Cronaca
Aggressione a 8 agenti nel carcere di Secondigliano
Napoli è stata teatro di una nuova emergenza sicurezza all’interno del carcere di Secondigliano, dove un detenuto di etnia rom ha aggredito otto poliziotti penitenziari. Questo evento ha riportato l’attenzione sulle criticità del sistema penitenziario campano e sulla gestione dei detenuti problematici.
Le cause dell’aggressione
Il detenuto in questione era già noto per precedenti aggressioni e si trovava sotto la misura limitativa dell’articolo 14-bis dell’ordinamento penitenziario, che prevede restrizioni alla vita detentiva per soggetti ritenuti particolarmente pericolosi. Nonostante ciò, le autorità sembrano non aver adottato misure adeguate per prevenire questo tipo di episodi.
La denuncia del sindacato
Il sindacato dei poliziotti penitenziari, OSAPP, ha denunciato l’evento e ha sottolineato come la direzione del carcere e il comando di polizia penitenziaria avessero già sollecitato il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP) per ottenere il trasferimento del detenuto in una struttura più adeguata. Tuttavia, queste richieste sono state ignorate, con conseguenze tragiche.
Le richieste del sindacato
Il segretario regionale dell’OSAPP, Vincenzo Palmieri, ha lanciato un appello al nuovo Provveditore regionale della Campania, affinché si attivi immediatamente per disporre il trasferimento del detenuto e avviare un piano di deflazionamento dei carcerati nei 14 istituti penitenziari della regione. Questo piano potrebbe aiutare a ridurre la pressione e i rischi all’interno del carcere.
Le conseguenze dell’aggressione
L’aggressione ha avuto conseguenze fisiche e psicologiche per gli agenti coinvolti e ha minato la sicurezza quotidiana all’interno del penitenziario. Il sindacato ha espresso “vicinanza e solidarietà ai colleghi” colpiti in questo episodio, che definisce “la vile aggressione di questo energumeno violento”.
Il contesto più ampio
Questa aggressione si inserisce in un quadro nazionale di tensioni crescenti nelle carceri, spesso caratterizzate da sovraffollamento e carenza di personale. La gestione dei detenuti problematici e l’efficacia del dialogo tra le direzioni periferiche degli istituti e l’amministrazione centrale sono stati messi in discussione. La palla passa ora al neo Provveditore, chiamato a rispondere a un’emergenza locale che è il sintomo di una crisi sistemica.
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