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Cronaca

Camorra e Juve Stabia, i pentiti raccontano

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Camorra e Juve Stabia, i pentiti raccontano

La DDA di Napoli sta indagando sul condizionamento del clan D’Alessandro nella gestione della Juve Stabia, società di calcio che milita in serie B. Le indagini sono basate anche sulle dichiarazioni di collaboratori di giustizia del clan Cesarno e della cosca dei D’Alessandro. Il clan D’Alessandro aveva un’influenza significativa sulla società, con numerosi servizi legati alle competizioni sportive affidati a imprese e soggetti con profili di contiguità al clan.

I servizi in questione includevano la sicurezza e lo stewarding, il ticketing, le buvette, le pulizie e i servizi sanitari, nonché il trasporto della prima squadra. Gli inquirenti sostengono che la compagine societaria attuale è subentrata in relazioni economiche “di antica data” che sin dall’origine erano sottoposte al condizionamento mafioso, senza dotarsi di “adeguati meccanismi di controllo e prevenzione”.

L’assenza di rigorosi controlli nel settore della sicurezza e dello stewarding ha avuto ripercussioni dirette sull’ordine pubblico. Ad esempio, durante la partita Juve Stabia – Bari del 9 febbraio 2025, un esponente del tifo organizzato già colpito da D.A.spo. (Divieto di Accesso alle Manifestazioni Sportive) è stato sorpreso ai tornelli della Curva San Marco in un ruolo attivo di filtraggio, accanto agli steward.

La situazione del ticketing è altrettanto preoccupante, con una prassi diffusa di emissione di biglietti con dati anagrafici alterati per consentire l’accesso allo stadio di soggetti pregiudicati e colpiti da Daspo. Il clan D’Alessandro ha anche dimostrato una diffusa infiltrazione nella tifoseria organizzata locale, con un corposo lavoro di analisi delle presenze allo stadio che ha portato all’emissione di 38 provvedimenti di Daspo nella sola scorsa stagione.

La festa sul palco con pregiudicati insieme a società e amministratori comunali il 29 maggio scorso ha ulteriormente confermato la saldatura tra criminalità e tifo. Anche le scelte dei responsabili del settore tecnico giovanile sono risultate compromesse, con almeno uno dei dirigenti già noto alla giustizia sportiva per “radicate e consolidate relazioni con il clan”.

L’intervento della magistratura non mira a confiscare la società, ma a interrompere il circuito di agevolazione mafiosa. L’amministrazione giudiziaria è stata disposta per ripristinare la legalità e la trasparenza gestionale, restituendo alla Juve Stabia “condizioni di autonomia, correttezza e regolarità operativa”. Il provvedimento di sequestro e amministrazione giudiziaria è di natura non ablativa e finalizzato al ripristino della legalità.

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