Cronaca
Maxi-riunione a Napoli per Fiume Sarno tra procure e forze dell’ordine
Il fiume Sarno, situato in Campania, è da anni al centro dell’attenzione a causa del suo stato di degrado ambientale. Recentemente, i procuratori generali di Napoli e Salerno hanno convocato un vertice interdistrettuale per discutere le indagini sull’inquinamento del fiume e trovare una soluzione efficace per contrastare il problema.
La situazione attuale
Il fiume Sarno è considerato uno dei più inquinati d’Europa, con scarichi industriali, sversamenti di reflui agricoli e acque nere non depurate che continuano a confluire nel corso d’acqua. Questo sta causando gravi danni alla salute pubblica e all’ecosistema marino della costa vesuviana e sorrentina.
Il piano di azione
Il vertice interdistrettuale ha avuto come obiettivo la definizione di un programma coordinato di monitoraggio e un cronoprogramma di indagini su larga scala. L’obiettivo è quello di individuare sia i fattori inquinanti che i responsabili degli sversamenti illegali che avvelenano quotidianamente il fiume e i suoi affluenti. Le attività riguarderanno l’intero corso fluviale, dal tratto irpino fino alla foce di Castellammare di Stabia.
I protagonisti della riunione
I protagonisti della riunione sono stati i procuratori dei distretti coinvolti lungo il bacino fluviale, insieme ai vertici delle principali forze investigative, come i Carabinieri del Noe, i Carabinieri Forestali, il reparto operativo dell’Arma di Napoli e la Polizia della Città Metropolitana. Sono stati presenti anche i tecnici dell’Arpac, che da anni forniscono supporto scientifico alle indagini.
Un segnale forte
Il nuovo coordinamento tra procure e forze investigative rappresenta un salto di qualità rispetto agli interventi frammentari del passato. Il messaggio è chiaro: “Il Sarno non può più essere lasciato morire. La tutela dell’ambiente coincide con la tutela della salute pubblica”. Nei prossimi mesi, il tavolo sarà allargato anche ad altri corpi investigativi, come la Guardia di Finanza e la Capitaneria di Porto, per completare il fronte investigativo e costruire un modello permanente di contrasto ai crimini ambientali.
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