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Cronaca

Assassino di Paupisi e il mostro del Circeo: un collegamento

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Assassino di Paupisi e il mostro del Circeo: un collegamento

La Tragica Unione di Due Eventi

Campobasso è diventata il luogo di unione di due eventi tragici della cronaca italiana, distanti nel tempo ma legati da un destino geografico che sembra quasi beffardo. Nelle campagne di Ferrazzano, piccolo centro in provincia di Campobasso, i carabinieri hanno rintracciato Salvatore Ocone, 58 anni, l’operaio di Paupisi, in provincia di Benevento, accusato di aver assassinato a colpi di pietra la moglie, Elisabetta Polcino, 49 anni. Dopo il delitto, l’uomo era fuggito portando con sé i due figli, con un tragico epilogo: uno dei bambini è stato ritrovato morto, l’altra in condizioni gravissime.

Il Fantasma del Circeo

Il richiamo è inevitabile. Oggi ricorre il 50esimo anniversario del massacro del Circeo, uno dei delitti più efferati della storia criminale italiana. Era il 1975 quando Angelo Izzo, insieme a Gianni Guido e Andrea Ghira, sequestrò e seviziò due ragazze, Rosaria Lopez e Donatella Colasanti: la prima fu assassinata, la seconda riuscì miracolosamente a salvarsi. Un caso che segnò l’Italia degli anni Settanta, simbolo della violenza maschilista e del degrado culturale di un’epoca.

Ocone e Izzo: Follie Diverse, Stesso Luogo Maledetto

Il parallelismo tra Ocone e Izzo non è giudiziario ma narrativo, quasi simbolico. Due storie distanti, certo: da un lato il femminicidio familiare, figlio di una rabbia cieca, di dinamiche domestiche che si trasformano in tragedia; dall’altro la violenza spietata di un criminale seriale, con radici profonde nel buio degli anni di piombo. Eppure il destino ha voluto che i due nomi si incrociassero nella geografia di Ferrazzano, un paese che ormai porta il peso di un ricordo ingombrante: luogo di catture e delitti, scenario che si presta a diventare simbolo di un’Italia che non riesce a liberarsi dal fantasma dei propri mostri.

Emergenza Femminicidi e Violenza Domestica

Il caso Ocone si inserisce nel contesto drammatico della violenza di genere che, come confermano i dati, continua a insanguinare l’Italia. Le cronache giudiziarie raccontano ogni settimana di donne uccise da mariti, compagni o ex partner. Secondo le statistiche del Viminale, oltre 100 donne all’anno vengono assassinate in Italia, in gran parte in ambito familiare o affettivo. Il femminicidio di Paupisi, con l’agghiacciante epilogo dei figli coinvolti, diventa così l’ennesimo tassello di una strage silenziosa, che attraversa città e piccoli paesi, senza distinzione geografica.

Un Filo Nero Lungo Cinquant’Anni

Da Rosaria Lopez a Elisabetta Polcino, dalla casa del Circeo alle campagne di Paupisi e Ferrazzano, scorre un unico filo nero: quello della violenza sulle donne, della brutalità maschile, della fragilità delle istituzioni nel prevenire e contenere tragedie annunciate. E mentre Salvatore Ocone attende ora il giudizio della magistratura, il nome di Ferrazzano torna sulle pagine di cronaca, non per il ricordo di Angelo Izzo, né per la ricorrenza del Circeo, ma per un nuovo episodio di sangue che ripropone, sotto altre forme, lo stesso antico dolore: quello di donne vittime, ancora oggi, di una violenza che sembra non conoscere fine.

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