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Cronaca

Cava de’ Tirreni, arrestato 39enne con 4 kg di cannabis in auto

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Cava de’ Tirreni, arrestato 39enne con 4 kg di cannabis in auto

La lotta alla droga nella provincia di Salerno: un episodio di spaccio sventato

La città di Cava de’ Tirreni è stata teatro di un inseguimento avvincente tra la Polizia di Stato e un 39enne napoletano, sorpreso con un ingente quantitativo di cannabis nel bagagliaio della sua auto. L’episodio, avvenuto lo scorso 27 settembre, ha messo in luce la determinazione delle forze dell’ordine nel contrastare il traffico di droga nella regione.

L’inseguimento e l’arresto

L’auto del 39enne, proveniente da Napoli, è stata fermata al casello autostradale della A3 Salerno-Reggio Calabria, dove la Polizia Stradale aveva allestito un posto di blocco routine. Tuttavia, l’uomo ha optato per la fuga, eseguendo manovre pericolose e ignorando gli stop e le sirene ululanti. L’inseguimento si è protratto per diversi minuti, fino a quando il fuggitivo non ha abbandonato l’auto e ha tentato di dileguarsi a piedi, venendo poi placcato dagli inseguitori.

Il bottino e le indagini

La perquisizione del veicolo ha rivelato una busta nera contenente 4,630 chili di cannabis, confezionati in 50 panetti ermetici e pronti per essere immessi sul mercato nero. Il quantitativo di droga sequestrato potrebbe valere decine di migliaia di euro nel circuito dello spaccio campano. Le indagini proseguono per chiarire l’origine della partita di droga e verificare eventuali complici.

L’allarme sulla droga nella provincia di Salerno

L’episodio rafforza l’allarme sul ruolo dell’autostrada A3 come “autostrada della droga”, un corridoio privilegiato per il traffico tra Napoli e il Sud Italia. La Polizia ha smantellato reti di spaccio con sequestri di cocaina e hashish per diversi chili, culminati in blitz che hanno portato a una dozzina di arresti. L’inchiesta è coordinata dalla Procura di Salerno, che promette ulteriori sviluppi.

La lotta alla droga: un impegno costante

L’auto usata per la fuga è stata sequestrata e la cannabis distrutta secondo le norme vigenti. L’episodio rappresenta un capitolo chiuso per il 39enne, ma un segnale aperto per chi traffica nell’ombra della Campania. La lotta alla droga richiede un impegno costante e una collaborazione tra le forze dell’ordine e la società civile per contrastare questo fenomeno e garantire la sicurezza e la salute dei cittadini.

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Cronaca

Aggressione a 8 agenti nel carcere di Secondigliano

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Aggressione a 8 agenti nel carcere di Secondigliano

Napoli è stata teatro di una nuova emergenza sicurezza all’interno del carcere di Secondigliano, dove un detenuto di etnia rom ha aggredito otto poliziotti penitenziari. Questo evento ha riportato l’attenzione sulle criticità del sistema penitenziario campano e sulla gestione dei detenuti problematici.

Le cause dell’aggressione

Il detenuto in questione era già noto per precedenti aggressioni e si trovava sotto la misura limitativa dell’articolo 14-bis dell’ordinamento penitenziario, che prevede restrizioni alla vita detentiva per soggetti ritenuti particolarmente pericolosi. Nonostante ciò, le autorità sembrano non aver adottato misure adeguate per prevenire questo tipo di episodi.

La denuncia del sindacato

Il sindacato dei poliziotti penitenziari, OSAPP, ha denunciato l’evento e ha sottolineato come la direzione del carcere e il comando di polizia penitenziaria avessero già sollecitato il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP) per ottenere il trasferimento del detenuto in una struttura più adeguata. Tuttavia, queste richieste sono state ignorate, con conseguenze tragiche.

Le richieste del sindacato

Il segretario regionale dell’OSAPP, Vincenzo Palmieri, ha lanciato un appello al nuovo Provveditore regionale della Campania, affinché si attivi immediatamente per disporre il trasferimento del detenuto e avviare un piano di deflazionamento dei carcerati nei 14 istituti penitenziari della regione. Questo piano potrebbe aiutare a ridurre la pressione e i rischi all’interno del carcere.

Le conseguenze dell’aggressione

L’aggressione ha avuto conseguenze fisiche e psicologiche per gli agenti coinvolti e ha minato la sicurezza quotidiana all’interno del penitenziario. Il sindacato ha espresso “vicinanza e solidarietà ai colleghi” colpiti in questo episodio, che definisce “la vile aggressione di questo energumeno violento”.

Il contesto più ampio

Questa aggressione si inserisce in un quadro nazionale di tensioni crescenti nelle carceri, spesso caratterizzate da sovraffollamento e carenza di personale. La gestione dei detenuti problematici e l’efficacia del dialogo tra le direzioni periferiche degli istituti e l’amministrazione centrale sono stati messi in discussione. La palla passa ora al neo Provveditore, chiamato a rispondere a un’emergenza locale che è il sintomo di una crisi sistemica.

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Strage di Paupisi: condizioni stazionarie per 16enne in coma farmacologico

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Strage di Paupisi: condizioni stazionarie per 16enne in coma farmacologico

Il caso di Antonia Ocone, la sedicenne vittima dell’aggressione del padre, continua a tenere con il fiato sospeso l’intera comunità del Sannio. La ragazza, ricoverata in Terapia Intensiva presso l’ospedale Neuromed di Pozzilli, in provincia di Isernia, dopo essere stata trovata in fin di vita a seguito della fuga del padre, rimane in condizioni stazionarie ma in un quadro clinico complesso.

Sottotitoli

# Aggiornamento sulle condizioni di Antonia Ocone

Le condizioni di Antonia Ocone sono giudicate “discrete”, con alcuni valori ematici alterati che starebbero rientrando nella norma. La notte è trascorsa “tranquilla” per la giovane, che è mantenuta in coma farmacologico.

# Il trauma cranico e il monitoraggio medico

La Tac eseguita nella mattinata di oggi ha confermato l’edema cerebrale, ma ha evidenziato la stabilità dei focolai emorragici. La giovane paziente è ancora intubata e in ventilazione artificiale, sottoposta a un “stretto monitoraggio cardiovascolare e neurologico”.

# La prognosi e le speranze dei medici

Data la natura e la gravità del trauma cranico, la prognosi resta riservata, un elemento che sottolinea l’estrema delicatezza del suo quadro clinico nonostante i lievi segnali di stabilità. La speranza dei medici è che il coma farmacologico continui a dare al cervello il riposo necessario per superare la fase critica.

# L’impatto sulla comunità del Sannio

L’intera comunità del Sannio e non solo resta col fiato sospeso per le sorti della ragazza, unica sopravvissuta alla tragedia familiare di Paupisi. Il caso di Antonia Ocone ha suscitato grande emozione e solidarietà, con molti che sperano in un miglioramento delle sue condizioni e in un futuro più sereno per la giovane vittima.

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Omicidio Emanuele Di Caterino: 13 anni senza giustizia, ottavo processo

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Omicidio Emanuele Di Caterino: 13 anni senza giustizia, ottavo processo

A Caserta, la famiglia di Emanuele Di Caterino, un ragazzo di 14 anni accoltellato a morte il 7 aprile 2013 ad Aversa, attende ancora una verità definitiva dopo quasi tredici anni. Il caso ha suscitato grande scalpore nella comunità casertana e ha portato a una lunga e tortuosa vicenda giudiziaria.

Il percorso giudiziario

Il percorso giudiziario è stato caratterizzato da condanne, annullamenti e rinvii che hanno moltiplicato i processi senza mai approdare a una conclusione definitiva. Il primo procedimento si celebrò nel 2014, con rito abbreviato, e si concluse con una condanna a 15 anni di carcere inflitta dal giudice monocratico del tribunale dei Minori. Tuttavia, la Corte d’Appello ha successivamente annullato la sentenza, stabilendo che il processo si sarebbe dovuto svolgere davanti a un collegio.

La lotta per la giustizia

La madre di Emanuele, Amalia Iorio, non ha mai smesso di farsi portavoce di una battaglia che non è soltanto personale. Lei denuncia la lentezza della giustizia e la mancanza di risposte definitive. «Non ce la faccio più ad ascoltare il nome di mio figlio nelle aule dei tribunali, vorrei che riposasse in pace. E invece il suo assassino è sempre libero», dichiara con voce rotta dalla stanchezza. Amalia Iorio continua a lottare affinché altri genitori che hanno perso un figlio possano ottenere giustizia in tempi ragionevoli.

L’ottavo processo

Domani, davanti alla Corte di Appello del tribunale dei Minori di Napoli, si celebrerà l’ottavo processo per l’omicidio di Emanuele Di Caterino. Sul banco degli imputati c’è Agostino Veneziano, all’epoca dei fatti un adolescente di 17 anni, oggi un uomo di 29 anni, completamente libero. La famiglia di Emanuele spera che finalmente arrivi una sentenza che ponga fine a questa vicenda giudiziaria senza fine. Tuttavia, la paura è che tutto possa ricominciare da capo, con un nono processo.

La giustizia deve essere rapida ed efficace

La madre di Emanuele sottolinea l’importanza di una giustizia rapida ed efficace. «La giustizia deve essere rapida ed efficace, altrimenti passa il messaggio sbagliato ai giovani: che le regole non contano e che esiste una sorta di impunità», dichiara. La famiglia di Emanuele attende con ansia la sentenza dell’ottavo processo, sperando che finalmente possa trovare la verità e la giustizia che ha cercato per così tanto tempo.

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