Cronaca
Cocaina ai Vip della Costiera: Marco “il Diavolo”

La Rete Della Cocaina Nella Costiera Amalfitana: Un’Operazione Della Polizia Svela Un Mondo Di Lusso E Di Droga
La Costiera Amalfitana, nota per le sue spiagge da sogno e i suoi alberghi di lusso, cela un segreto: una rete di spacciatori di cocaina che rifornisce turisti facoltosi, imprenditori locali e persino volti noti della ristorazione. L’operazione dei Carabinieri della compagnia di Sorrento, coordinata dalla Procura di Torre Annunziata, ha smantellato esta rete e ha portato alla luce un mondo di lusso e di droga che si nascondeva dietro l’apparenza patinata della regione.
Il Capo E Il Simbolo: Il “Diavolo” Di Positano
A guidare la rete c’era Marco La Camera, un 35enne napoletano di origini ma residente a Positano, noto sui social come “Marco Diavolo”. Sul capo, un tatuaggio inequivocabile: “Niente mi distrugge”, motto di derivazione fascista che aveva scelto come emblema personale. La Camera era il regista della rete che, in appena tre mesi, era riuscita a organizzare oltre 80 cessioni di cocaina tra la penisola sorrentina e la Costiera amalfitana.
Il Linguaggio In Codice E I Clienti Illustri
Le conversazioni tra i membri del gruppo erano spesso velate da metafore e frasi in apparenza innocue. Un modo per riferirsi alle dosi di cocaina e ai clienti da “servire” o meno. Tra i clienti, c’erano anche consumatori locali, come uno chef noto della zona, che avrebbe accumulato un debito di oltre 1.700 euro in cocaina.
Le Misure Cautelari E Il Ruolo Di Ciascuno
All’esito delle indagini, il gip di Torre Annunziata ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare che recepisce integralmente le richieste della Procura. I provvedimenti, eseguiti dai carabinieri del comando provinciale di Napoli, segnano un colpo importante al microtraffico della costiera. Le misure disposte includono la custodia cautelare per Marco La Camera, ritenuto il capo e organizzatore della rete, e misure più lievi per gli altri membri del gruppo.
L’Importanza Del Provvedimento
L’ordinanza del gip rappresenta un passaggio cruciale nella lotta al microtraffico di lusso che, negli ultimi anni, ha trovato terreno fertile nei luoghi simbolo del turismo internazionale. La Costiera Amalfitana, vetrina mondiale di eleganza e mondanità, era diventata anche un mercato discreto e redditizio per la vendita di cocaina a clienti “alto profilo”, spesso in arrivo con yacht o da resort esclusivi. Il blitz dei carabinieri non solo ha smantellato una rete capillare e organizzata, ma ha anche mostrato come il fenomeno dello spaccio turistico di fascia alta sia ormai una nuova frontiera della criminalità locale, capace di intrecciare mondanità e illegalità sotto lo stesso ombrellone.
Cronaca
Sequestro da un milione al clan Zagaria, scoperto bunker

Nella città di Caserta, un’operazione della Polizia di Stato ha portato a un significativo colpo al patrimonio del clan Zagaria. Il target dell’operazione era Massimo Di Caterino, un personaggio chiave nel clan dei Casalesi, che aveva assunto il ruolo di reggente dopo l’arresto di Michele Zagaria nel 2011. Il sequestro di beni per un valore di circa un milione di euro, disposto dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, ha interessato diversi immobili, automobili e conti correnti intestati a Di Caterino e ai suoi familiari.
Il contesto dell’operazione
L’operazione è stata il risultato di un’attenta indagine condotta dalla Divisione Anticrimine e dal Servizio Centrale Anticrimine, che ha permesso di ricostruire il patrimonio di Di Caterino. Gli investigatori hanno scoperto una netta discrepanza tra i beni posseduti e i redditi dichiarati, indicativa di attività illecite. Di Caterino, condannato in via definitiva per associazione mafiosa, era stato arrestato nel 2012 in un immobile-bunker a Sant’Andrea del Pizzone.
La scoperta dei bunker segreti
Durante l’arresto di Di Caterino, gli investigatori trovarono pizzini, una pistola calibro 7,65 e una botola nascosta nella doccia che conduceva a un rifugio segreto. Inoltre, durante le recenti operazioni di sequestro a San Cipriano e Casal di Principe, la Polizia ha scoperto un’altra stanza segreta in una villetta a due piani dotata di videosorveglianza, che sembrava essere un bunker pronto a ospitare una persona in fuga.
Il significato dell’operazione
Il sequestro dei beni di Di Caterino rappresenta un duro colpo al clan Zagaria, dimostrando l’efficacia delle forze dell’ordine nella lotta contro la criminalità organizzata. L’operazione sottolinea l’importanza della cooperazione tra le diverse agenzie di investigazione e dei tribunali nel contrastare le attività illecite e nel proteggere il patrimonio della comunità. La scoperta di strutture segrete e la sproporzione tra beni e redditi dichiarati sono solo alcuni esempi delle strategie utilizzate dalle organizzazioni criminali per nascondere le loro attività illecite.
Fonte
Cronaca
Ponticelli: 5 secoli di carcere per clan De Micco-De Martino

Il clan De Micco-De Martino cade: 44 condanne per associazione mafiosa e reati connessi
Il Tribunale di Napoli ha pronunciato un verdetto storico contro il clan De Micco-De Martino, una delle organizzazioni criminali più potenti e radicate dell’area orientale di Napoli. I 44 imputati, tra cui boss e gregari, sono stati condannati per associazione mafiosa e una lunga serie di reati connessi, tra cui estorsioni, traffico di droga, armi e violenze nei confronti di clan rivali.
– Duro colpo al clan De Micco
Il clan De Micco-De Martino, guidato dai fratelli e alleati De Micco e De Martino, aveva imposto la propria forza criminale sul territorio di Ponticelli e delle aree limitrofe, assicurandosi il monopolio delle piazze di spaccio, la riscossione sistematica del “pizzo” a imprenditori e commercianti e una rete capillare di appoggi e connivenze capace di garantire coperture e latitanze ai vertici del gruppo.
– La struttura del clan
A capo della struttura vi era Marco De Micco, storico boss del rione Conocal, con il ruolo di dirigente e capo dell’organizzazione. A lui facevano riferimento i vari “gruppi” territoriali, tra cui quello guidato da Francesco e Salvatore De Martino, e una fitta rete di referenti operativi e “portatori di imbasciate” che curavano il controllo delle strade, la gestione del denaro e le attività di spaccio.
– Le indagini e le condanne
Le indagini, partite nel 2020 e concluse nel 2024, hanno documentato una struttura mafiosa pienamente armata, con disponibilità di armi da guerra e risorse economiche di provenienza illecita impiegate per infiltrare settori economici del quartiere. Le condanne sono state severe, con pene che vanno da 1 anno e 4 mesi a 20 anni di reclusione. Tra i condannati, vi sono i dirigenti del clan, tra cui Salvatore De Martino e Luigi Minelli, e altri esponenti di vertice, come Francesco Pignatiello e Ciro Giovanni Naturale.
– Gli effetti del verdetto
Il verdetto contro il clan De Micco-De Martino rappresenta un duro colpo per l’organizzazione criminale e un importante successo per la giustizia. La condanna di 44 imputati sottolinea la determinazione delle autorità di combattere la mafia e di proteggere i cittadini dalle attività criminali. Il verdetto è anche un monito per le altre organizzazioni criminali che operano nell’area di Napoli, e rappresenta un passo importante verso la riduzione della violenza e della criminalità nella città.
Cronaca
Trecase, operaio di 61 anni muore schiacciato da trave in cantiere abusivo

Nella regione Campania, un’altra tragedia sul lavoro si è verificata, causando la morte di un uomo. Il 61enne Francesco De Simone, carpentiere di Torre Annunziata, è deceduto a Trecase a causa di un incidente sul cantiere di una villetta in ristrutturazione. Secondo i primi accertamenti, l’uomo lavorava in nero e il cantiere non aveva le autorizzazioni necessarie.
Cause dell’incidente
La dinamica dell’incidente è ancora oggetto di indagine, ma sembra che De Simone sia stato schiacciato da una trave in muratura caduta dal primo piano della villetta. L’impatto è stato fatale e l’uomo è morto sul colpo.
Condizioni di sicurezza nei cantieri
Questo incidente ha sollevato nuovamente la questione delle condizioni di sicurezza nei cantieri della Campania. Nella stessa giornata, si sono verificati altri due gravi incidenti: a Nola, un operaio di 53 anni è precipitato da due metri mentre montava scaffalature e ora è ricoverato in prognosi riservata; a Montella, in Irpinia, un addetto alla potatura è stato ferito in modo serio dopo essere stato colpito da un grosso ramo.
Inchiesta e sequestro della salma
La procura di Torre Annunziata ha disposto il sequestro della salma di De Simone per effettuare l’autopsia e ha aperto un’inchiesta per ricostruire le responsabilità della tragedia. Il cantiere è stato immediatamente sequestrato a causa della mancanza di autorizzazioni necessarie.
Riflessioni sulla sicurezza sul lavoro
Questo incidente tragico solleva interrogativi sulla sicurezza sul lavoro e sulla necessità di controlli più stretti nei cantieri. La mancanza di autorizzazioni e la presenza di lavoratori in nero sono solo alcuni degli aspetti che devono essere presi in considerazione per prevenire future tragedie. È fondamentale che le autorità competenti prendano misure concrete per garantire la sicurezza dei lavoratori e prevenire incidenti come quello occorso a Francesco De Simone.Fonte