Cronaca
Litigi familiari a Napoli: 52enne dà fuoco al bar del fratello

Incendio a Napoli: una lite familiare degenera in follia criminale
Il dramma è avvenuto ieri sera in via Argine, nel quartiere di Ponticelli, a Napoli. Una furibonda lite familiare è degenerata in un atto di follia criminale, quando una donna di 52 anni ha appiccato il fuoco al bar gestito dal proprio fratello, mettendo a rischio l’incolumità pubblica.
Le télécamere decisive
L’episodio è avvenuto all’incrocio con via Don Giovanni Minzoni. L’allarme è scattato quando i residenti hanno notato le fiamme divampare dall’interno dell’esercizio commerciale. Le telecamere di sorveglianza della zona sono state determinanti per incastrare la donna.
Intervento e arresto
Sul posto sono immediatamente intervenuti gli agenti della Squadra Mobile della Polizia di Stato, coadiuvati da alcuni cittadini che tentavano coraggiosamente di contenere il rogo. I Vigili del Fuoco hanno domato l’incendio, mentre il personale del 118 ha prestato soccorso a un’anziana donna, probabilmente intossicata o colta da malore a causa del fumo e del panico.
La ricostruzione dei fatti
La donna, una 52enne residente in zona, è stata rintracciata e bloccata poco dopo nella sua abitazione. L’identità dell’arrestata, di cui non sono state diffuse le generalità, è stata confermata: avrebbe agito per vendetta o rabbia subito dopo la lite con il congiunto, accendendo il fuoco all’interno del locale.
Le conseguenze
La 52enne è stata quindi dichiarata in arresto con l’accusa di incendio doloso. Al momento, è in attesa delle decisioni dell’Autorità Giudiziaria, mentre si indaga per chiarire l’esatta origine della lite che ha portato a un gesto così sconsiderato. L’incendio ha causato danni ingenti al bar e avrebbe potuto avere conseguenze ben più gravi, vista la presenza di abitazioni nelle immediate vicinanze. L’episodio è stato confermato ieri sera, 9 ottobre 2025, alle 14:09.
Cronaca
Truffe con Bitcoin e operatori finti smascherata

La rete di truffatori smascherata: come funzionava il sistema criminale
Le indagini della polizia giudiziaria hanno permesso di scoprire un gruppo criminale dedito a truffe online e telefoniche, compiute con tecniche sofisticate e un’organizzazione strutturata. Il gruppo, guidato da Salvatore Cacace, alias “Spid”, e sua moglie Amalia Spadaro, contattava direttamente le vittime fingendosi operatori di istituti di credito.
Il meccanismo delle truffe
Il meccanismo delle truffe era tanto collaudato quanto ingannevole. Tutto partiva da un SMS che avvisava la vittima di un presunto addebito di 199,47 euro sul proprio conto. La vittima era invitata a cliccare su un link per verificare l’anomalia, ma in realtà il link conduceva a un sito artefatto costruito per raccogliere credenziali bancarie e informazioni personali.
La seconda fase delle truffe
Dopo che la vittima aveva cliccato sul link, gli indagati chiamavano la vittima fingendosi operatori del servizio antifrode e promettevano di “bloccare” la transazione sospetta. In realtà, durante la telefonata convincevano la persona a fornire i codici temporanei OTP che arrivavano via SMS, indispensabili per completare gli acquisti fraudolenti online.
Le vittime preferite
Le vittime preferite del gruppo erano anziani, selezionati proprio in base alla data di nascita presente nei database acquistati sul dark web. Queste persone erano ritenute più vulnerabili e meno capaci di reagire in tempo per bloccare le operazioni bancarie in corso.
Il ruolo dei ricettatori
Il gruppo aveva anche una rete di ricettatori che si occupavano di vendere i prodotti acquistati con le carte di credito rubate. I ricettatori principali erano Salvatore Cataldo e Michele Della Rotonda, che si occupavano di stoccare e rivendere i prodotti.
La filiera del riciclaggio
La filiera del riciclaggio era composta da diverse persone, tra cui Raffaele Ranucci, Gennaro Accurso e Nicolas Sarnacchiaro, che aiutavano Simonetti nelle operazioni di ritiro. Il gruppo utilizzava anche carte prepagate fittiziamente intestate per ricevere bonifici truffaldini.
La base operativa
La base operativa del gruppo era l’abitazione di via dell’Abbondanza 52, nel quartiere Marianella di Napoli, dove si pianificavano le truffe e si decidevano le operazioni da compiere.
Il costo della truffa
Il gruppo utilizzava Bitcoin per finanziare l’attività truffaldina, acquistando liste di dati personali sul dark web. Il costo della truffa era significativo, con decine di migliaia di euro rubati e decine di vittime in tutta Italia.
Cronaca
Rrahmani, recupero complicato: big match con l’Inter a rischio?

Il Napoli dovrà ancora aspettare per vedere in campo il suo centrale difensivo, Amir Rrahmani. Il giocatore è fermo dal 5 settembre a causa di una lesione al bicipite femorale della coscia destra rimediata durante la partita Kosovo-Svizzera. Nonostante le speranze iniziali di recuperarlo già dopo la sosta, le ultime valutazioni mediche hanno spinto lo staff sanitario azzurro a rinviare il rientro del giocatore per evitare rischi di ricadute che potrebbero compromettere il suo avvio di stagione.
Situazione clinica e riabilitazione
Le condizioni di Rrahmani richiedono cautela e il difensore continuerà il lavoro personalizzato di riabilitazione a Castel Volturno. L’obiettivo è quello di rientrare gradualmente in gruppo nei prossimi giorni, con un possibile test negli spezzoni finali delle gare contro Torino o PSV Eindhoven.
Prospettive per il rientro in campo
La vera data cerchiata in rosso per il rientro di Rrahmani è quella del 25 ottobre, quando il Napoli affronterà l’Inter al Maradona in una sfida di vertice dal peso specifico enorme. Il tecnico Antonio Conte punta a ritrovare il suo leader difensivo soltanto quando sarà al cento per cento, consapevole che la stagione è ancora lunga e che gli azzurri non possono permettersi altri infortuni nel reparto arretrato.
Impatto sulla squadra
Nel frattempo, Rrahmani resta ai box e Conte dovrà ancora fare affidamento su Beukema e Juan Jesus per reggere la retroguardia. La situazione richiederà una gestione attenta per non compromettere le possibilità del Napoli nella stagione in corso. Il Napoli deve essere prudente e aspettare che Rrahmani sia completamente guarito prima di farlo tornare in campo, per evitare di perdere un giocatore chiave per un périodo più lungo.Fonte
Cronaca
Somma Vesuviana: maxi deposito di sigarette di contrabbando, 3 arresti

Un’operazione coordinata dalla Guardia di Finanza di Caserta ha portato alla luce un ingente traffico di sigarette di contrabbando nella provincia di Napoli. Il blitz ha permesso il sequestro di quasi una tonnellata di tabacco illegale e ha condotto all’arresto di tre persone. L’azione è stata intrapresa dopo che i militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria hanno intercettato un furgone sospetto nelle strade di Somma Vesuviana, seguito da un’auto che fungeva da staffetta.
Dettagli dell’Operazione
I veicoli sono stati monitorati fino a Napoli, dove sono stati fermati. All’interno del furgone sono state trovate 22 casse di sigarette prive del contrassegno dei Monopoli di Stato. L’indagine è proseguita con una perquisizione che ha condotto i finanzieri a un deposito a Somma Vesuviana, dove sono state rinvenute altre 74 casse di sigarette, parte delle quali già caricate su un secondo furgone pronto per la distribuzione.
I Sequestri e le Denunce
In totale, il sequestro ammonta a 960 chilogrammi di tabacchi lavorati esteri, due furgoni e un’autovettura. I tre indagati, l’autista e i due complici della staffetta, sono stati denunciati alle Procure di Nola e Napoli. Il pubblico ministero ha disposto inizialmente la custodia cautelare in carcere, poi il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Nola ha convalidato l’arresto applicando la misura dell’obbligo di dimora e la presentazione quotidiana alla polizia giudiziaria per due di loro.
Conclusione e Ripercussioni
L’operazione è un significativo Passo avanti nella lotta contro il traffico di sigarette di contrabbando nella regione. La Guardia di Finanza, con la sua attività di monitoraggio e intervento, ha dimostrato efficacia nel contrastare questo tipo di illecito. L’arresto dei tre indagati e il sequestro della merce rappresentano un duro colpo per gli organizzatori del traffico, e si spera che possa servire da deterrente per future attività illecite. La vicenda rimarrà sotto la lente d’ingrandimento delle autorità, con la speranza che possa portare a ulteriori scoperte e azioni contro il contrabbando nella zona.
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