Cronaca
Ricorso di Manfredi respinto, Macciardi confermato

Il Tribunale di Napoli ha emesso una sentenza che respinge il ricorso presentato dal sindaco Gaetano Manfredi contro la nomina di Fulvio Adamo Macciardi a soprintendente del Teatro di San Carlo. Questa decisione rappresenta un passaggio importante nella gestione del teatro e segna la fine di una disputa sulla legittimità della procedura di nomina.
La Sentenza del Tribunale
Il ricorso presentato da Manfredi, in qualità di presidente della Fondazione Teatro di San Carlo, contestava la nomina di Macciardi sul piano procedurale, sostenendo che la decisione del ministro della Cultura, Alessio Giuli, non era stata adottata secondo le procedure corrette. Tuttavia, la sentenza emessa dal giudice Marco Pugliese della VII sezione fallimentare ha stabilito che la modalità con cui la nomina è stata decisa non inficiava la validità della deliberazione.
Implicazioni della Decisione
La sentenza ha ritenuto legittima la decisione assunta dal Consiglio di indirizzo del teatro lo scorso 26 agosto, quando i tre componenti presenti avevano riproposto la nomina di Macciardi pur non essendo formalmente prevista all’ordine del giorno. Questo via libera definitivo all’insediamento di Macciardi alla guida del massimo teatro cittadino potrebbe avere significative implicazioni per il futuro del Teatro di San Carlo e per la cultura a Napoli.
Reazioni e Prospettive
Il respingimento del ricorso rappresenta un importante passaggio per la stabilizzazione della gestione del teatro e potrebbe influenzare le prospettive future per la programmazione e la gestione delle attività culturali nella città. La nomina di Macciardi è stata al centro di un dibattito sulla gestione dei teatri e sulla trasparenza delle procedure di nomine, e questo esito potrebbe avere un impatto più ampio sul settore culturale.
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Cronaca
Paupisi, funerali congiunti per Elisa e Cosimo, lutto cittadino

La strage di Paupisi: una tragedia che scuote l’Italia
La prossima settimana, la comunità di Paupisi sarà unita nel dolore per celebrare i funerali di Elisa Polcino e del piccolo Cosimo Ocone, vittime della strage familiare che ha scosso il Sannio e l’intero Paese. La decisione di un rito congiunto è stata presa dal figlio maggiore di Elisa, Mario, insieme agli altri familiari, dopo l’esecuzione delle autopsie. Il sindaco Salvatore Coletta ha proclamato il lutto cittadino, affinché tutta la comunità possa stringersi intorno al dolore dei superstiti.
La vicenda giudiziaria
Nel carcere di Campobasso si è svolta l’udienza di convalida del fermo per Salvatore Ocone, 58 anni, accusato di aver ucciso la moglie e il figlio e di aver lasciato in fin di vita l’altra figlia. Di fronte al gip Silvia Lubrano, Ocone si è avvalso della facoltà di non rispondere. La Procura ha chiesto la conferma della detenzione in carcere, mentre la decisione del giudice è attesa nelle prossime ore.
La difesa di Ocone
Il difensore Giovanni Santoro ha descritto un uomo incapace di rendersi conto della tragedia compiuta. Secondo il legale, Ocone soffrirebbe di vuoti di memoria e di una patologia psichiatrica preesistente, che potrebbe aver influito sulla sua capacità di intendere e di volere al momento della strage. Per questo la difesa ha chiesto approfonditi accertamenti sulla condizione mentale dell’uomo.
Una comunità ferita
La vicenda ha suscitato enorme commozione non solo a Paupisi ma in tutto il Paese, riportando in primo piano il tema della violenza familiare e dei femminicidi che troppo spesso si consumano tra le mura domestiche. La strage del Sannio si innesta in un quadro nazionale drammatico: nel 2024 oltre 100 donne sono state uccise, molte per mano del partner o di un familiare. A Paupisi, la comunità si prepara a stringersi attorno a Mario, il figlio sopravvissuto, e alla giovane sorellina che sta lottando per la vita. I funerali congiunti di Elisa e Cosimo diventeranno così non solo un momento di dolore privato, ma un rito collettivo di memoria e denuncia contro la violenza domestica.
Cronaca
Airola: annullata misura cautelare, 65enne accusato torna libero

Il Tribunale del Riesame di Napoli ha emesso una decisione importante, annullando le accuse di maltrattamenti aggravati a carico di un 65enne di Airola. Questa sentenza rappresenta un ribaltamento dell’impianto accusatorio nei confronti dell’uomo, accusato di aver sottoposto la moglie e le due figlie a un regime di violenza fisica e psicologica.
La Decisione del Tribunale
Il Tribunale del Riesame di Napoli, dopo aver esaminato le argomentazioni del legale dell’uomo, l’avvocato Vittorio Fucci, ha deciso di annullare l’ordinanza di custodia cautelare e di disporne la liberazione. Ciò significa che la misura restrittiva, che prevedeva il divieto di avvicinamento alle vittime con l’uso del braccialetto elettronico e il divieto di comunicare con loro in qualunque forma, è stata revocata.
I Fatti
Secondo la prima ricostruzione degli inquirenti, il 65enne avrebbe sottoposto la moglie e le figlie a un regime di violenza fisica e psicologica, minacce, insulti e privazioni economiche protratti per anni. Ciò avrebbe portato le vittime ad abbandonare l’abitazione di famiglia. Tuttavia, la decisione del Riesame ha aperto uno scenario diverso, accogliendo la tesi difensiva e disponendo il ritorno in libertà dell’indagato.
Il Procedimento Penale
Il procedimento penale resta aperto e proseguirà per accertare le responsabilità sui presunti maltrattamenti. La decisione del Tribunale del Riesame non rappresenta la fine del caso, ma piuttosto un nuovo sviluppo nel processo di accertamento della verità. L’indagato, ora libero, dovrà ancora rispondere alle accuse e dimostrare la sua innocenza o colpevolezza.
Il caso è stato seguito con attenzione dalle autorità e dalla stampa, e la decisione del Tribunale del Riesame rappresenta un importante passo avanti nella ricerca della verità. L’articolo è stato pubblicato il 3 Ottobre 2025, e la notizia è ancora fresca. Si attendono ulteriori sviluppi nel caso, che potrebbero portare a nuove scoperte e rivelazioni.
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Cronaca
Tragedia ad Avellino: donna muore a 41 anni durante parto

Una tragedia ha colpito l’Irpinia, lasciando una famiglia devastata dal dolore. Concita Perna, una donna di 41 anni originaria di Lioni, è deceduta durante il parto al Malzoni Research Hospital di Avellino. Il bambino, fortunatamente, è nato vivo e sta bene, ma la gioia per la nuova vita è stata oscurata da un dramma che ora sarà oggetto di un’indagine approfondita.
La vicenda
La Procura di Avellino ha aperto un’inchiesta e disposto il sequestro della salma e della cartella clinica di Concita Perna, a seguito della denuncia dei familiari. Nelle prossime ore sarà affidato l’incarico per l’autopsia, che dovrà chiarire le cause del decesso. Concita era stata ricoverata inizialmente all’ospedale di Sant’Angelo dei Lombardi, ma le sue condizioni, già critiche per una grave dispnea, avevano reso necessario il trasferimento nella clinica privata avellinese.
Le condizioni di Concita
A causa del peggioramento respiratorio, i medici hanno deciso di procedere con un taglio cesareo d’urgenza, riuscendo a far nascere un feto vivo e vitale. In una nota ufficiale, la direzione sanitaria del Malzoni ha espresso cordoglio e profonda vicinanza alla famiglia: “Le condizioni già gravi della paziente non ne hanno permesso la sopravvivenza, nonostante la tempestività e la diligenza dei sanitari nel tentativo di salvare madre e figlio”.
La storia della famiglia
La vicenda assume contorni ancora più dolorosi perché un anno fa la sorella di Concita, Teresa, era deceduta dopo un trapianto di cuore, lasciando la famiglia devastata da un nuovo lutto. L’indagine aperta dalla Procura mira a fare luce sull’accaduto e a stabilire eventuali responsabilità mediche o procedurali nella gestione del caso.
L’indagine
La Procura di Avellino sta lavorando per chiarire le cause del decesso di Concita Perna e per stabilire se ci sono state negligenze o errori medici nella gestione del caso. La famiglia attende con ansia i risultati dell’indagine, sperando di trovare risposte alle loro domande e di poter trovare un po’ di pace dopo questo terribile evento. L’articolo è stato pubblicato il 3 Ottobre 2025, e si spera che la verità emerga al più presto.Fonte