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Cronaca

Rogo a rifiuti a Napoli, anziano denunciato vicino parco Camaldoli

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Rogo a rifiuti a Napoli, anziano denunciato vicino parco Camaldoli

Il parco dei Camaldoli, un’area verde di grande valore per la città di Napoli, è stato recentemente teatro di un episodio allarmante. Un uomo di 70 anni è stato sorpreso dai carabinieri del Nucleo operativo del Vomero mentre appiccava un incendio a un cumulo di rifiuti, a pochi metri dal parco e dal castagneto. Le fiamme, già alte e minacciose, sono state spente in tempo dai vigili del fuoco, evitando conseguenze potenzialmente devastanti per l’area verde.

Le indagini e il materiale sequestrato

Durante l’intervento, i militari hanno scoperto che l’anziano portava con sé alcuni petardi e palette segnaletiche della Protezione Civile, simili a quelle usate dalle forze dell’ordine. Poco dopo, in uno stabile adiacente al parco occupato abusivamente dallo stesso uomo, è stata trovata anche una pistola a salve priva del tappo rosso. Questi elementi hanno sollevato interrogativi sulla motivazione e sulle intenzioni dell’uomo.

La denuncia e le conseguenze

Il settantenne è stato denunciato e dovrà rispondere di combustione illecita di rifiuti, porto abusivo di arma e occupazione abusiva. L’episodio riaccende l’allarme sul degrado ambientale e sulla scarsa tutela delle aree naturali cittadine, sempre più spesso teatro di episodi di inciviltà e abbandono. La città di Napoli deve affrontare questo problema con urgenza, prendendo misure concrete per proteggere le sue aree verdi e garantire la sicurezza dei cittadini.

La tutela dell’ambiente e la sicurezza

L’episodio dei Camaldoli è solo l’ultimo di una serie di eventi che hanno messo in luce la necessità di una maggiore attenzione per la tutela dell’ambiente e la sicurezza nella città di Napoli. La protezione delle aree naturali e la prevenzione degli illeciti ambientali devono essere considerate prioritarie per garantire un futuro più sicuro e sostenibile per la comunità. La collaborazione tra le forze dell’ordine, le istituzioni locali e la cittadinanza è fondamentale per raggiungere questo obiettivo.

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Donna muore legata e sedata al pronto soccorso di Napoli

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Donna muore legata e sedata al pronto soccorso di Napoli

Una tragedia nel pronto soccorso: la morte di una donna a Napoli
La notte tra l’11 e il 12 settembre, una donna di 39 anni, epilettica e in stato di alterazione, è morta al pronto soccorso dell’Ospedale del Mare di Napoli. La donna, che aveva bevuto, era stata sedata e legata alla barella dai sanitari, che avevano annotato nel referto che “infastidiva gli altri pazienti”. Pochi ore dopo, la donna è deceduta per arresto cardiaco.

Il caso

La donna, arrivata al pronto soccorso poco dopo le 22.00 dell’11 settembre, si trovava in stato di agitazione psicomotoria dopo aver assunto alcol. Il personale medico ha deciso la contenzione fisica e farmacologica, una pratica estrema ma ancora oggi usata in alcuni reparti d’urgenza per gestire pazienti agitati o potenzialmente pericolosi per sé e per gli altri.

L’inchiesta giudiziaria

La Procura di Napoli ha aperto un fascicolo per morte in ospedale e disposto l’autopsia. Gli inquirenti stanno raccogliendo le cartelle cliniche e le testimonianze del personale di turno per verificare se la contenzione e la sedazione siano state eseguite secondo i protocolli sanitari previsti. Il legale della famiglia, l’avvocato Di Pietro, parla di “una vicenda che solleva interrogativi gravi sulla gestione dell’emergenza sanitaria e sulla sicurezza dei pazienti più fragili”.

La crisi dei pronto soccorso

La morte della donna si inserisce in un quadro ormai drammatico per i pronto soccorso di Napoli e provincia. Gli accessi d’urgenza negli ospedali campani sono cresciuti del 18% nell’ultimo anno, mentre il numero di medici e infermieri è diminuito del 12%. All’Ospedale del Mare, il pronto soccorso è quotidianamente affollato da centinaia di pazienti in attesa anche oltre le 10 ore.

Una tragedia che interpella il sistema

Il caso della donna solleva dunque interrogativi non solo medici ma etici e organizzativi: è accettabile che una paziente fragile, arrivata in cerca di aiuto, muoia legata a una barella? La Procura indagherà sulle responsabilità individuali, ma resta aperta la questione più ampia: quella di un sistema d’emergenza sotto assedio, dove la mancanza di risorse, il sovraffollamento e l’assenza di formazione specifica per i casi psichiatrici rendono ogni notte un campo di battaglia.

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Torre del Greco: arresti per spaccio tra disoccupati giovani

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Torre del Greco: arresti per spaccio tra disoccupati giovani

Nella città di Torre del Greco, la lotta contro il micro-spaccio “porta a porta” sta diventando sempre più intensa. I Carabinieri del comando provinciale di Napoli hanno arrestato un altro giovane insospettabile, il quarto in soli sette giorni, per detenzione e cessione di stupefacenti. Questo fenomeno sta mettendo in allarme le forze dell’ordine, poiché vede protagonisti ragazzi incensurati travolti dalla crisi economica.

Il fenomeno del micro-spaccio

Il micro-spaccio “porta a porta” è un fenomeno che sta diventando sempre più diffuso a Torre del Greco. I ragazzi incensurati, travolti dalla crisi economica, stanno iniziando a vendere droga per racimolare qualche soldo. La tattica è collaudata: appuntamenti fissati all’ultimo su social o app di messaggistica, spostamenti a piedi, in auto o scooter per coprire rioni limitrofi, e carichi minimi per minimizzare i rischi.

Le operazioni anti-droga

Le forze dell’ordine stanno intensificando le operazioni anti-droga a Torre del Greco. Solo a settembre, un maxi-blitz dei Carabinieri ha portato a due arresti in flagranza e al sequestro di chilogrammi di marijuana e hashish, oltre a un’arma letale nascosta in un garage. Inoltre, l’operazione “Manana” della Guardia di Finanza ha smantellato a gennaio una rotta Spagna-Campania con 12 arresti e oltre 300 kg di droga sequestrati in Italia.

La risposta delle autorità locali

Le autorità locali stanno spingendo per risorse extra per contrastare il fenomeno del micro-spaccio. Il sindaco di Torre del Greco ha annunciato un tavolo con la Prefettura per monitorare i social e potenziare i centri di disintossicazione, mentre i Carabinieri promettono di non allentare la presa. Gli esperti non esitano a parlare di “epidemia silenziosa”, sottolineando che la droga diventa un paracadute economico in assenza di welfare e lavoro, ma perpetua un ciclo vizioso che alimenta clan più grandi.

La sfida per i giovani

La vera sfida per i giovani di Torre del Greco è trovare un futuro oltre la dose. La “delivery” della droga può sembrare un gioco facile, ma l’occhio vigile delle divise trasforma un soldo in manette. È fondamentale che le autorità locali e le forze dell’ordine continuino a lavorare insieme per contrastare il fenomeno del micro-spaccio e offrire alternative ai giovani che sono stati trascinati in questo ciclo vizioso. Solo attraverso un’impegno congiunto sarà possibile costruire un futuro migliore per i giovani di Torre del Greco.

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Eredi denunciati per non aver comunicato Soprintendenza su edificio storico ereditato

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Eredi denunciati per non aver comunicato Soprintendenza su edificio storico ereditato

Nel cuore della Campania, un caso di violazione della legge sui beni culturali ha scosso la comunità di Santa Maria a Vico, nel comune di Caserta. Quattro eredi di un edificio storico vincolato non hanno informato la Soprintendenza del trasferimento di proprietà, come impone la legge, suscitando un’indagine approfondita da parte dei Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale (TPC) di Napoli.

Il caso: violazione della legge sui beni culturali

L’indagine ha rivelato che i quattro eredi, dopo aver ricevuto l’immobile a titolo gratuito in seguito a successione ereditaria, non hanno notificato tempestivamente il passaggio di proprietà alla Soprintendenza. Questo atto è obbligatorio per legge, poiché l’immobile si trova in un’area sottoposta a vincolo diretto di tutela ai sensi del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio.

La legge e le responsabilità

La legge impone ai proprietari o agli aventi diritto di comunicare tempestivamente alla Soprintendenza qualsiasi passaggio di proprietà, anche in caso di successione, per garantire la tracciabilità dei beni vincolati e consentire alle autorità competenti di esercitare la necessaria vigilanza e tutela. La mancata comunicazione costituisce una violazione che può avere rilievo sia amministrativo che penale.

L’indagine e le conseguenze

L’indagine è stata condotta dai Carabinieri del Nucleo TPC di Napoli, in collaborazione con il personale della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Caserta e Benevento. L’Autorità giudiziaria di Santa Maria Capua Vetere è stata informata dei risultati dell’indagine e proseguono le verifiche per accertare eventuali ulteriori responsabilità o omissioni nella gestione del bene ereditato. La violazione della legge sui beni culturali può avere conseguenze gravi, compromettendo il monitoraggio dei beni di interesse culturale e la loro corretta conservazione.

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