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Cronaca

Donna invalida ottiene 137mila euro per infezione post-operatoria al polso

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Donna invalida ottiene 137mila euro per infezione post-operatoria al polso

Il Tribunale civile di Napoli ha disposto un risarcimento di oltre 137mila euro per Anna Fedele, 66 anni, che è diventata invalida al 30% a causa di un’operazione al polso che non è stata gestita correttamente. L’intervento, eseguito nel 2022, ha portato a una serie di complicanze, tra cui un’infezione ospedaliera da batteri patogeni che si è estesa fino all’osso, causando una pseudoartrosi infetta.

La storia di Anna Fedele

La donna era stata ricoverata l’11 settembre 2022 per una frattura al polso e operata il 15. Tuttavia, dopo l’intervento, ha sviluppato un’infezione che non è stata trattata in modo adeguato, portando a un’embolia polmonare e a uno scompenso cardiaco.

Le responsabilità del Cto

Il Tribunale ha accertato le responsabilità del Cto dell’Azienda Ospedaliera dei Colli per gravi omissioni nella gestione clinica del post-operatorio. Secondo i legali, l’infezione non è stata trattata in modo tempestivo, portando a una serie di complicanze che hanno compromesso la salute di Anna Fedele.

La testimonianza della vittima

“Appena dimessa la ferita era già infetta. Tornai subito al Cto, ma mi lasciarono per giorni senza terapia. Ho rischiato la vita e perso l’uso del braccio”, racconta Anna Fedele, che dopo le complicanze ha sofferto anche di depressione.

La richiesta di giustizia

Il legale Luciano Palermo commenta: “Questo caso dimostra quanto sia importante denunciare: si può ottenere giustizia. Serve una legge che imponga la sanificazione interna agli ospedali, affidarla a ditte esterne è un rischio per i pazienti”. Il caso di Anna Fedele è un esempio di come la mancanza di attenzione e di cura possa portare a conseguenze devastanti per i pazienti.

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Il caffè sospeso: generosità partenopea

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Il caffè sospeso: generosità partenopea

A Napoli, la città partenopea, si trova una tradizione unica e affascinante: il caffè sospeso. Questo gesto di solidarietà, nato nei bar popolari della città, rappresenta un esempio tangibile di come la comunità possa unirsi per aiutare chi è in difficoltà, senza clamore e senza aspettarsi nulla in cambio. Il caffè sospeso è un atto di generosità che va oltre il quotidiano, un simbolo della generosità partenopea e un tratto distintivo dell’identità culturale di Napoli.

Le origini del caffè sospeso

Il caffè sospeso affonda le sue radici nei primi del Novecento, nei caffè frequentati dalla classe operaia napoletana. In un’epoca segnata da difficoltà economiche, chi aveva la possibilità di permettersi un caffè ne pagava due: uno per sé e uno “sospeso”, lasciato in attesa per chi non poteva permetterselo. Questo gesto rappresentava un atto di altruismo discreto, una forma di carità che manteneva intatta la dignità di chi riceveva.

La tradizione si evolve

Nel tempo, la tradizione del caffè sospeso si è evoluta e ha assunto diverse forme. Secondo lo scrittore Riccardo Pazzaglia, la tradizione avrebbe origine dalle dispute che sorgevano al momento di pagare il caffè tra gruppi, amici o conoscenti incontrati al bar. Oggi, il caffè sospeso è diventato un simbolo globale di solidarietà, adottato da bar e caffetterie in Europa, America e persino in Asia.

Il caffè sospeso nel mondo

Il caffè sospeso ha iniziato a varcare i confini nazionali, diventando un simbolo universale di altruismo e generosità. L’iniziativa permette a chiunque di partecipare, creando una rete internazionale di generosità che lega sconosciuti attraverso un gesto semplice ma significativo. In tempi recenti, il caffè sospeso ha assunto anche una valenza sociale più ampia: associazioni benefiche lo utilizzano per sostenere persone in difficoltà economica, rifugiati o chi vive situazioni di marginalità.

Un simbolo di generosità partenopea

Il caffè sospeso non è solo un gesto occasionale, ma un vero e proprio simbolo della generosità partenopea, un tratto distintivo dell’identità culturale di Napoli. In questa città, la condivisione e la solidarietà sono radicate nella vita quotidiana: offrire un caffè a chi non può permetterselo diventa un modo concreto per rafforzare il senso di comunità. Studi sociologici sulla cultura napoletana sottolineano come pratiche come il caffè sospeso contribuiscano a costruire legami sociali e a diffondere valori di altruismo e empatia.

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Raccolta differenziata: 5 negozianti multati a Napoli

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Raccolta differenziata: 5 negozianti multati a Napoli

La città di Napoli si sta concentrando sulla corretta gestione dei rifiuti con una serie di controlli e sanzioni ai titolari di attività commerciali che non rispettano le norme di raccolta differenziata. Recentemente, la Polizia Locale, in collaborazione con gli ispettori di Asia, ha effettuato una serie di controlli nel cuore della città, discoverso che cinque negozianti non stavano separando correttamente i rifiuti e esponendo in modo irregolare i bidoncini assegnati. Questi controlli hanno portato alla sanzione di due cittadini per conferimento irregolare dei rifiuti.

Misure di controllo

I controlli sono stati effettuati in diverse zone della città, tra cui via Paladino, via San Biagio dei Librai e piazza Dante. La Polizia Locale ha lavorato a stretto contatto con gli ispettori di Asia per garantire che le norme di raccolta differenziata fossero rispettate. I risultati di questi controlli hanno mostrato che ancora molto lavoro deve essere fatto per educare i cittadini e i titolari di attività commerciali sull’importanza della raccolta differenziata.

Interventi nella zona di Scampia

Parallelamente, l’unità operativa di Scampia è intervenuta nella zona dei Camaldoli, dove ha fermato un ambulante di frutta e verdura che occupava parte del marciapiede davanti a una scuola senza alcun permesso. L’uomo è stato sanzionato per vendita abusiva, occupazione di suolo pubblico e per l’esposizione degli alimenti agli agenti atmosferici. La merce, circa 49 chili di frutta e verdura, è stata sequestrata e conferita direttamente sul posto in un autocompattatore di Asia.

Risultati e prospettive

I risultati di questi controlli e interventi mostrano che la città di Napoli sta prendendo seriamente la gestione dei rifiuti e la raccolta differenziata. Tuttavia, è chiaro che ancora molto lavoro deve essere fatto per educare i cittadini e i titolari di attività commerciali sull’importanza della raccolta differenziata e sulle norme da rispettare. La Polizia Locale e gli ispettori di Asia continueranno a lavorare insieme per garantire che le norme di raccolta differenziata siano rispettate e che la città di Napoli possa diventare un modello di gestione dei rifiuti sostenibile.

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Plusvalenza Osimhen: intercettazioni rischiano il Napoli

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Plusvalenza Osimhen: intercettazioni rischiano il Napoli

Il caso delle plusvalenze che coinvolge il Napoli continua a suscitare grande interesse e a generare nuovi sviluppi. Di recente, sono emerse nuove informazioni relative all’affare che ha portato alla cessione di Victor Osimhen al Napoli nel 2020. Questo caso è ora al centro di un’indagine della Procura di Roma, che sta esaminando le modalità con cui sono stati contabilizzati gli acquisti di Osimhen e di Kostas Manolas.

Introduzione all’indagine

L’indagine si concentra sugli esercizi 2019, 2020 e 2021, durante i quali le operazioni relative agli acquisti di questi calciatori avrebbero prodotto plusvalenze fittizie. La Procura di Roma è intenzionata a chiarire come sono state gestite queste operazioni e se sono state effettuate in conformità con le norme di legge.

L’affare Osimhen

Al centro dell’inchiesta c’è l’acquisto di Victor Osimhen, avvenuto nel 2020 per una cifra di 70 milioni di euro. Questa operazione includeva anche la cessione del portiere Orestis Karnezis e di tre giovani calciatori della Primavera del Napoli, Luigi Liguori, Claudio Manzi e Ciro Palmieri, valutati complessivamente 20 milioni di euro. La Guardia di Finanza sostiene che il Napoli inizialmente aveva fissato un tetto di 50 milioni di euro per l’acquisto di Osimhen, ma il presidente del Lille, Gérard Lopez, insisteva per ottenere 70 milioni.

Le trattative e le intercettazioni

Le intercettazioni telefoniche e gli scambi di mail tra i dirigenti del Napoli e del Lille rivelano trattative delicate e proposte per inserire altri calciatori per colmare la differenza di prezzo. In una mail, Lopez suggerisce di inserire altri calciatori per raggiungere il valore necessario per concludere l’affare, sottolineando l’importanza di non comunicare il prezzo per evitare di apparire “cattivi”. Un altro messaggio cruciale è quello di Giuseppe Pompilio, allora vicedirettore sportivo del Napoli, che consiglia di non lasciare tracce nelle mail e di discutere a voce.

La valutazione dei calciatori

Il valore di Karnezis, inizialmente fissato a 20 milioni di euro, fu successivamente abbassato a 5 milioni grazie all’inserimento dei tre giovani calciatori, valutati tra i 4 e i 7 milioni ciascuno. Tuttavia, i ragazzi hanno dichiarato di non aver mai giocato in Francia né di aver effettuato visite mediche con il Lille, sollevando dubbi sulla valutazione dei loro talenti.

Le conseguenze per il Napoli

Dal punto di vista sportivo, non ci saranno conseguenze per il Napoli, poiché la FIGC aveva già archiviato il caso lo scorso aprile. Il procuratore federale Giuseppe Chinè non ha ravvisato motivi per riaprire il procedimento dopo aver esaminato gli atti della Procura di Roma. Il Napoli era stato assolto in due gradi di giudizio, e quindi non ci saranno penalizzazioni o punti sottratti in classifica.

La posizione di De Laurentiis

Aurelio De Laurentiis, il presidente del Napoli, si dice sereno e fiducioso nella giustizia, ribadendo che il club ha sempre fatto del rispetto delle regole un punto fermo della propria gestione. Tuttavia, De Laurentiis dovrà affrontare un processo penale con l’accusa di falso in bilancio, e la prima udienza preliminare è stata fissata per il 6 novembre. La Procura di Roma continuerà a indagare per chiarire le modalità con cui sono state gestite le operazioni relative agli acquisti di Osimhen e Manolas.

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