Cronaca
Napoletano, arrestato 27enne per traffico d’armi
A Napoli, il traffico d’armi continua a evolversi, adattandosi alle nuove logiche del crimine e della devianza giovanile. Le armi non sembrano più armi: pistole che scrivono, fucili da salotto, ordigni tascabili che passano inosservati ai controlli. I numeri parlano chiaro: da gennaio a oggi, sono state sequestrate 150 armi da taglio, 319 armi improprie e 152 armi da fuoco. I Carabinieri del comando provinciale partenopeo osservano con crescente pre占azione questo fenomeno.
Le indagini si muovono su più fronti, dalle operazioni preventive nelle zone della movida, dove la devianza giovanile e il facile accesso a oggetti pericolosi stanno diventando una miscela esplosiva, alle piste più classiche che portano dritte ai canali del contrabbando e della criminalità organizzata. Le armi circolano spesso tra ragazzini poco più che maggiorenni, ma i legami con la camorra restano evidenti.
Un caso al limite dell’incredibile è quello della pistola-portachiavi calibro 7.65 scoperta dai Carabinieri di Villaricca la scorsa estate. Un dispositivo minuscolo, con due cartucce pronte a essere sparate premendo un semplice pulsante. L’ultima operazione è arrivata da Palma Campania, dove i Carabinieri hanno scoperto un piccolo arsenale in casa di un 27enne già noto alle forze dell’ordine.
La scoperta più inquietante era nascosta in una scatola rossa sul comodino: due penne metalliche color argento che sembravano oggetti di uso quotidiano, ma erano in realtà armi da fuoco perfettamente funzionanti. Il profilo del 27enne è quello di un rapinatore in erba, con un corredo che include un fucile a gas compresso, una pistola semiautomatica a salve e proiettili veri e a salve.
Dietro ogni sequestro, c’è un mercato sommerso che continua a prosperare. Armi comprate online, modificate in garage o importate illegalmente dall’Est Europa, dove le restrizioni sono meno rigide. Le armi “camuffate” rappresentano la nuova frontiera del traffico illecito, un fenomeno che mescola ingegno criminale, disponibilità tecnologica e la costante voglia di sopraffazione. A Napoli, come altrove, la partita è tutt’altro che chiusa.
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