Cronaca
Strage di Paupisi, Ocone non curato come doveva

Introduzione
La storia di Salvatore Ocone, l’uomo che ha commesso un duplice omicidio a Paupisi, ha scosso profondamente la comunità del Sannio. Tuttavia, secondo Serena Romano, presidente dell’associazione dei Familiari dei Sofferenti Psichici “La Rete Sociale” di Benevento, Ocone non può essere semplicemente etichettato come un “mostro”. Piuttosto, egli rappresenta un caso di una persona gravemente malata, privata delle cure necessarie e abbandonata a se stesso.
La denuncia della presidente
Serena Romano contesta fermamente la narrativa che descrive il gesto di Ocone come improvviso e imprevedibile. “È difficile credere che non ci siano state avvisaglie prima di un gesto così estremo. Forse sono state sottovalutate o ignorate”, afferma. La storia clinica di Ocone racconta di un’assistenza lacunosa, con un primo medico che lo visitò a casa solo nel 2010, quando fu aperta la sua cartella al Centro di Salute Mentale di Puglianello. L’ultima volta in cui qualcuno si è assicurato che seguisse la terapia risale a febbraio 2025, dopo di che si è verificato un vuoto assistenziale.
Il sistema sanitario sotto accusa
Romano accusa apertamente il sistema sanitario di non aver garantito il monitoraggio necessario per una persona come Ocone. “La medicina territoriale esiste per casi come questo: non si può lasciar vagare una persona fragile e intervenire solo quando esplode il dramma. I segnali c’erano e dovevano essere raccolti”, sottolinea. La mancanza di un’adeguata assistenza e monitoraggio potrebbe aver contribuito all’escalation degli eventi che hanno portato alla strage di Paupisi.
La necessità di una riflessione
Questa tragedia solleva una serie di questioni importante sul sistema sanitario e sulla gestione dei casi di salute mentale. È fondamentale riflettere sulla necessità di un’assistenza più completa e continua per le persone che soffrono di disturbi psichici, al fine di prevenire che situazioni simili si verifichino in futuro. La presidente dell’associazione “La Rete Sociale” sottolinea l’importanza di una maggiore sensibilità e consapevolezza sulle questioni relative alla salute mentale, per evitare di etichettare Ingiustamente le persone come “mostri” e garantire loro il supporto e le cure di cui hanno bisogno.
Cronaca
Processo clan Moccia: avvocati in sciopero per 4 giorni

La Giustizia in Bilico: il Maxiprocesso al Clan Moccia
La Camera Penale di Napoli ha annunciato un’astensione dalle udienze per quattro giorni, dal 14 al 17 ottobre, in occasione del maxiprocesso al clan Moccia, uno dei sodalizi più potenti e ramificati della camorra campana. La decisione è stata presa al termine di un’assemblea nel Nuovo Palazzo di Giustizia, con l’approvazione di una delibera firmata dal presidente Marco Muscariello e dal segretario Maurizio Capozzo.
Le Ragioni della Protesta
La protesta degli avvocati penalisti è motivata dall’accelerazione impressa al calendario delle udienze, con tre o quattro appuntamenti settimanali e l’escussione di venti-trenta testimoni al giorno. Un ritmo definito “insostenibile” che rischia di compromettere la qualità del contraddittorio e il diritto a una difesa effettiva. Inoltre, le difficoltà croniche nei colloqui con i detenuti di Poggioreale, dove il sovraffollamento e i vincoli organizzativi rendono complicato per i legali incontrare regolarmente i propri assistiti, hanno contribuito a scatenare la mobilitazione.
Il Contesto: il Nodo delle Scarcerazioni
Il caso si inserisce in un momento particolarmente delicato per la giustizia campana, con polemiche per le scarcerazioni anticipate di boss e gregari di vari clan, dovute a cavilli procedurali, vizi formali o all’impossibilità di rispettare i tempi dei processi. Queste vicende hanno alimentato accuse reciproche tra magistratura e avvocatura, con chi chiede tempi rapidi e processi efficienti per colpire le organizzazioni criminali e chi denuncia la compressione del diritto di difesa come rischio per le stesse garanzie costituzionali.
Un Processo ad Alta Tensione
Il maxiprocesso ai Moccia è già diventato un banco di prova per il sistema giudiziario partenopeo, con una posta in gioco altissima: la necessità di giudicare in tempi ragionevoli una delle cosche più influenti della camorra e il rischio che la foga repressiva finisca per alimentare nuovi ricorsi e ulteriori scarcerazioni. Gli avvocati, con la loro protesta, intendono accendere i riflettori su un nodo cruciale: si può davvero fare un processo giusto a ritmo di catena di montaggio? La risposta a questa domanda potrebbe avere conseguenze importanti per il futuro della giustizia in Campania.
Cronaca
Torre Annunziata: marocchino accoltella uomo dopo lite

Tentato Omicidio a Torre Annunziata: Una Lite in Spiaggia Degenera
Una lite in spiaggia a Torre Annunziata ha preso una tragica svolta questa mattina, sfociando in un tentato omicidio. La violenza è scoppiata in via Colombo, nei pressi dei giardinetti, coinvolgendo due uomini di diverse origini. La Polizia di Stato ha fermato un uomo di 39 anni, di origini marocchine, con l’accusa di aver accoltellato al collo un cittadino nigeriano, che ora lotta per la sua vita.
L’Aggressione e le Indagini
L’aggressione è avvenuta dopo una lite tra i due, avvenuta poche ore prima in spiaggia. La vittima, gravemente ferita, è stata soccorsa dal personale del 118 e trasportata d’urgenza all’ospedale di Castellammare di Stabia, per poi essere trasferita all’ospedale del Mare di Napoli in codice rosso.
Il Fermo del Presunto Aggressore
Gli agenti del Commissariato di Torre Annunziata, dopo un’intensa attività investigativa, hanno rintracciato il presunto aggressore in un ex stabilimento balneare abbandonato, dove aveva trovato rifugio. Il 39enne è stato sottoposto a fermo di polizia giudiziaria ed è ora a disposizione dell’Autorità Giudiziaria in attesa dell’udienza di convalida.
La Situazione e le Prossime Mosse
La situazione è ancora oscura, ma la Polizia di Stato sta proseguendo le indagini per chiarire i dettagli dell’aggressione e ricostruire gli eventi che hanno portato al tentato omicidio. La comunità di Torre Annunziata è scossa dall’evento e attende con ansia gli sviluppi della vicenda.
L’articolo è stato pubblicato il 3 Ottobre 2025 – 19:51, a cura di Vincenzo Scarpa.
Cronaca
Arrestato 21enne a Caserta con crack già confezionato

Operazione antimafia: arrestato 21enne albanese con crack già suddiviso in dosi
I carabinieri hanno effettuato un’operazione antimafia a Caivano, arrestando un 21enne di origini albanesi con crack già suddiviso in dosi per la vendita. L’arresto è avvenuto ieri pomeriggio in via Renella, a Caserta, durante un controllo del territorio effettuato dal Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia dei Carabinieri.
L’arresto
Erano circa le 15 quando i militari hanno notato il giovane uscire da una rivendita di tabacchi, ma invece di allontanarsi continuava a sostare e a compiere movimenti sospetti lungo la strada. Fermato per un controllo, è stato sottoposto a perquisizione: nel borsello nero che portava con sé sono state trovate 17 dosi di crack per un totale di 8,9 grammi, confezionate con nastri adesivi di diversi colori per distinguerne la tipologia.
Il sequestro
Sequestrati anche 79 euro in contanti, ritenuti il frutto dell’attività di spaccio. La droga è stata posta sotto sequestro e depositata presso l’Ufficio Corpi di Reato del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere.
Le conseguenze
Il 21enne, arrestato per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, є stato condotto nelle camere di sicurezza dell’Arma in attesa delle decisioni dell’autorità giudiziaria competente. L’operazione antimafia è un ulteriore passo nella lotta contro la criminalità organizzata e il traffico di sostanze stupefacenti nella regione.
Articolo pubblicato il 3 Ottobre 2025 – 19:36 – Vincenzo Scarpa