Cronaca
Minacce a Don Patriciello, blindata Chiesa di Caivano

Lo Stato Risponde con Fermezza all’Intimidazione di Don Maurizio Patriciello a Caivano
Il Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica di Napoli ha stabilito l’immediato rafforzamento delle misure di tutela per il parroco Don Maurizio Patriciello, dopo la consegna di un proiettile al sacerdote durante la messa nel fine settimana. Le nuove disposizioni non riguarderanno solo la persona di Don Patriciello, ma saranno estese anche alla sua chiesa di San Paolo Apostolo e ad altri “luoghi simbolo” del territorio.
La Risposta dello Stato
Il Prefetto di Napoli, Michele di Bari, ha definito l’episodio “gravissimo” e ha sottolineato la necessità di una risposta immediata. “L’episodio accaduto nella chiesa è gravissimo, ognuno di noi si deve sentire responsabilmente unito a Don Maurizio Patriciello, perché qui si deve andare oltre la solidarietà”, ha dichiarato il Prefetto.
La Tutela di Don Patriciello
La tutela di Don Patriciello è considerata un requisito imprescindibile per andare avanti nella lotta alla criminalità in quel territorio. Il Prefetto ha assicurato che le misure saranno attivate tenendo in equilibrio due principi fondamentali: “La libertà di culto da una parte e la tutela della persona di Don Maurizio Patriciello dall’altra”.
Don Patriciello: un Testimone nel Mirino
L’intimidazione è considerata la diretta conseguenza dell’incessante impegno di Don Patriciello nel denunciare le diffuse illegalità di quella parte del territorio. Il Prefetto di Bari ha sottolineato come il sacerdote sia un “testimone del nostro tempo in un luogo particolare” che è riuscito a discernere le persone disoneste da quelle oneste, ed è quindi entrato nel mirino della criminalità organizzata.
Le Decisioni del Comitato Provinciale
Le decisioni prese in Prefettura sono arrivate dopo una riunione tecnica di coordinamento dei vertici provinciali delle forze di polizia. Alcune attività di potenziamento, ha precisato il Prefetto, sono iniziate “già un minuto dopo questo fatto increscioso, gravissimo, deprecabile”. Il modello Caivano, creato da Don Patriciello, è considerato un modello da esportare anche in altre parti d’Italia. L’appello finale delle istituzioni è rivolto alla piena solidarietà e coesione.
Cronaca
Figlio arrestato per violenza su anziana madre a Napoli

Un Agguato Domestico a Napoli: una Madre Aggredita dal Figlio
Un violento agguato domestico si è verificato a Napoli, nel quartiere Arenella, dove un uomo di 40 anni ha aggredito sua madre, una donna anziana, con tale violenza da sfiorare la tragedia. L’uomo è stato arrestato dalla Polizia di Stato con l’accusa di tentato omicidio.
La Scena del Crimine
La drammatica scena si è consumata in un appartamento di via Confalone, dove la vittima è stata trovata riversa a terra nella camera da letto, accudita dalla sua badante. La badante ha lanciato l’allarme, chiedendo aiuto, e gli agenti della Polizia di Stato sono intervenuti prontamente.
L’Arresto dell’Aggressore
L’uomo di 40 anni, che si trovava in uno stato di forte agitazione, è stato arrestato e condotto in carcere a disposizione dell’Autorità Giudiziaria. La vittima, nonostante le ferite e i traumi riportati, ha trovato la forza di raccontare agli agenti la verità, dichiarando di essere stata picchiata e ridotta in quello stato dal figlio a seguito di una lite divampata tra le mura domestiche.
Le Condizioni della Vittima
Le condizioni della vittima sono serie, ma non sono attualmente ritenute più a rischio di vita. La donna è stata trasportata in codice rosso all’ospedale Cardarelli, dove è stata sottoposta a cure urgenti.
Il Fenomeno della Violenza Intra-Familiare
Questo episodio aggiunge un altro triste tassello al preoccupante fenomeno della violenza intra-familiare, dove spesso l’affetto viene oscurato dalla furia. La Polizia di Stato e le autorità giudiziarie sono impegnate a contrastare questo fenomeno, che ogni anno provoca numerose vittime innocenti. È fondamentale che la società civile e le istituzioni lavorino insieme per prevenire e combattere la violenza domestica, proteggendo le vittime e garantendo giustizia ai colpevoli.
Cronaca
Sequestrato capannone abusivo a Villa Literno

I carabinieri forestali di Castel Volturno hanno scoperto un vasto cantiere irregolare a Villa Literno, dove era in corso la costruzione di un enorme capannone industriale. Le indagini hanno portato alla luce una serie di gravi violazioni urbanistiche e ambientali, che hanno comportato il sequestro dell’intera area e la denuncia di tre persone. Il cantiere, ubicato in via delle Dune, presentava opere di fondazione in cemento armato realizzate all’interno di un canale di bonifica, alterando il naturale regime delle acque.
Il cantiere irregolare
Il progetto prevedeva la costruzione di un capannone industriale dalle dimensioni colossali: 400 metri di fronte principale e circa 10mila metri quadrati di superficie coperta. L’area era stata rialzata di circa 50 centimetri rispetto al piano originario, utilizzando circa 20mila metri cubi di rifiuti provenienti da demolizioni edilizie, non adeguatamente trattati né bonificati.
Le violazioni urbanistiche e ambientali
Le opere, ancora in fase iniziale, si limitavano a pali e travi rovesce di fondazione, ma sono risultate totalmente difformi rispetto al titolo edilizio rilasciato dal Comune. A ciò si aggiunge la violazione del vincolo idraulico, con l’invasione parziale del canale di bonifica. I carabinieri forestali hanno disposto il sequestro preventivo dell’intero cantiere e deferito alla Procura della Repubblica di Napoli Nord tre figure chiave: il committente dei lavori, il legale rappresentante della ditta esecutrice e il direttore dei lavori.
Le accuse e le conseguenze
Le accuse riguardano reati in materia urbanistico-edilizia, violazioni al vincolo idraulico e gestione illecita di rifiuti speciali non pericolosi. Il caso riporta l’attenzione sul tema delle grandi speculazioni edilizie nel territorio casertano, dove abusivismo e gestione illegale dei materiali da costruzione restano piaghe diffuse, con pesanti ripercussioni ambientali e rischi concreti per la sicurezza idraulica del territorio. Il sequestro del cantiere e la denuncia delle persone coinvolte rappresentano un passo importante nella lotta contro l’abusivismo edilizio e la tutela dell’ambiente.
Fonte
Cronaca
Ergastolo per Christian Sodano, uccise sorella ex e mamma

La Sentenza di Ergastolo per Christian Sodano: Una Storia di Ordinaria Follia
Il 29 settembre 2025, la Corte d’Assise di Latina ha emesso una sentenza storica: Christian Sodano, un ex finanziere di 28 anni, è stato condannato all’ergastolo senza sconti per l’omicidio di due donne, Nicoletta Zomparelli e Renèe Amato, rispettivamente madre e sorella della sua ex fidanzata Desireè Amato. L’evento tragico si è verificato il 13 febbraio 2024 a Cisterna di Latina, dove Sodano ha irruppe in casa dell’ex fidanzata e ha ucciso le due donne presenti.
Il Dramma e la Fuga
La sera del 13 febbraio 2024, Christian Sodano ha acceso una scena di violenza cieca e improvvisa nella casa dell’ex fidanzata, Desireè Amato. Le vittime, Nicoletta Zomparelli e Renèe Amato, erano solo gli affetti più cari della ragazza che aveva deciso di interrompere la relazione. Desireè, per un tragico scampo del destino, non era in casa in quel momento o riuscì a fuggire, salvando la propria vita mentre quella della sua famiglia veniva spezzata.
Il Verdetto: Sì all’Ergastolo, No alla Premeditazione
La Corte d’Assise di Latina, presieduta dal giudice Gian Luca Soana, ha letto la sentenza che condanna Christian Sodano all’ergastolo. Tuttavia, la Corte ha operato una fondamentale distinzione giuridica: è stata esclusa l’aggravante della premeditazione. Ciò significa che i giudici non hanno ritenuto provato che Sodano avesse pianificato meticolosamente i delitti in anticipo. La condanna è stata inasprita dal riconoscimento unanime di un’altra aggravante: l’abiezione e la futilità dei motivi.
La Risposta della Comunità
La sentenza mette fine al primo capitolo giudiziario di una storia di ordinaria follia che ha segnato per sempre la vita di Desireè Amato e delle loro famiglie. L’ergastolo, nonostante l’esclusione della premeditazione, rappresenta la massima pena prevista dall’ordinamento italiano e sancisce la gravità incontestabile di un gesto che ha privato due donne della loro vita e una comunità della sua serenità. Il dibattito processuale si sposterà probabilmente sulle corti di appello, dove la difesa cercherà di impugnare la sentenza. Ma per le strade di Cisterna di Latina, e nel cuore di chi ha conosciuto Nicoletta e Renèe, oggi è un giorno in cui la giustizia ha parlato, tentando di portare un barlume di pace dopo l’irrompere di una violenza incomprensibile.