Cronaca
Tardiva confessione, giovane boss condannato
#giustizia #camorra #Napoli, la confessione di Totoriello non è bastata a salvare la sua situazione
La storia di Salvatore Barile, detto “Totoriello”, è un esempio lampante di come la confessione, anche se tardiva, non sia sempre sufficiente a ottenere un trattamento più mite. Il giovane boss, nipote dello storico boss Vincenzo Mazzarella, è stato condannato a trent’anni di reclusione per l’omicidio di Salvatore Lausi, conosciuto come “Pirulino”, nonostante il suo lungo memoriale di confessione e l’ammissione piena di colpe.
“Volevo essere come mio zio” sono le parole che Barile ha utilizzato per spiegare la sua ascesa criminale e il peso del cognome che porta. Una strada segnata da sangue e fedeltà claniche, che nel 2002 lo portò a partecipare a un omicidio eccellente. Nel suo racconto, Totoriello ricostruisce l’ultima giornata di “Pirulino” e ammette di aver accettato di partecipare all’agguato senza rendersi conto della gravità di ciò che stava per commettere, ma con la speranza di guadagnarsi rispetto e considerazione all’interno del clan.
Il battesimo di sangue di Barile è stato un momento cruciale nella sua carriera criminale, e la sua confessione ha permesso di ricostruire i fatti dell’omicidio di “Pirulino”. Tuttavia, la sua strategia di confessione non ha avuto effetti premiali, e i giudici non hanno riconosciuto alcun attenuante. La sua verità tardiva non è stata sufficiente a cambiare la sentenza, e Barile dovrà scontare trent’anni di carcere.
Questo caso dimostra come la tendenza dei ras e dei gregari a redigere memoriali-confessione non sempre paghi. La sincerità non basta quando arriva tardi e non si accompagna a una reale collaborazione con la giustizia. Per Barile, come per altri boss “pentiti a metà”, la confessione è rimasta un atto isolato, insufficiente a cambiare la sentenza. La giustizia non può essere ingannata da confessioni tardive e strumentali, e la società napoletana non può permettere che la camorra continui a seminare morte e terrore per le strade della città. necessario un impegno più forte e più coerente nella lotta contro la criminalità organizzata, e la confessione di Totoriello non può essere considerata un atto di pentimento, ma solo un tentativo di ottenere un trattamento più mite.
