che ha iniziato il controllo su un autoarticolato telonato con targa romena, sospetto mentre stazionava in un’area di parcheggio privata. L’ispezione del mezzo ha rivelato un carico anomalo: 28.000 litri di gasolio, suddivisi in “cubotti” da mille litri l’uno e accompagnati da una documentazione contraffatta. L’autista, un cittadino romeno, non è stato in grado di fornire alcuna prova sulla legittima provenienza della merce.

Il sequestro dell’autocisterna

La sorpresa maggiore era parcheggiata lì accanto: un’autocisterna italiana, con a bordo altri 28.000 litri di prodotto petrolifero, e una pompa professionale pronta per il travaso del carburante dall’uno all’altro mezzo. Questo scenario lascia pochi dubbi sulla natura di un’operazione di trasbordo illegale su scala industriale, finalizzata a immettere sul mercato gasolio “fuorilegge”, su cui non erano state pagate l’IVA e le accise, con un pesante danno per l’erario e una sleale concorrenza verso gli operatori onesti.

Le accuse e le conseguenze

Al termine delle operazioni, le Fiamme Gialle hanno denunciato alla Procura della Repubblica di Nola sia il conducente dell’autoarticolato che il legale rappresentante della società italiana proprietaria della cisterna. Le accuse ipotizzate sono di ricettazione e violazione della normativa fiscale sulle accise. Questa operazione dimostra l’importanza dei controlli contro i traffici illeciti e la necessità di una maggiore vigilanza per prevenire questo tipo di reati.

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