Cronaca
Rapina in gioielleria a Marcianise, 5 arresti

Nella città di Marcianise, in provincia di Caserta, si è conclusa un’operazione di polizia che ha portato all’arresto di cinque persone sospettate di essere coinvolte in una rapina avvenuta lo scorso aprile. I carabinieri della Compagnia di Marcianise, coordinati dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere, hanno identificato gli indagati grazie a un’attenta analisi delle immagini registrate dalle telecamere di videosorveglianza e alle testimonianze delle vittime.
La rapina e gli arresti
La rapina aveva come bersaglio una nota gioielleria del centro cittadino, dove i titolari erano stati sorpresi mentre si concedevano una breve pausa pranzo. I rapinatori, muniti di armi e maschere in silicone, erano arrivati a bordo di un’auto con targa rubata e avevano minacciato le vittime, costringendole a consegnare oggetti di valore per un totale di circa 63mila euro.
Le indagini e la ricostruzione dell’evento
Le indagini hanno permesso di risalire ai responsabili grazie all’analisi delle immagini registrate dalle telecamere di videosorveglianza e alle testimonianze delle vittime. Il primo a essere identificato è stato il “palo” della banda, da cui gli investigatori hanno ricostruito la rete dei complici, fino ad arrivare ai cinque arresti eseguiti recentemente.
Il precedente tentativo di rapina
Agli indagati viene contestato anche un tentativo di rapina risalente al maggio 2024, quando, con lo stesso modus operandi, avrebbero cercato di colpire il gestore di un autonoleggio a Cardito, in provincia di Napoli. In quell’occasione il colpo non andò a segno, ma servì agli investigatori per tracciare ulteriormente il profilo criminale del gruppo.
I cinque arrestati, tre dei quali sono finiti in carcere e due agli arresti domiciliari, risiedono tra il Parco Verde di Caivano, Secondigliano, Orta di Atella e Fondi (Latina). La geografia criminale conferma il radicamento della banda in aree già segnate da una lunga storia di illegalità diffusa. L’operazione di polizia è il risultato di un’attenta indagine e di una collaborazione efficace tra gli organismi di sicurezza coinvolti.
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Cronaca
Maxi-riunione a Napoli per Fiume Sarno tra procure e forze dell’ordine

Il fiume Sarno, situato in Campania, è da anni al centro dell’attenzione a causa del suo stato di degrado ambientale. Recentemente, i procuratori generali di Napoli e Salerno hanno convocato un vertice interdistrettuale per discutere le indagini sull’inquinamento del fiume e trovare una soluzione efficace per contrastare il problema.
La situazione attuale
Il fiume Sarno è considerato uno dei più inquinati d’Europa, con scarichi industriali, sversamenti di reflui agricoli e acque nere non depurate che continuano a confluire nel corso d’acqua. Questo sta causando gravi danni alla salute pubblica e all’ecosistema marino della costa vesuviana e sorrentina.
Il piano di azione
Il vertice interdistrettuale ha avuto come obiettivo la definizione di un programma coordinato di monitoraggio e un cronoprogramma di indagini su larga scala. L’obiettivo è quello di individuare sia i fattori inquinanti che i responsabili degli sversamenti illegali che avvelenano quotidianamente il fiume e i suoi affluenti. Le attività riguarderanno l’intero corso fluviale, dal tratto irpino fino alla foce di Castellammare di Stabia.
I protagonisti della riunione
I protagonisti della riunione sono stati i procuratori dei distretti coinvolti lungo il bacino fluviale, insieme ai vertici delle principali forze investigative, come i Carabinieri del Noe, i Carabinieri Forestali, il reparto operativo dell’Arma di Napoli e la Polizia della Città Metropolitana. Sono stati presenti anche i tecnici dell’Arpac, che da anni forniscono supporto scientifico alle indagini.
Un segnale forte
Il nuovo coordinamento tra procure e forze investigative rappresenta un salto di qualità rispetto agli interventi frammentari del passato. Il messaggio è chiaro: “Il Sarno non può più essere lasciato morire. La tutela dell’ambiente coincide con la tutela della salute pubblica”. Nei prossimi mesi, il tavolo sarà allargato anche ad altri corpi investigativi, come la Guardia di Finanza e la Capitaneria di Porto, per completare il fronte investigativo e costruire un modello permanente di contrasto ai crimini ambientali.
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Cronaca
Cava de’ Tirreni, arrestato 39enne con 4 kg di cannabis in auto

La lotta alla droga nella provincia di Salerno: un episodio di spaccio sventato
La città di Cava de’ Tirreni è stata teatro di un inseguimento avvincente tra la Polizia di Stato e un 39enne napoletano, sorpreso con un ingente quantitativo di cannabis nel bagagliaio della sua auto. L’episodio, avvenuto lo scorso 27 settembre, ha messo in luce la determinazione delle forze dell’ordine nel contrastare il traffico di droga nella regione.
L’inseguimento e l’arresto
L’auto del 39enne, proveniente da Napoli, è stata fermata al casello autostradale della A3 Salerno-Reggio Calabria, dove la Polizia Stradale aveva allestito un posto di blocco routine. Tuttavia, l’uomo ha optato per la fuga, eseguendo manovre pericolose e ignorando gli stop e le sirene ululanti. L’inseguimento si è protratto per diversi minuti, fino a quando il fuggitivo non ha abbandonato l’auto e ha tentato di dileguarsi a piedi, venendo poi placcato dagli inseguitori.
Il bottino e le indagini
La perquisizione del veicolo ha rivelato una busta nera contenente 4,630 chili di cannabis, confezionati in 50 panetti ermetici e pronti per essere immessi sul mercato nero. Il quantitativo di droga sequestrato potrebbe valere decine di migliaia di euro nel circuito dello spaccio campano. Le indagini proseguono per chiarire l’origine della partita di droga e verificare eventuali complici.
L’allarme sulla droga nella provincia di Salerno
L’episodio rafforza l’allarme sul ruolo dell’autostrada A3 come “autostrada della droga”, un corridoio privilegiato per il traffico tra Napoli e il Sud Italia. La Polizia ha smantellato reti di spaccio con sequestri di cocaina e hashish per diversi chili, culminati in blitz che hanno portato a una dozzina di arresti. L’inchiesta è coordinata dalla Procura di Salerno, che promette ulteriori sviluppi.
La lotta alla droga: un impegno costante
L’auto usata per la fuga è stata sequestrata e la cannabis distrutta secondo le norme vigenti. L’episodio rappresenta un capitolo chiuso per il 39enne, ma un segnale aperto per chi traffica nell’ombra della Campania. La lotta alla droga richiede un impegno costante e una collaborazione tra le forze dell’ordine e la società civile per contrastare questo fenomeno e garantire la sicurezza e la salute dei cittadini.
Cronaca
Aggressione a 8 agenti nel carcere di Secondigliano

Napoli è stata teatro di una nuova emergenza sicurezza all’interno del carcere di Secondigliano, dove un detenuto di etnia rom ha aggredito otto poliziotti penitenziari. Questo evento ha riportato l’attenzione sulle criticità del sistema penitenziario campano e sulla gestione dei detenuti problematici.
Le cause dell’aggressione
Il detenuto in questione era già noto per precedenti aggressioni e si trovava sotto la misura limitativa dell’articolo 14-bis dell’ordinamento penitenziario, che prevede restrizioni alla vita detentiva per soggetti ritenuti particolarmente pericolosi. Nonostante ciò, le autorità sembrano non aver adottato misure adeguate per prevenire questo tipo di episodi.
La denuncia del sindacato
Il sindacato dei poliziotti penitenziari, OSAPP, ha denunciato l’evento e ha sottolineato come la direzione del carcere e il comando di polizia penitenziaria avessero già sollecitato il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP) per ottenere il trasferimento del detenuto in una struttura più adeguata. Tuttavia, queste richieste sono state ignorate, con conseguenze tragiche.
Le richieste del sindacato
Il segretario regionale dell’OSAPP, Vincenzo Palmieri, ha lanciato un appello al nuovo Provveditore regionale della Campania, affinché si attivi immediatamente per disporre il trasferimento del detenuto e avviare un piano di deflazionamento dei carcerati nei 14 istituti penitenziari della regione. Questo piano potrebbe aiutare a ridurre la pressione e i rischi all’interno del carcere.
Le conseguenze dell’aggressione
L’aggressione ha avuto conseguenze fisiche e psicologiche per gli agenti coinvolti e ha minato la sicurezza quotidiana all’interno del penitenziario. Il sindacato ha espresso “vicinanza e solidarietà ai colleghi” colpiti in questo episodio, che definisce “la vile aggressione di questo energumeno violento”.
Il contesto più ampio
Questa aggressione si inserisce in un quadro nazionale di tensioni crescenti nelle carceri, spesso caratterizzate da sovraffollamento e carenza di personale. La gestione dei detenuti problematici e l’efficacia del dialogo tra le direzioni periferiche degli istituti e l’amministrazione centrale sono stati messi in discussione. La palla passa ora al neo Provveditore, chiamato a rispondere a un’emergenza locale che è il sintomo di una crisi sistemica.
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