Cronaca
Giovane denunciato per violenza sulla compagna incinta
Nella città di Santa Maria Capua Vetere, un nuovo caso di violenza domestica è emerso, colpendo una giovane donna di 18 anni, incinta, che è stata aggredita dal suo compagno ventenne all’interno della loro abitazione. L’episodio si è verificato nella mattinata del 19 ottobre 2025, quando i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile sono intervenuti dopo una chiamata al Numero Unico di Emergenza 112 che segnalava urla provenienti dall’appartamento.
La vittima ha raccontato di essere stata spinta e colpita dal compagno durante una discussione nata per futili motivi legati alla convivenza quotidiana. I militari hanno trovato la ragazza in forte stato di agitazione e con segni evidenti di un’aggressione. Il personale del 118 è intervenuto per prestare le prime cure, ma la ragazza ha rifiutato il trasporto in ospedale e ha deciso di trasferirsi temporaneamente presso un’altra famiglia per mettersi in sicurezza.
Il giovane aggressore, già noto alle forze dell’ordine, è stato denunciato a piede libero per maltrattamenti contro familiari o conviventi. La Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere ha attivato le procedure previste dal “Codice Rosso”, che garantisce un canale prioritario per i casi di violenza domestica e di genere. L’Autorità Giudiziaria valuterà l’adozione di eventuali misure cautelari per tutelare la giovane e il bambino che porta in grembo.
L’episodio di Santa Maria Capua Vetere riaccende i riflettori su un fenomeno che sembra non conoscere tregua: la violenza sulle donne continua a manifestarsi con una frequenza inquietante, spesso all’interno delle mura domestiche. Secondo i dati del Ministero dell’Interno, quasi il 90% delle violenze di genere avviene in ambito familiare o di coppia, e in molti casi le vittime hanno meno di 25 anni. L’aggressione a una donna incinta rappresenta una doppia violenza: fisica e simbolica, perché colpisce non solo la persona ma anche la vita che porta dentro di sé.
Episodi come questo impongono una riflessione profonda: dove stiamo fallendo nell’educazione sentimentale e nel rispetto reciproco? La cronaca ci restituisce l’immagine di un disagio diffuso, fatto di fragilità affettiva, mancanza di empatia e incapacità di gestire la rabbia. Servono più educazione alle emozioni, più ascolto nelle scuole e nelle famiglie, più rete tra istituzioni e territorio. Perché ogni volta che una donna viene colpita, viene ferito anche il senso stesso di civiltà.
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