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Cronaca

La Juve Stabia sotto accusa

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La Juve Stabia sotto accusa

La Juve Stabia, squadra di calcio di Castellammare di Stabia, è stata posta sotto sequestro a causa di presunte infiltrazioni della camorra. Secondo la Direzione distrettuale antimafia di Napoli, il clan D’Alessandro avrebbe controllato ogni aspetto della società, dalle biglietterie agli steward, dalle bibite alle ambulanze. Il provvedimento di sequestro è stato firmato dai giudici Teresa Areniello, Mariarosaria Orditura e Luciano Di Transo, ed è datato fine settembre 2025.

Le indagini hanno rivelato una rete capillare di infiltrazioni criminali in ogni settore legato alla squadra. Gli uomini del clan D’Alessandro controllavano direttamente o attraverso prestanome ogni attività che ruotava attorno allo stadio Romeo Menti. La gestione del ticketing, ad esempio, era stata affidata a una società che consentiva a pregiudicati e destinatari di Daspo di accedere liberamente allo stadio. I biglietti erano spesso venduti con dati anagrafici falsificati o intestati a minori inesistenti.

Anche la buvette dello stadio era finita sotto il controllo della camorra. La società che la gestiva era formalmente diretta da una donna, ma in realtà era controllata dal clan D’Alessandro. Un collaboratore di giustizia ha raccontato di un giro d’affari milionario gestito “per conto dei D’Alessandro”. Le pulizie e le ambulanze erano anch’esse controllate dal clan, che aveva creato una rete di società e prestanome per gestire ogni aspetto della vita dello stadio.

Il clan D’Alessandro aveva anche un forte controllo sulla tifoseria organizzata. Gli ultras gialloblù erano diretti da esponenti apicali del clan, che pretendevano somme di denaro e visibilità in cambio della loro “protezione”. La sicurezza dello stadio era anch’essa controllata dal clan, che aveva creato una società di vigilanza senza licenza. Il giudice ha scritto che “ritenere che la Juve Stabia sia soltanto condizionata e non soggiogata è più che un ragionevole dubbio”. La camorra aveva trasformato lo stadio Romeo Menti nel suo vero “fortino”, utilizzando la squadra come vetrina e strumento di consenso per il controllo del territorio stabiese.

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