Cronaca
Irpinia, la fibra ottica contro i terremoti
TerremotiInIrpinia, un laboratorio a cielo aperto per salvare vite
L’Irpinia sta diventando un punto di riferimento per la ricerca sui terremoti, grazie a un innovativo sistema di monitoraggio geofisico lungo 80 chilometri. La fibra ottica installata tra Sant’Angelo le Fratte e Castelgrande, dopo un’iniziale fase sperimentale su un tratto di 20 km, è ora al centro dell’Irpinia Near Fault Observatory (Info), un progetto che vede la collaborazione tra l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e l’Università di Napoli Federico II.
“Con 80 chilometri di fibra ottica riusciamo a osservare i movimenti del sottosuolo con una precisione che i sensori tradizionali non possono offrire”, spiega “È come avere un sismometro ogni dieci metri lungo tutto il percorso del cavo”. Questa tecnologia ha già dimostrato la sua efficacia registrando, con una risoluzione senza precedenti, il terremoto di magnitudo 4.0 che ha colpito la zona di Montefredane lo scorso 25 ottobre.
Il principio alla base di questo sistema è semplice ma rivoluzionario: una sorgente laser invia impulsi luminosi all’interno della fibra; quando passa un’onda sismica, la deformazione del terreno altera il cammino della luce, permettendo di misurare il movimento con estrema accuratezza. Il risultato è una sorta di “fotografia dinamica” della crosta terrestre, capace di mostrare come le onde si propagano durante un sisma.
Per gli scienziati coinvolti, l’obiettivo è chiaro: capire i piccoli eventi sismici è fondamentale per comprendere la dinamica delle faglie. Questa tecnologia offre finalmente la lente d’ingrandimento che mancava, rappresentando un salto di qualità nella conoscenza del rischio sismico dell’Appennino meridionale. Una rete che non solo “ascolta” la Terra, ma può contribuire a rendere più sicure le comunità che vivono lungo una delle faglie più attive d’Italia.
