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Cronaca

Imprenditrice italiana muore dopo liposuzione low-cost in Turchia

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Imprenditrice italiana muore dopo liposuzione low-cost in Turchia

Milena Mancini, un’imprenditrice di 50 anni di Isola del Liri, è morta a Istanbul dopo 20 giorni di lotta disperata in terapia intensiva. La donna si era sottoposta a una liposuzione in una clinica privata turca, attirata dai prezzi stracciati e dalle promesse di risultati perfetti. Tuttavia, un possibile imprevisto durante l’intervento ha innescato complicazioni irreversibili.

La famiglia di Milena valuta azioni legali contro la clinica, in attesa di una relazione autoptica che chiarisca cosa è accaduto. La liposuzione è una procedura molto richiesta, ma quando svolta in contesti non regolamentati come molte cliniche turche, i rischi esplodono. Tra le complicanze più gravi ci sono perforazioni viscerali, embolie polmonari, infezioni da batteri resistenti e sanguinamenti incontrollati.

La Turchia è una meta prediletta per il “turismo della bellezza” grazie a costi fino all’80% inferiori rispetto all’Europa. Tuttavia, le statistiche allarmano: dal 2019 al 2024, almeno 28 pazienti britannici sono morti per complicazioni da procedure elettive. Casi analoghi colpiscono italiani, con almeno cinque decessi riportati negli ultimi due anni.

Il problema radica nelle “strutture non idonee”: cliniche che operano a ritmi industriali, con medici non sempre specializzati in plástica ricostruttiva e reparti di rianimazione sottodotati. Il professor Giovanni Nicoletti, presidente della SICPRE, spiega che “il follow-up è cruciale: in Turchia, molti pazienti vengono dimessi dopo 24 ore, senza controlli adeguati, e rimpatriati con voli che aggravano le emorragie”.

La storia di Milena non è isolata. Un’inchiesta del Corriere della Sera ha rivelato come il “viaggio della speranza” si trasformi in trappola per centinaia di italiani. Esperti come Nicoletti lanciano un appello: “Verificate sempre l’accreditazione JCI o ISO, consultate un chirurgo locale prima e stipulate assicurazioni ad hoc. La bellezza non vale la vita”. La famiglia Mancini piange una perdita irreparabile, e questo dramma solleva una domanda urgente: è tempo di una black list UE per cliniche a rischio, o di campagne awareness per fermare l’emorragia di vittime?

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